Inchieste

La frenata dopo il boom, startup in cerca di una nuova normalità

Scritto il

di Antonio Dini

Ritorno alla normalità. Dopo che, negli anni prima della pandemia, il capitale di ventura internazionale ha cominciato a diversificare gli investimenti (anche molto esuberanti) fuori dal recinto della Silicon Valley, con benefici in Europa e in Italia in particolare, adesso il modello di finanziamento delle startup sta cambiando ulteriormente. E rallenta. L’Europa ha introdotto una serie di misure strutturali e l’Italia sta continuando a insistere su questo settore, ma gli investimenti stanno ritornando ai livelli pre-Covid.

«Il 2021 – dice Tom Wehmeier, partner della società di analisi Atomico – è stato un anno eccezionale a tutti gli effetti, ma adesso i volumi degli investimenti e le valutazioni stanno tornando alle medie di lungo periodo».

Secondo Atomico il cambio di passo è molto visibile dal 2022: «Questa tendenza è proseguita nella prima metà del 2023, quando – scrive un report della società – il volume totale degli investimenti in Europa dovrebbe raggiungere circa 50 miliardi di dollari per l’intero 2023. Si tratta di un calo del 50% circa rispetto ai massimi storici del 2021 e del 38% circa rispetto al 2022. Tuttavia, l’Europa è ancora avanti del 35-40% circa rispetto a quanto visto nel 2020 e nel 2019. Anche in una fase di contrazione del mercato, l’Europa è sulla buona strada per avere il suo terzo anno più importante in termini di finanziamenti raccolti».

Se a livello internazionale la tendenza è a un generale rallentamento (-49% anche per Usa e Cina), l’Europa ha visto comunque una crescita in valore del settore del 23% anno su anno negli ultimi dieci anni, sino alle stime di circa tremila miliardi di dollari attuali del combinato delle startup. E chiude il gap con gli Usa sia in termini di dimensioni dei round medi di investimenti che per numero di nuove startup (11mila nel 2022, -19% anno su anno).

L’Italia è in linea, forse in una posizione leggermente migliore. Nel primo trimestre del 2023, secondo i dati elaborati dal ministero delle Imprese e del Made in Italy, le startup innovative iscritte al registro erano 14.029, in diminuzione di 233 unità (-1,6%) rispetto al trimestre precedente, con un centinaio di incubatori (le strutture private o pubblico-private che aiutano le startup a crescere: contando anche gli acceleratori e le strutture non accreditate si supera quota 230).

Rispetto al totale delle nuove società di capitali nate in Italia nel primo trimestre di quest’anno (84.237) le startup innovative sono il 3,65 per cento.

La distribuzione geografica non stupisce, con il 26% in Lombardia, seguite da Lazio, Campania, Emilia-Romagna. In coda Liguria, Sardegna, Basilicata, Molise e Valle d’Aosta. Le prime cinque province per numero di startup sono Milano, Roma, Napoli, Torino e Bologna.

Secondo il report annuale di StartupBlink, riferimento internazionale per la mappatura del settore a livello mondiale, l’ecosistema è largamente dominato come sempre dagli USA. I punteggi vengono assegnati in base a tre macro-parametri: quantità, qualità, potenzialità ambientali per il business.

Le startup innovative danno lavoro a 20.432 persone, rispetto al milione e 187mila occupati nelle nuove società di capitali, mentre il capitale sociale medio è pari a 76.399 euro a startup innovativa (quasi tremila euro in più rispetto all’ultima rilevazione). L’ambito di operatività è fortemente sbilanciato e trascura settori a forte valore aggiunto. Infatti, il 76,7% delle startup fornisce servizi alle imprese (in particolare, software e consulenza informatica, 40,2%; attività di R&S, 14,1%; attività dei servizi d’informazione, 8,5%) e il settore conta oggi una startup innovativa ogni dieci imprese attive.

Il rallentamento dei finanziamenti riguarda soprattutto i grandi round per startup ormai mature. Invece, i piccoli continuano ad avere accesso a piccoli finanziamenti. Nel primo trimestre di quest’anno, secondo uno studio dell’Osservatorio Trimestrale sul Venture Capital in Italia, realizzato da Growth Capital, sono stati raccolti 201 milioni di investimento per 84 round di finanziamento in startup e Pmi innovative, un dato che non si discosta molto da quello dell’ultimo triennio. Invece, in Europa nello stesso periodo sono stati finanziati 1.574 round per un valore di 11 miliardi.

Non bisogna credere che la startup sia una azienda come le altre che viene aiutata di più dal punto di vista fiscale e societario. Come ricorda Steve Blank, inventore dell’idea di “lean startup”, servono processi e strumenti diversi per portare al successo una azienda innovativa rispetto a quelle tradizionali. Anche in termini di età e inclusione.

La composizione delle startup innovative è variegata: nella compagine sociale la prevalenza di soci e amministratori donne è in 1.924 startup, il 13,7% del totale, mentre gli under 35 sono guidano 2.281 startup, il 16,3% del totale. Infine, hanno una compagine sociale a prevalenza straniera 519 startup, il 3,7%.

Ma quanto impattano sull’economia?

La scommessa è che diventino unicorni, cioè superino il miliardo di euro di valore. Ma nel breve periodo devono comunque contribuire, oppure no? Per adesso, no. Il dato medio sul valore della produzione è di 32.693 euro, un valore più basso rispetto alla media: la maggioranza delle startup innovative si trova ancora in una fase embrionale di sviluppo. E infatti, il reddito operativo totale registrato nel 2021 inoltre è negativo per 133 milioni di euro.

Gli indicatori di redditività ROI e ROE delle startup innovative registrano valori negativi. L’indice di indipendenza finanziaria è 0,39, inferiore rispetto a quello registrato dalle altre nuove imprese non innovative (0,44). Infatti, per ogni euro di produzione le startup innovative generano in media 21 centesimi di valore aggiunto, un dato inferiore rispetto a quello delle altre società (27 centesimi). Se ci si limita però alle imprese in utile, le startup generano più valore aggiunto sul valore totale della produzione rispetto alle società di capitali: 33 centesimi contro 29.

Secondo uno studio della Fondazione Centro Studi Ungdcec (Unione Nazionale dei Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili) solo il 5% delle startup innovative che presentano bilanci depositati presenta ricavi superiori a 50mila euro ed un aumento del capitale sociale dalla costituzione. Uno dei parametri che più contraddistinguono le startup innovative rispetto alle altre nuove società di capitali è l’elevato grado di immobilizzazioni sull’attivo patrimoniale netto: in questo trimestre il rapporto è pari al 30,1%, cioè quasi 8 volte superiore rispetto al rapporto medio registrato per le altre nuove società, pari al 3,9%.

Il tessuto normativo sul quale le startup si appoggiano è fondamentale. La situazione di sviluppo italiano, infatti, dipende dalla normativa, oltre che dagli incentivi. L’impatto economico e sociale dello “Startup Act”, le norme quadro d’intervento per le imprese innovative introdotto inizialmente dal Decreto legge 179 del 2012, viene valutato in modo positivo.

In poco più di dieci anni ha fornito una serie di strumenti complementari che oggi vengono dati per scontati ma sono fondamentali: una modalità di costituzione rapida e gratuita, una procedura di fallimento semplificata, incentivi fiscali per gli investimenti in equity e un sistema pubblico di garanzia per l’accesso al credito bancario.

«In 10 anni – ha detto il ministro delle imprese Alfonso Urso – il numero delle startup innovative è passato dalle 1.467 unità registrate nel 2013 alle 14.708 alla data del 1° ottobre 2022, crescendo mediamente del 29% all’anno».

«L’impatto dello Startup Act sulle imprese beneficiarie – scrive un rapporto dell’Ocse – è stato sostanzialmente positivo» anche se sarebbero ancora necessarie «azioni complementari in altre aree di policy per realizzare appieno il potenziale delle startup innovative italiane».

Una, fondamentale, è stata la nascita, quattro anni fa, del Fondo nazionale innovazione e poi quella di Cdp Venture Capital, il veicolo costruito nel 2020 e controllato da Cassa depositi e prestiti per ampliare gli investimenti diretti e indiretti in startup.