Inchieste

Fisco: complessità oltre ogni limite

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di Giorgio Costa

La parola d’ordine è semplificare. «Ma tutte le volte che abbiamo visto qualcuno al lavoro dicendo che semplificava, in realtà complicava o imponeva nuovi adempimenti quindi ci ‘accontentiamo’ di un altro termine: razionalizzazione».

Salvatore Regalbuto, tesoriere del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili con delega alla fiscalità, non ha dubbi: «Con questo nuovo governo il dialogo è partito bene ma le cose da fare sono molte e mettiamo a disposizione dell’esecutivo le nostre competenze e il nostro ruolo di cerniera tra il Fisco e i contribuenti, le aziende in particolare».

Dottor Regalbuto, il fisco è la bestia nera delle imprese. Cosa occorre fare per migliorare il rapporto tra chi produce ricchezza e chi deve incassare i denari per conto dello Stato?

Il rapporto tra fisco e imprese non è mai stabile ma sempre in evoluzione, come è anche normale che sia. Ma in Italia abbiamo superato ogni limite di complessità e ora serve davvero un’opera di semplificazione. I Testi unici delle imposte hanno cinquant’anni di vita e, alla loro origine, erano davvero ben fatti. Poi, anno dopo anno, sono stati modificati e integrati fino a raggiungere una complessità ora ingestibile.

Come se ne esce?

In maniera relativamente semplice, se si vuole. Basta fermare il meccanismo di modifica del Fisco lasciando inalterate le norme per un anno e in 12 mesi riscrivere da capo a piedi il sistema normativo; se si ha chiaro dove si vuole arrivare non è un problema insormontabile, e noi dottori commercialisti siamo a disposizione del governo.

Da dove si dovrebbe partire nellopera di riforma?

Io direi dall’Irap, un’imposta nata nel 1997, ideata dall’allora ministro delle Finanze, Vicenzo Visco, che rappresenta un vero e proprio problema dal punto di vista applicativo. Un’imposta che non colpisce il guadagno, che ha una base imponibile tutta sua e ha dato origine a un contenzioso continuo. La prima imposta da eliminare è proprio questa: naturalmente, siccome finanzia la sanità, non pensiamo che si possa togliere l’imposta e il suo gettito ma semplicemente calcolarne l’importo e stabilire un’addizionale ad un’altra imposta che consenta le entrate allo Stato ma tolga tutte le complicazioni di un tributo nato male e gestito peggio.

Cosa vi aspettate come categoria professionale dal nuovo Governo?

Come categoria siamo stati molto ascoltati dal precedente  governo e, da quel che vedo, i rapporti sono buoni anche con questo. Il punto, però, non è quello di essere ascoltati a scelte fatte ma prima che le norme vengano approvate. Quel che serve è un ascolto preventivo, che ci consenta di intervenire non a cose fatte ma prima. E la ragione è molto semplice: noi siamo quelli che le norme le attuano, che le mettono a terra, e tutti i giorni si trovano a dover verificare la possibilità di applicarle. Senza dire che il nostro bagaglio di esperienze ci consente di capire se una norma fiscale è ben fatta o meno. Il rapporto con il viceministro Maurizio Leo è partito con il piede giusto e siamo fiduciosi che si possa sviluppare al meglio.

La speranza è sempre che la pressione fiscale possa diminuire…

Questa attualmente mi sembra una speranza davvero impossibile, anche perché sarebbe legata a riforme strutturali di finanza pubblica. Del resto, non è che la pressione fiscale sia a un livello mai visto in Europa; le tasse, ad esempio, sono care anche in Olanda o in Francia. La differenza sta tutta negli adempimenti necessari per pagarle le tasse, che in Italia, questo sì, non hanno uguale in nessun altro Paese occidentale.

Il tema degli adempimenti arriva al cuore della questionefiscale italiana. Come se ne esce?

Noi siamo perennemente alla rincorsa delle scadenze e degli adempimenti e per le imprese medio-piccole siamo il tramite continuo tra aziende e Fisco. Abbiamo percepito, dai primi incontri con il viceministro Leo, la reale volontà di intervenire sul problema. Si tratta di una persona competente e che conosce bene la materia. Direi che è la persona giusta perché ha le competenze tecniche necessarie; naturalmente serve la volontà politica di andare verso un nuovo sistema e speriamo che stavolta sia davvero la volta buona e si possa iniziare un lavoro serio e approfondito in tal senso. Non stiamo chiedendo di abbassare le tasse, sappiamo bene che il gettito è fondamentale per le finanze statali; stiamo solo chiedendo di poter lavorare senza gli ingorghi che caratterizzano, e spesso rendono impossibile, la nostra vita professionale.