Inchieste

«Altro che precariato, non troviamo addetti»

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di Giorgio Costa

Va bene la decontribuzione a favore del lavoro dipendente ma il problema andrebbe affrontato anche per le imprese. Che guardano con favore anche alle nuove causali per il lavoro a tempo determinato ma non puntano certo sul lavoro “precario” per fare andare avanti le imprese.

«La nostra valutazione complessiva – spiegano da Confartigianato – è positiva sia sul fronte della flessibilità del lavoro sia per quel che attiene la revisione del reddito di cittadinanza». Sul primo fronte la posizione del mondo delle imprese è netta: «A noi non interessa rendere il lavoro precario e quindi la valutazione positiva non è legata alla libertà di mandare a casa un dipendente».

Attualmente, il nostro problema è opposto, è quello di non trovare dipendenti e se li troviamo affidabili ce li teniamo stretti.

Ma allora a cosa serve il contratto a tempo determinato?

«È utile, a nostro avviso, per far conoscere all’impresa il dipendente, è un contratto che svolge una funzione di prova. Ma su questa questione del lavoro a tempo determinato va chiarito se si ragiona in termini di stock o di flussi, perché in termini di stock l’Italia è assolutamente allineata agli altri Paesi europei mentre sul fronte dei flussi abbiamo numeri maggiori anche a causa della struttura economica del Paese».

Ad esempio, i contratti nel settore del turismo sono per forza di cose a tempo determinato, per il tipo di esigenza a cui vengono incontro. «Nell’artigianato – spiega l’associazione – abbiamo una quota altissima di lavoro a tempo indeterminato per la semplice ragione che appena troviamo un buon dipendente ce lo teniamo stretto e nessuno di noi a ha interesse a cambiare un dipendente formato con uno da formare per prenderlo a termine».

E anche sul reddito di cittadinanza vi è sintonia con le posizioni del governo.

«La nostra idea è che il reddito di cittadinanza in quanto sostegno economico e lotta alla povertà sia un istituto giusto e lo abbiamo sempre detto. Quel che non ci convinceva era utilizzare il reddito di cittadinanza come strumento di politica attiva del lavoro. Piuttosto, quel reddito così concepito ha allontanato migliaia di giovani dal lavoro senza creare alcun reale beneficio».

Intanto il mondo dell’artigianato fa i conti, piuttosto, con la scarsità di manodopera.

Quel che le imprese chiedono è un maggiore orientamento per i giovani che dovrebbero imboccare strade formative che conducono a uno sbocco professionale sicuro. Vi sono tanti settori promettenti, dalla meccanica all’alimentare, che restano senza addetti laddove vi sono ancora tanti giovani che non lavorano con una disoccupazione giovanile poco sotto il 30%. «Anche in questo caso le cose dovrebbero migliorare – spiegano dal mondo artigiano – superando le difficoltà che sta manifestando, non da oggi il sistema del collocamento pubblico».