Inchieste

L’intelligenza artificiale per ridurre i rischi delle Pmi

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di Veronica Schiavone

L’intelligenza artificiale al servizio delle piccole e medie imprese per aiutarle a minimizzare i rischi geopolitici e di filiera. L’utilizzo dei big data per realizzare previsioni indispensabili all’attività imprenditoriale, soprattutto quando ci si vuole espandere all’estero, nel mondo anglosassone è una realtà già consolidata da tempo. In Italia è stata finora appannaggio solo dei grandi player internazionali che potevano permettersi di strutturare task force interne ad hoc.

Ma ora una startup nata a marzo e con sede operativa a Sesto San Giovanni si propone un obiettivo ambizioso: democratizzare l’intelligence geo-economica, rendendola un servizio fruibile da parte di tutte le Pmi che vogliano espandere il proprio business.

Il suo nome è Baia (acronimo di Business Artificial Intellligence Agency) e non a caso evoca uno spazio geografico protetto, ideale per elaborare e avviare nuove strategie. Una precisazione però si impone: Baia non fa analisi delle evoluzioni geopolitiche ma analizza e prevede l’impatto dinamiche geopolitiche e geo-economiche sull’operatività delle aziende.

Come? Lo ha spiegato a Il Settimanale il chief Technology officer, Andrea Carobene.

«Andiamo in giro a raccogliere data base, li relazioniamo tra loro, costruiamo dei modelli ad hoc per i clienti e facciamo simulazioni di business. Per esempio; immaginiamo di essere un’impresa italiana nel settore caseario che stia pensando di esportare burro in Belgio. Mi affido a Baia per capire quali siano i fattori che possano influenzare il prezzo del prodotto nel Paese in cui voglio iniziare a operare. Dall’analisi dei big data, Baia sarà in grado di offrire a questa azienda un report da cui emergerà che i Paesi che influenzano maggiormente le quotazioni del burro in Belgio sono Danimarca, Francia e Germania. Se in questi Paesi vi saranno variazioni significative del prezzo del burro, il Belgio ne risentirà in modo significativo. Per esempio, se la Germania aumenterà il prezzo del burro, la probabilità che il Belgio lo aumenti in due mesi sarà del 43%, in tre mesi salirà al 62%».

Per le sue previsioni Baia (che fa parte del gruppo United, realtà internazionale leader nel settore dei servizi in ambito real estate) crea indici ad hoc o utilizza indici già costituiti come ad esempio l’Indice di rischio geopolitico, elaborato dalla Federal Reserve.

«Possiamo costruire indici su qualsiasi tema. Il meccanismo è lo stesso: si incrociano i dati e si fanno previsioni, andando a valutare le ripercussioni  sulle dinamiche di filiera di un evento di natura geopolitica, geo-economica, finanziaria, della sicurezza», prosegue Carobene.

«Si arriva a prevedere l’esposizione a rischio di un’azienda partecipante alla filiera in modo da dare al decisore (l’azienda) gli strumenti per valutare le evoluzioni di scenario», spiega Aldo Pigoli, docente all’Università Cattolica di Milano, esperto di analisi di Intelligence, di Relazioni Internazionali e dei mercati, che da oltre 20 anni dirige e coordina progetti di analisi, consulenza e formazione in ambito geopolitico e geo-economico. «Le evoluzioni geopolitiche non si possono prevedere, si possono prevedere le tendenze e si possono incrociare fattori multidimensionali che vanno a definire un rischio o un’opportunità maggiore o minore.

Shock esterni come il Covid o le tensioni tra Usa e Cina o la crisi Ucraina non si possono prevedere, ma impattano sulle filiere. E quando accadono vanno riconsiderati nei nostri modelli di previsione».