Inchieste

Dieci storie di ordinaria rabbia quotidiana

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Interviste raccolte da: Maria Chiara Caruso, Roberta Favrin, Donatella Lopez, Marta Panicucci, Laura Siviero, Alessandra Troncana

1 – Toma Italian Brand: il caro energia è il primo problema

Il Gruppo Toma Italian Brands, con sede a Taranto, opera nel campo del Fashion, con 50 dipendenti e 200 addetti dell’indotto. Tra il Covid e la guerra ha perso l’80% del mercato estero, quasi tutto russo, ora chiede al governo interventi sostanziali e strutturali, per valicare la nuova sfida energetica e tenere i dipendenti. «Il mercato di riferimento è rimasto quello italiano- spiega Salvatore Toma, fondatore e guida strategica del gruppo -. Dal 2021 sono aumentate le materie prime, i tessuti in particolare, poi il costo del trasporto ha fatto lievitare i prezzi. Ora il caro energia ha costretto i fasonisti (come si chiamano in gergo i terzisti che si confezionano gli abiti) ad aumentare il valore della loro opera e noi abbiamo triplicato i costi. Stiamo passando al fotovoltaico per garantire un abbassamento delle bollette. Ma la preoccupazione maggiore è che l’inflazione galoppante blocchi il potere d’acquisto. Il nostro settore funziona così: noi spediamo i capi per la stagione invernale tra luglio e agosto e poi saremo pagati a 120 giorni. Il rischio è che la produzione invernale non venga acquistata a causa del caro vita. Ci troveremmo nella situazione di dover licenziare. Abbiamo bisogno che il nuovo governo intervenga con forza per contenere il prezzo dell’energia e raddoppiare al Sud il credito d’imposta. Grazie al cuneo fiscale paghiamo il 30% in meno di imposte, ma deve diventare strutturale, altrimenti non ce la facciamo. Poi abbiamo bisogno di incentivi per assumere, non solo giovani e donne, ma anche i 50enni che sono usciti dal mercato e devono poter rientrare».

2 – Figli di Pinin Pero: la burocrazia ci sta lasciando al buio

L’impianto fotovoltaico sullo stabilimento di Nizza Monferrato (Asti), 185 chilowattora di energia pulita, è stato ultimato a febbraio ma non ci sono le autorizzazioni per metterlo in funzione. Beppe Pero, presidente e amministratore delegato dello zuccherificio Figli di Pinin Pero macina rabbia e sconforto. “Governo e istituzioni insistono continuamente sull’urgenza della transizione verde, tante imprese come noi ci credono e investono ma poi si arriva all’assurdo: la luce non si accende perché la burocrazia è intasata”. La Fratelli Pinin Pero – una quarantina di dipendenti, 25 milioni di ricavi – produce annualmente oltre 700 milioni di bustine di zucchero all’anno e decine di tipologie di prodotti per Horeca, Gdo e industria dolciaria. La materia prima arriva da tutto il mondo, molta via nave a Genova: “E qui è un altro disastro, con le infrastrutture che non vanno: un camion che impiegava un’ora e mezza dal porto al nostro magazzino ora impiega anche mezza giornata. Costi in più per gli autisti che si aggiungono all’incremento del gasolio”.

3 – Hotel Ambasciatori: spese dirette e indirette insostenibili

Dopo l’era dei nasi mascherati, delle aperture e delle chiusure yo-yo, delle prenotazioni cancellate a causa del proibizionismo governativo, sono arrivate le bollette. Hotel, b&b e agriturismi hanno vissuto una grande estate, superiore ai livelli del 2020. Ogni euro guadagnato, però, “ora viene cancellato dai costi energetici: ci stanno massacrando”. Il virgolettato è di Alessandro Fantini, vicepresidente vicario di Federalberghi Brescia e direttore del quattro stelle Ambasciatori. “Non possiamo rinunciare alla qualità, spegnere l’aria condizionata o abbassare il riscaldamento. L’aumento dei prezzi è inevitabile per sopravvivere”, spiega. Il suo albergo ha 66 camere, e paga 40mila euro al mese di energia elettrica: “Prima erano 10mila”. Oltre alle spese dirette, ci sono quelle indirette: “Pesano anche la materia prima per la colazione e il servizio lavanderia”. L’imperativo è resistere, resistere, resistere: “Non vogliamo e non possiamo chiudere. Non l’abbiamo fatto nemmeno durante il Covid, e siamo stati gli unici: la nostra gestione familiare ci consente di essere flessibili. E di investire: stiamo cambiando le serrature, ragionando sul fotovoltaico…”.

4 – Enrico Serafino: la scelta delle rinnovabili non ha pagato

La Enrico Serafino di Canale (Cuneo) produce vini dal 1878, tra Langa e Roero. D’Alta Langa Metodo Classico al Barolo, 450 mila bottiglie delle Docg più prestigiose tra Roero, Langa e Monferrato. Il costo della bolletta energetica è aumentato del 500% come per tutti: “Ma per noi c’è una nota di disappunto in più – spiega il Ceo Nico Conta – tre anni fa abbiamo deciso di utilizzare solo energia da fonti rinnovabili, pagandola di più. Perché ora questa scelta convintamente “green” non viene riconosciuta dal Governo con uno sconto sulla bolletta? Siamo stati più virtuosi nei confronti dell’ambiente ma siamo trattati allo stesso modo di chi non ha avuto la stessa sensibilità”. Altra tema è l’inflazione: “Con la scusante dell’energia tutto costa di più. Possibile che lo Stato non possa imporre un tetto? ”. La nota più dolente si chiama burocrazia: “Nell’era del digitale tutto resta lento è farraginoso. Non è colpa di questo o quell’ente ma del sistema pubblico che è inefficace nel suo complesso. Per piantare un nuovo vigneto o per ampliare la cantina ci vogliono decine di pareri tra loro concatenati. Il risultato è che non hai certezze: non sai se potrai fare o no e, ancor peggio, non sai quando te lo diranno”.

5 – Montecristo: costi dei trasporti alle stelle e tempi di consegna incerti

“Non abbiamo problemi di vendite o di raccolta ordini, abbiamo chiuso la campagna estiva in crescita, ma c’è molta preoccupazione su dove andremo a finire con questa spirale inflazionistica e il rialzo dei prezzi. La parte che prima era complessa, ovvero la vendita è diventata facile, il vero problema oggi è riuscire a produrre”. A sostenerlo è Roberto Bardini amministratore delegato della Montecristo, azienda produttrice e distributrice dei capi di abbigliamento a marchio Rrd, uno dei punti di riferimento mondiale per la produzione di attrezzature tecniche per sport acquatici. “Il governo non doveva cadere – aggiunge Bardini – questo era l’ultimo interesse di cittadini e aziende. Spero solo che chi arriverà metta subito mano a questi problemi”. Tra i temi più impellenti quelli legati ai costi. “Noi importiamo prodotti e componenti da Cina e Vietnam – spiega Bardini -: i costi del trasporto su nave sono decuplicati, i tempi sono diventati più lunghi e incerti. In alcuni casi abbiamo provato a usare l’aereo, ma i prezzi sono paurosi. Questo è il fallimento della globalizzazione”. Il caro bollette ricade soprattutto sui  fornitori di Montecristo che quindi, dice Bardini, “hanno iniziato ad applicare il ‘ticket energia’, ovvero una percentuale aggiuntiva a fine fattura”. Secondo i piani, il gruppo Rrd si sarebbe dovuto trasferire nella nuova grande sede di Grosseto nel 2021, ma “stiamo iniziando ora i lavori di ristrutturazione a causa dei ritardi burocratici”.

6 – Ela: basta bonus, serve un tetto al prezzo del gas

Andrea Amalberto è presidente dell’Unione Industriale di Asti. Seconda generazione di imprenditori che lavorano nel settore degli idrocarburi è amministratore delegato di Ela, che offre un panel variegato di servizi, dalla sicurezza sul lavoro all’energia ai rifiuti. Ha sott’occhio di ora in ora le oscillazioni del mercato che brucia miliardi a ogni dichiarazione politica, da Bruxelles a Mosca e ritorno. “Bisogna sbrigarsi a mettere un tetto europeo al prezzo del gas e modificare il TFF, la borsa di Amsterdam” ripete da mesi. Al futuro Governo chiede “programmazione di lungo periodo su tutti i fronti. La politica deve smettere di cercare clienti e avere il coraggio di fare le scelte che servono al Paese. Dall’energia nucleare alla formazione scolastica. I prezzi carissimi che oggi paghiamo su tutto, incluso il dissesto idrogeologico che è sotto i nostri occhi in queste ore, sono il risultato di ritardi decennali che non ci possiamo più permettere”. Sul superbonus al 110% è sarcastico: “È sbagliato concettualmente, lo Stato non deve accollarsi tutta la spesa ma assistere con una quota chi fa interventi”. E aggiunge: “Disastrosa la normativa: i tempi così stretti e la mancanza di un tetto ai prezzi dei prodotti hanno innescato la spirale speculativa. La gestione dei crediti è stata gestita in modo disastroso”.

7 – Elettrica Smart: procedure lentissime e regole mai uguali

In Italia si deve acquisire il diritto alla rapidità sulle procedure burocratiche”. Lo afferma decisa Giacoma Punzo, responsabile dei rapporti con la pubblica amministrazione della Elettrotecnica smart, azienda barese del settore elettrico sul mercato da 45 anni, e componente del Comitato elettrotecnico italiano CT64. “Oggi, i problemi delle aziende di settore – aggiunge – non sono tanto quelli relativi all’approvvigionamento dei materiali, ma dipendono dal blocco dello spirito imprenditoriale. Se io inizio un’attività e tu pubblica amministrazione detti le regole, per almeno cinque anni non le devi cambiare. Non si può sempre rimettere tutto in discussione. Alla fine il fallimento non è delle imprese, ma dello Stato. Gli imprenditori non chiedono assistenza sociale, ma coerenza politica e regole certe”. Insomma, gli imprenditori sono davvero stufi di attendere anni per avere risposte dai Comuni sulla fattibilità o meno dei progetti e una normativa coerente alla crescita del Paese.

8 – Losurdo Viaggi: Costo del lavoro improponibile

“L’aumento del costo del carburante ha prodotto un danno significativo alla nostra azienda”. Parla Rosaria Losurdo amministratrice unica della Losurdo viaggi, un’azienda di Cellamare specializzata nel trasporto persone con bus gran turismo e tour operator. “Abbiamo registrato perdite nell’ordine del 50% su gare di trasporto pubblico: il servizio viene svolto con regolarità, ma non c’è stato l’adeguamento delle tariffe rispetto al costo del carburante”. E se è vero che si è registrata una ripresa dei flussi turistici, gli addetti ai lavori temono un nuovo stop: “Durante il lock down si è risparmiato tanto, ma il caro energia ha prodotto già una sensibile contrazione dei consumi delle famiglie”. Come un po’ tutti gli imprenditori, Losurdo lamenta la mancanza di personale e, a riguardo, auspica ci sia una riduzione del costo del lavoro: “È improponibile che il dipendente riceva una paga pari solo a un terzo di tutti gli oneri in busta paga. Preferirei dare uno stipendio più alto ai miei collaboratori che, a loro volta, contribuirebbero a fare girare l’economia”. Infine, anche la Losurdo viaggi fa i conti con la burocrazia. “La pubblica amministrazione adesso si rifà al Mepa, il mercato digitale per gli acquisti sotto soglia, ma molti uffici non sanno ancora preparati a gestire l’iter”, conclude la Ceo dell’azienda.

9 – Marchesini Group: materie prime introvabili ed esportazioni all’Est bloccate

Difficoltà nell’approvvigionamento dei materiali, caro bollette e blocco dell’export nell’Est Europa: sono i principali fattori che rallentano la ripresa della meccanica. Parola di Carlo Locatelli, presidente della sezione meccanica di Confindustria Toscana Sud e responsabile Hr della divisione senese di Marchesini group, che progetta e produce macchine e linee di confezionamento per la farmaceutica. “A fine 2021 avevamo recuperato i livelli pre-pandemia e guardavamo al futuro con ottimismo, nonostante le difficoltà di approvvigionamento dei materiali e della componentistica. A questo poi si sono aggiunti la guerra e il caro energia, che sono un freno pesante”. Al gruppo Marchesini, aggiunge Locatelli, “iniziano a mancare i pannelli operatore e la componentistica elettrica, che proviene dal mercato cinese e coreano. Altre aziende della meccanica soffrono la mancanza di acciaio e alluminio, con prezzi decuplicati”. E la guerra in Ucraina pesa per Marchesini group non soltanto per il caro bollette, ma soprattutto per lo stallo di un importante mercato di sbocco dell’export. “Abbiamo un 10% di fatturato in Russia e Ucraina fermo e altri progetti bloccati”. Per Locatelli “il nuovo Governo deve mettere subito in campo misure per neutralizzare l’aumento dei costi dell’energia e per frenare inflazione, ma anche intervenire sul fronte bancario”.

10 – Mulinum: benzina e pane, rincari assurdi

“Non stiamo risentendo del caro energia perché nei nostri mulini utilizziamo energia rinnovabile. Tasto dolente, invece, è il caro benzina che ha fatto innalzare i costi per il trasporto del pane”. Stefano Caccavari, nel 2016  ha creato Mulinum, che produce farine e prodotti da forno a San Floro (Catanzaro), attraverso un crowdfunding con un post su Facebook, “diventato virale a tal punto che, in soli 90 giorni, ho raccolto 500.000 euro”. Oggi punta il dito contro la burocrazia, “che spesso, intimorisce tanti giovani imprenditori. Invito sempre i giovani a rimboccarsi le maniche per trasformare un’idea vincente in una realtà concreta che produce sviluppo per l’intero territorio, senza attendere aiuti e sostegni da parte delle istituzioni. Però reputo sia doveroso prevedere maggiori finanziamenti e un affiancamento per chi è intenzionato ad avviare un’impresa”.