Inchieste

Revisione 110%: a rischio la rigenerazione urbana

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di Saverio Fossati

Il Superbonus? Tutto sommato gli effetti positivi, anche in termini macroeconomici, superano quelli negativi. Però senza opportune correzioni si perde di vista lo scopo della rigenerazione urbana.

È severo ma obbiettivo il giudizio di Pierluigi Mantini, docente di diritto amministrativo al Politecnico di Milano, deputato per tre legislature e testa pensante delle politiche edilizie e delle riforme in materia edilizia. Tanto che dal 2005 è componente della Commissione di studio del Governo per il recepimento delle direttive europee in materia di appalti e concessioni ed è stato tra i redattori del nuovo Codice dei contratti pubblici e dal 2016 è componente della Commissione appalti dell’Anac.

Professor Mantini, cominciamo dalle note positive.

Il bilancio della misura è positiva nel quadro emergenziale post Covid, per poter riattivare in modo forte l’economia con un investimento pubblico. In questo senso ha determinato risultati positivi. La rimessa in moto della filiera dell’edilizia giova. Non è mai dimostrato che un euro ne generi tre ma in questo quadro la misura è stata molto efficace. È chiaro che come misura strutturale ha un suo costo, e il ministro Giorgetti ha rilevato che si sfora il bilancio di 30 miliardi. Il 110% non può quindi essere strutturale, ma era anche un po’ una provocazione.

Quali sono, dunque, i veri problemi che ha creato questa agevolazione?

È  chiaro che nell’ultimo anno, essendosi coniugato con una forte ripresa dell’inflazione e dei costi dei materiali, derivanti anche da altre cause come la guerra, questo incentivo ha contribuito a generare inflazione, e ha creato il grave problema della saturazione del mercato e della grande difficoltà a trovare imprese, anche per gli interventi che riguardano l’asse principale, cioè il PNRR. In sostanza, il dato indiscutibile che non si trovino più imprese deriva dai costi dei materiali e del loro impegno nel superbonus. È chiaro quindi che quest’ultimo va rivisto anche per questo motivo, perché ora blocca addirittura il PNRR. Detto ciò, la nuova misura del Governo (il Decreto legge Aiuti quater) va nella direzione giusta ma abbiamo un ulteriore problema: lo stallo attuale è determinato più che altro dal fatto che non c’è più capienza per il mercato del credito fiscale. Occorrerebbero forme assicurative come Confidi.

Ma lo scopo del Superbonus non era solo quello di riattivare la filiera delle imprese edili e impiantistiche e dell’enorme indotto in generale, perché gli interventi devono essere mirati a risultati di sicurezza sismica e di risparmio energetico…

Infatti, e non deve sfuggire (e qui vengo a una misura non del tutto adeguata nel decreto Aiuti quater) che c’è l’interesse generale alla rigenerazione urbana: sicurezza sismica, efficientamento energetico e qualità prestazionale degli edifici, tutelando anche il patrimonio storico (non solo vincolato) che rischia di perdere valore, un discorso che riguarda la competitività e l’attrattività delle nostre città e dei borghi. Questi obbiettivi vanno comunque perseguiti e mi lascia dubbioso non tanto che la misura passi al 90%, e che ci sia un regime transitorio per chi ha presentato la Cila, quanto l’estensione del 90% solo ai proprietari che hanno quozienti familiari bassi: è una soglia troppo bassa.

Quale sarebbe la giusta prospettiva, allora, per ottenere effetti efficaci nella direzione del miglioramento del patrimonio abitativo?

Se si vuole fare una politica dei  redditi bisognerebbe graduare la detrazione in base alle varie fasce di reddito. Altrimenti diventa una misura di ausilio alle persone, perdendo il connotato di interesse pubblico. Dovrebbe invece rimanere un incentivo propter rem e non ad personam, perseguendo cioè finalità di interesse pubblico: in sostanza, non dovrebbe interessare chi è il proprietario ma che l’edificio non mi cada addosso e non sia inquinante né energivoro. Se trascuro che tante parti della città sono in condizioni non adeguate, la questione non si risolve tarando l’intervento sulla soglia di reddito di un soggetto bisognoso.

La città, i beni comuni, il cambiamento climatico sono stimoli a intervenire anche con le mie risorse economiche. Diversamente, perdiamo di vista l’obiettivo della rigenerazione urbana.