Inchieste

Cambiamento climatico: investire prima che sia troppo tardi

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di Roberta Favrin

«Fra 80 anni in Piemonte potremmo avere estati da 52 gradi all’ombra, come in Pakistan». In Sicilia? «Uno scenario da Africa sahariana o da foresta tropicale, con piantagioni di te, banani e avocado. Dipende da quanto pioverà». Luca Mercalli, climatologo e presidente della Società Meteorologica Italiana, usa delle iperboli per spiegare quanto il climate change sia pressante e quanto possa incidere sulla qualità della vita di questa e delle prossime generazioni.

«Non possiamo stabilire oggi con certezza quale sarà l’esito finale – precisa – le varianti che entrano in gioco sono molteplici, ad esempio la quantità e la frequenza delle precipitazioni. Quello che sappiamo, di sicuro, è che fra 80 anni l’Italia sarà irriconoscibile».

La accusano di essere catastrofista…

«Il segretario delle Nazioni Unite, Antonio Gutierrez, intervenendo alla Cop 26, due anni fa ha usato parole chiare: “Stiamo bussando ripetutamente alla porta della catastrofe”. Gli scienziati Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann, Nobel per la Fisica insieme a Giorgio Parisi, avevano ampiamente previsto quanto sta accadendo fin dagli anni 60 e 70. La prima Conferenza Onu sul clima è datata 1992. Cosa abbiamo fatto da allora? La scienza pubblica continuamente dati, a livello internazionale e a livello italiano, penso all’Ispra. I policymakers li devono studiare e devono agire in fretta».

Le conseguenze per leconomia?

«Nell’ultimo Global risk report 1.200 esperti del mondo accademico, aziendale e politico, hanno messo il clima al primo posto,  sei dei dieci rischi maggiori per i prossimi dieci anni sono legati all’ambiente. Secondo le stime del Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni unite (Ipcc) c’è il 50% di possibilità di superare, entro il 2030, l’aumento di 1,5° C rispetto ai livelli pre-industriali. Dobbiamo imparare a convivere con la febbre, cercando il più possibile di tenerla sotto controllo. Se sale troppo il rischio è mortale, per il pianeta e per noi».

Che cosa possiamo fare?

«Dobbiamo produrre energia pulita, coprendo di pannelli fotovoltaici i tetti e non il terreno. Dobbiamo aumentare l’efficienza energetica degli edifici e recuperare le acque meteoriche perché avremo sempre più sete di acqua».

Lagricoltura contribuisce alle emissioni inquinanti. Come intervenire?

«Bisogna ridurre il più possibile l’uso di concimi e fitofarmaci, introdurre macchine agricole elettriche. Bisogna scegliere prodotti di territorio, la frutta e la verdura che viaggiano in aereo sono insostenibili per l’ambiente. Dobbiamo sprecare meno e consumare di meno».