Inchieste

Famiglie e imprese alla prova dell’addio al mercato tutelato

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di Laura Siviero

Il rialzo dei prezzi del gas in bolletta per ora non è un allarme, anzi potrebbe anche scendere nei mesi prossimi. Un aumento peraltro già ampiamente previsto da mesi. Alcuni passi in avanti sono stati fatti in termini di diversificazione dell’approvvigionamento, aumento della produzione nazionale e della trasformazione, ma non siamo ancora in linea con gli obiettivi 2030 richiesti dalla Commissione Europea.

«Il prezzo del gas è aumentato il mese scorso alla Borsa italiana Psv – spiegato Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia – Hanno pesato i primi freddi, il nervosismo per Gaza, gli scioperi in Australia, il sabotaggio al gasdotto in Finlandia e anche un po’ di speculazione. Ma per il prossimo mese, ai primi di dicembre, prevedo che la tariffa calerà. Le riserve sono piene, il clima è mite, la guerra a Gaza non crea per ora problemi alle forniture, la domanda è calata per la crisi economica, la Russia non ha chiuso i tubi, l’eolico nel Mare del Nord e l’idroelettrico sulle Alpi hanno aumentato la produzione».

I mercati si sono attestati su un prezzo che nei prossimi mesi potrebbe arrivare a 50 euro a megawattora (in questi giorni il prezzo stabilito da Arera è intorno a 46).  Lo scorso anno il picco era stato a 330 euro a MWh, toccato anche alla Borsa di Amsterdam. Le aziende non sono particolarmente allarmate. «Noi come comparto grafico e packaging di macchine da stampa, siamo energivori – spiega Roberto Cotterchio presidente nazionale Unigec, che riunisce le industrie grafiche di Confapi – dobbiamo dipendere dai fornitori di energia legati ai prezzi di mercato, ma la situazione in questo momento per le nostre aziende è abbastanza sotto controllo».

I passi in avanti

Sono stati fatti passi in avanti dal settembre 2022. Allora le scorte erano vuote, l’Italia come molti altri Paesi dipendeva energeticamente dalla Russia. Quest’estate i prezzi 2023 sono scesi fino a 35 euro. «Abbiamo dovuto, l’anno passato, cambiare fonti di approvvigionamento – spiega Giulio Bettanini, consulente energetico – Quello che era l’approvvigionamento dalla Russia è stato sostituito, anche se non completamente, dal gas liquefatto portato dal mare. Oggi il gas proviene soprattutto dal Qatar e dal Nord Europa e ovviamente arrivando dal mare è più caro che via “tubo”. Gli interventi della politica non hanno avuto grande impatto sul prezzo, ma una cosa utile che ha fatto il governo è stato il rigassificatore a Piombino».

Fonti rinnovabili

Il comparto delle fonti rinnovabili registra nel 2022 una crescita del +109% rispetto al 2021 (secondo l’analisi di Rienergia) il che segnala la maturità di una filiera che vuole crescere. Secondo l’Osservatorio FER realizzato da ANIE Rinnovabili sulla base dei dati Gaudì di Terna, si registra nel 2022 l’installazione di 3.036 MW di fonti rinnovabili. Lo scorso anno, l’Italia ha raggiunto una capacità installata rinnovabile di circa 61 GW suddivisi in 25 di fotovoltaico, 12 di eolico, 19 di idroelettrico e 5 tra geotermoelettrico e bioenergie. In particolare in Lombardia seguita da Puglia e Piemonte e a ruota dalle altre regioni, ultima la Liguria. Ma siamo ancora lontani dagli obiettivi imposti dalla Commissione europea.

Nel mese di settembre 2023, secondo i dati di Terna (l’operatore che gestisce la trasmissione dell’energia nazionale), la domanda di energia elettrica italiana è stata soddisfatta per l’86% con la produzione nazionale e, per la quota restante (14%), dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. La produzione nazionale netta è risultata pari a 22,7 miliardi di kWh, stazionaria rispetto a settembre 2022. La produzione da rinnovabili a settembre è stata così suddivisa: 35,9% idrico, 29,8% fotovoltaico, 16,4% eolico, 13,5% biomasse, 4,4% geotermico. Anche a settembre si conferma la forte contrazione della produzione termica (-12,6% rispetto allo stesso mese del 2022).

Fluttuazioni delle bollette

Quello che si paga in bolletta non è solo corrispondente al prezzo dell’energia sul mercato. La bolletta è formata di tante componenti. La spesa per la materia energia 51,25 centesimi di euro (pari al 48,3% del totale della bolletta) per l’approvvigionamento del gas naturale e per le attività connesse, con un aumento del 16,1% circa rispetto al mese di settembre 2023 e 5,32 centesimi di euro (5,0% del totale della bolletta) per la vendita al dettaglio, invariato rispetto al valore del mese di settembre 2023. A cui si aggiungono le spese per il trasporto e la gestione del contatore 26,07 centesimi di euro (24,6% del totale della bolletta, + 16,5% rispetto a settembre 2023); gli oneri di sistema che servono a coprire i costi relativi ad attività di interesse generale (tolti dal governo Draghi e reinseriti da aprile 2023), 1,12 centesimi di euro (1,0% del totale della bolletta, invariati), e infine le imposte, 22,37 centesimi di euro (21,1% del totale della bolletta) per le imposte che comprendono le accise (14,4%), l’addizionale regionale (1,9%) e l’IVA (4,8%).

Fine del mercato tutelato

Il mercato tutelato cesserà se non nel 2024 entro l’anno successivo.  La liberalizzazione è iniziata nel lontano 2003 per il gas e nel 2007 per la luce. Il processo, in corso anche in altri Paesi d’Europa, è lungo e prevede l’abolizione del regime di maggior tutela. «La conseguenza –chiosa Bettanini – sarà che tutti i clienti oggi in tutela, salvo i ‘vulnerabili’ (e per l’elettrico dopo un periodo di transizione di 3 anni), dovranno scegliere un venditore di mercato libero». Sarà il prezzo dell’energia il valore a variare maggiormente, a discrezione di ogni fornitore di energia. Il mercato libero porta anche diversi vantaggi tra cui una concorrenza tra i produttori di energia. «Noi in virtù dei rincari anche gli ultimi – spiega Giuseppe d’Alessandro, ceo Eemaxx engineering, developper e produttore di energie rinnovabili – stiamo praticando dei prezzi ribassati pari al 30 % rispetto all’attuale quotazione dell’energia, per favorire il cliente finale e spingere l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili».