Finanza e Risparmio

Per la televisione d’autunno di frizzante c’è solo il mercato

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di Massimo Galanto – Tv Blog

Mercato frizzantino, palinsesti deprimenti. L’ossimoro che avete appena letto non è frutto di retorica o di facile populismo, né tantomeno di un sempre comodo passatismo. È, invece, l’immagine oggettiva della tv che verrà, quella che vedremo subito dopo la pausa estiva e che è stata presentata ufficialmente dopo giorni di polemiche politiche (“in Rai hanno sostituito TeleKabul con TeleMeloni” e altri discorsi più o meno strumentali), di discusse esclusioni (Barbara d’Urso su tutte) e di traslochi clamorosi o quasi di giornalisti e talent da una squadra all’altra.

L’inoppugnabile risultato è che nei palinsesti illustrati dalle televisioni generaliste (Rai, Mediaset, La7) ci sono pochissime novità nelle produzioni e praticamente tutte collocate in slot marginali. Le reti ammiraglie di Rai e Mediaset ne contano zero. Ma proprio zero.

E allora dove sono i 30 programmi nuovi ostentati davanti alla stampa dalla nuova governance della tv pubblica, ancora alla ricerca? La maggior parte è relegata a Rai2, rete che nella scorsa stagione ha dato piccoli segnali di vita grazie al fortunato asse Fiorello-De Martino-Cattelan-Marcuzzi.

Per il Biscione, alla prese con la sonora contraddizione interna per cui l’annunciato repulisti dal trash di Pier Silvio Berlusconi si scontra con l’ancora attualissima necessità di mantenere i reality come pilastro della programmazione di Canale 5, la situazione è oggettivamente più complicata. L’ennesimo ritorno di un titolo storico come La Ruota della fortuna è plastica dimostrazione della carenza di idee e della insostenibilità economica di quelle poche in circolazione.

Così, mentre Italia 1 brancola nel buio aggrappandosi a Le Iene e a Enrico Papi, Rete 4 prova ad annientare – con un’infornata di talk – una sempre più confusa Rai3 e una tremendamente statica La7, dove la new entry più celebrata, per dire, è David Parenzo (condurrà L’Aria che tira al posto di Myrta Merlino).

E le piattaforme, che possono, beate loro, contare su ricchi budget e sfruttare l’assenza di un sistema che pesi in maniera scientifica i loro ascolti? Puntano molto su serie tv, sport e adattamenti internazionali e poco sull’intrattenimento unscripted, come in gergo vengono definiti gli show, i talent e i reality.

Per dire, Prime Video, il servizio streaming di Amazon, ha annunciato in pompa magna un programma (anch’esso un adattamento, manco a dirlo) dedicato al karaoke (Karaoke Night – Talenti senza vergogna), fenomeno di massa in Italia negli anni Novanta con Fiorello.

Non proprio un’idea freschissima, insomma, considerando la ormai consolidata presenza in palinsesto su Nove di Don’t forget the lyrics di Gabriele Corsi. A proposito di Nove e di terzo polo televisivo, alla fine come prevedibile la scena l’ha rubata Fabio Fazio che ha scelto di conservare titolo (Che tempo che fa), formato e gran parte del cast per il suo atteso approdo sul canale del gruppo Warner Bros. Discovery. Perché – se non fosse chiaro – in televisione la priorità è ripetersi, possibilmente infinitamente.