Inchieste

UE in cerca di unità contro lo shock, verso un Recovery Energia

Scritto il

Di Attilio Geroni

L’ultimo piano nazionale tedesco da 200 miliardi contro il caro energia ha creato nuove spaccature e polemiche nell’Unione europea. Se in Italia alcune forze politiche esagerano come in passato nell’attribuire alla Germania la causa di ogni distorsione economica all’interno dell’Eurozona, critiche più puntuali e di merito, come quelle del presidente del Consiglio Mario Draghi e di altri leader europei, sono tutt’altro che gratuite.

Berlino, come nella pandemia, può permettersi a differenza di altri Paesi una invidiabile flessibilità di bilancio avendo deficit e debito sotto il pieno controllo. E di questo non possiamo fargliene una colpa. Il problema è che l’Europa sta affrontando con uno sforzo il più possibile coordinato le conseguenze dell’invasione russa in Ucraina. Dopo i vari round di sanzioni a Mosca che hanno visto un buon grado di coesione, l’emergenza più pressante è quella energetica: come attutire i contraccolpi di prezzi esorbitanti del gas e di conseguenza dell’elettricità per famiglie e imprese.

La pandemia e il ruolo del NextGenerationEU

Il piano tedesco viene visto da molti come una fuga in avanti, anche se la tenuta della prima economia dell’Unione monetaria è un beneficio indiretto per i suoi più importanti partner. Con la pandemia pensavamo di aver imparato una cosa importante, che nessuno sarebbe stato in grado di farcela se l’Europa non avesse creato il NextGenerationEU, risorse senza precedenti attraverso emissioni comuni garantite dal bilancio comunitario pluriennale. In quell’occasione i Paesi più ricchi (e meno indebitati) hanno permesso che quelli maggiormente in difficoltà potessero disporre di risorse aggiuntive.

Parliamo di cifre, emissioni obbligazionarie, ma alla base di una decisione storica, presa di fronte a una calamità pandemica che colpiva tutti i sistemi economico-industriali, ma non in maniera uguale e uniforme, ci fu soprattutto una grande consapevolezza politica. La Germania in particolare, con la cancelliera Angela Merkel, capì che la forza della propria economia andava ricercata soprattutto all’interno dell’Unione europea viste le crescenti tensioni con la Cina e con la Russia, nei confronti delle quali Berlino aveva finalmente capito di essere pericolosamente sovraesposta.

NextGenerationEU, prima conosciuto come Recovery Fund, aveva come scopo principale di rendere questo shock il meno asimmetrico possibile nei suoi effetti sul tessuto produttivo e sulle famiglie. L’idea di base dell’emissione comune di debito fu francese; i tedeschi la fecero propria e la ingegnerizzarono dal punto di vista finanziario all’interno del perimetro giuridico dei Trattati. Furono decisioni difficili, ma prese in tempi relativamente brevi data la gravità della crisi e il rischio di tenuta della stessa Unione.

Le minacce all’unità europea

Lo stesso problema si ripropone in scala ancora più devastante con lo shock della guerra in Ucraina e del ricatto energetico di Mosca all’Europa. Il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 accresce la necessità di un approccio comune perché il rischio di divisioni causato dall’atteggiamento russo è sempre dietro l’angolo, come dimostra la segnalazione di Gazprom sul funzionamento di una delle due linee di Nord Stream 2 e della possibilità di tornare a far affluire il gas verso la Germania.

Strana coincidenza a parte, gli economisti Simone Tagliapietra, Georg Zachman e Jeromin Zittelmeyer auspicano in un blog post del Bruegel Institut un approccio diverso, che non rompa il fronte comune dell’Unione nei confronti di Mosca: “In assenza di una risposta fiscale comune – scrivono – governi con maggior margine di bilancio inevitabilmente riusciranno a gestire meglio le crisi. Se (il piano tedesco, ndr) è concepito in modo da avere conseguenze positive in altri Paesi Ue, può essere accettabile.

Ma se il freno al prezzo del gas in Germania dà alle imprese tedesche maggiori possibilità di sopravvivere alla crisi rispetto, ad esempio, alle imprese italiane, allora le divergenze economiche all’interno dell’Unione si acuiranno e l’unità europea nei confronti della Russia sarà minacciata”.