Finanza e Risparmio

La Borsa punta al Sud in cerca di Pmi

Scritto il

di Mariarosaria Marchesano

Da sempre la presenza del Sud Italia in Borsa è molto scarsa, non tanto per mancanza di iniziativa imprenditoriale, visto che in quest’area ci sono numerose eccellenze manifatturiere, quanto per il timore delle famiglie proprietarie di aprirsi all’esterno e perdere il controllo dell’attività (pur essendo questo passaggio niente affatto necessario quando ci si quota).

Ad ogni modo, a Piazza Affari su 400 aziende solo una trentina hanno sede nel Mezzogiorno. E se si circoscrive il discorso al mercato delle piccole imprese (l’Egm), che per le sue caratteristiche (facilità di accesso e dimensione delle attività economiche) dovrebbe rispondere meglio alle esigenze del tessuto economico locale, il discorso non cambia: su 196 società quotate solo 16 sono del Sud, pari all’8 per cento, nove della Campania, una del Molise, due della Puglia, una della Sardegna e tre della Sicilia. Calabria e Basilicata, poi, non sono affatto rappresentate.

«Eppure, il Sud esprime grandi potenzialità nel mondo dell’imprenditoria, perciò vogliamo portarlo in Borsa», dice al Settimanale Anna Lambiase, ceo di Ir Top Consulting, boutique finanziaria specializzata sul capital market e partner di Borsa Italiana, che ha promosso un road show nelle principali città del Mezzogiorno (partirà da Salerno il 3 luglio) per spiegare alle imprese i vantaggi della quotazione (gli incontri si terranno sui territori presso le sedi di Unioncamere).

«Il progetto, ha l’obiettivo di diffondere la cultura dell’equity e permettere alle Pmi di valutare l’opportunità di crescita anche attraverso la quotazione, cogliendo l’occasione offerta dalle nuove regole previste dal Ddl Capitali», prosegue Lambiase che ha presentato l’iniziativa in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati alla quale hanno partecipato, tra gli altri, il sottosegretario al Mef, Federico Freni, l’amministratore delegato di Invitalia, Bernardo Mattarella, e Paola Lunghi di Borsa italiana.

«La quotazione è una delle tappe fondamentali nel percorso di sviluppo ed evoluzione di un’impresa – osserva Lambiase –  in quanto fonte di finanziamento alternativo per sostenere progetti di crescita. L’accesso al capitale di rischio rappresenta la vera alternativa al debito per patrimonializzare le Pmi italiane che rappresentano il 92 per cento del sistema produttivo del paese».

Dai dati dell’Osservatorio di Ir Top emerge che le società che hanno scelto la quotazione su Egm hanno ottenuto grande visibilità sia a livello nazionale sia internazionale, cosa che ha permesso di rafforzare il loro standing e, di conseguenza, facilitato l’accesso a nuova finanza in una sorta di circolo virtuoso in cui hanno continuato a mantenere il controllo dell’attività. «Inoltre – spiega  la ceo d Ir Top – gli incentivi legati alla quotazione hanno dimostrato di rappresentare una leva per finanziare la crescita e lo sviluppo delle pmi Italiane».

Il Ddl Capitali, approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso aprile e che ha cominciato l’iter parlamentare per l’approvazione definitiva, introduce interventi per migliorare la competitività del mercato dei capitali italiano. Si tratta di una riforma organica sviluppata in 22 articoli che punta ad incentivare la quotazione delle società, attraverso l’introduzione del voto plurimo e misure di sostegno per chi intraprende questo percorso. È prevista, infatti, una semplificazione delle procedure di ammissione alle negoziazioni, con la riduzione degli oneri connessi e l’estensione della classificazione di «piccole e medie imprese emittenti azioni quotate» – che  sono quelle che possono beneficiare delle regole semplificate – fino a una capitalizzazione massima di 1 miliardo di euro dagli attuali 500 milioni.

Ci sono, dunque, oggi tutte le premesse affinché tante aziende del Sud possano sentirsi incoraggiate a intraprendere questa strada. Andrebbe ricordato che uno studio di Banca d’Italia di qualche anno fa ha segnalato che in Italia ci sono 2.800 aziendequotabili”: se di questo universo il Sud rappresentasse anche solo il 10%, sarebbero 280 le imprese di quest’area pronte per spiccare il volo verso Piazza Affari. «Andremo a caccia di quelle che vengono definite multinazionali tascabili, cioè aziende di piccole dimensioni ma con vocazione e potenzialità internazionali di cui sono certa il Sud è ricco. Del resto, quelle poche che si sono già quotate possono testimoniare di avere raggiunto soddisfacenti obiettivi di crescita».