Inchieste

Dark Web, la zona oscura dove si compra di tutto

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di Antonio Dini

Quasi nove navigatori della rete su dieci fanno quotidianamente almeno una domanda a Google. Il motore di ricerca californiano processa più di 3,5 miliardi richieste ogni singolo giorno, controllando l’83,5% del mercato. Tuttavia, Google e i suoi ben più piccoli concorrenti (Bing di Microsoft, DuckDuck Go, Yahoo, Ecosia e altri) mappano solo il 5-10% del totale delle pagine web esistenti. Il resto della rete fa parte del cosiddetto “Deep Web”, il web profondo, invisibile a meno di non possedere già l’indirizzo preciso. E, all’interno di quest’area a cui non è possibile arrivare con i motori di ricerca tradizionali, c’è un sottoinsieme ancora più nascosto, segreto e pericoloso: si tratta del Dark Web, il web oscuro.

Impossibile da raggiungere se non con strumenti speciali, il Dark Web è la patria dei pirati della rete, cioè i criminali che effettuano scambi di beni illegali, software contraffatti o usati per violare altri computer e tantissimi contenuti vietati: dai film piratati alle immagini pedopornografiche e gli snuff movies (i video dove viene uccisa una persona). Secondo una ricerca fatta dalla Nasa, in Dark Web è piccolo: la stima è che ci siano poche migliaia di indirizzi, una goccia nel mare di trilioni di indirizzi del Web tradizionale, profondo o no.

A differenza del Deep Web, che si può raggiungere usando uno dei browser tradizionali, come Chrome Safari, Firefox o Edge, per andare sul Dark Web occorre dotarsi di una strumentazione particolare che in realtà non è illegale perché può essere usata per vari scopi. Il software più popolare è Tor, un browser molto simile a Firefox, che permette di collegarsi ai siti con nome di dominio “.onion”. Tor vien anche usato, ad esempio, dagli attivisti per aggirare la censura (dalla Cina alla Turchia), ma è al tempo stesso lo strumento preferito dalla criminalità online per condividere risorse e comprare o vendere beni illegali.

Secondo un recente report della società italiana Swascan, i servizi più venduti sul Dark Web sono gli strumenti usati dagli hacker (i grimaldelli digitali per sfondare siti e rubare i dati) insieme con pacchetti di dati sensibili ottenuti  illegalmente, davanti a droga, dati delle carte di credito, credenziali d’accesso rubate ai servizi applicativi e, infine, armi. La maggior parte dei siti funziona come eBay (aste per vendere prodotti illegali) o forum (per scambiarsi informazioni).

La droga più popolare, che poi è anche la più pericolosa? Il Fentanyl, che nella borsa dello sballo domina il mercato un tempo della cocaina. Le armi più vendute? I fucili da guerra, dagli M16 in dotazione all’esercito Usa agli AK47 di fabbricazione sovietica, un classico indistruttibile che si compra a 50 dollari al pezzo. Ma anche mitragliette (oggi vanno di moda le Mini Uzi israeliane) e armi corte, soprattutto le pistole dell’austriaca Glock, con i relativi munizionamenti. La valuta preferita? Criptovalute: Bitcoin ed Ether.

Per orientarsi nel Dark Web, dove gli indirizzi cambiano molto di frequente, ci sono vari motori di ricerca “pirati” come Onion.City (funziona anche con un browser normale) Onion.to, Not Evil e Torch. Il rischio? Duplice: riempire il proprio computer di malware da un lato e dall’altro di essere intercettato dalla polizia, che monitora costantemente il Dark Web