Inchieste

«Moda, il gemello digitale lo creiamo con la fotometria»

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 di Antonio Dini

Innovazione, sostenibilità e internazionalizzazione. Con un asso tecnologico nella manica: il “gemello digitale” per la moda. La versione 3D ad altissima risoluzione dei prodotti, perfetta per il metaverso ma anche per l’archivio storico dell’azienda o il configuratore online dello store. EPHOTO è un’azienda certificata B Corp (oggi parte del gruppo Triboo, editore di questo giornale) nata nel 2013 per iniziativa di tre co-fondatrici che ne sono anche le co-amministratici: Priscilla Foschi, Giulia Ghiazza e Roberta Pirisino. Il settore è quello della moda dove, dalla base di Superstudio 13 in zona Tortona a Milano, la content house produce da dieci anni immagini e video digitali per 150 clienti del settore moda: dai grandi marchi italiani e internazionali alle piccole aziende. Ma l’asso nella manica per portare i suoi clienti nel metaverso, aiutarli a mostrare meglio i loro prodotti sul web o anche creare istallazioni, lavorare con l’archivio interno, adesso si chiama 3D+CGI e Hypercontent.

«È una tecnologia – dice Giulia Ghiazza – che abbiamo sviluppato in partnership con un’azienda tech tedesca. È un sistema di ripresa che permette tramite la fotometria, cioè una sequenza di scatti realizzati da diverse angolazioni e con diverse focali, di avere un modello tridimensionale di un oggetto. Non serve più un 3D artist per ottenere il “gemello digitale” ad alta definizione».

A cosa servono questi modelli per il comparto della moda?

In generale vengono utilizzati in vari settori, ma per noi la resa fotorealistica è molto importante e diventa scalabile per il settore moda e lusso. Anche il settore del design comunica da anni con la tridimensionalità, la moda sta ancora sperimentando con la creatività del settore. Abbiamo scelto di fare questo salto perché è una modalità nuova, più appassionante e partecipativa di fruizione dei contenuti. La moda sta andando verso esperienze attive e coinvolgenti: fonde il reale con elementi virtuali. È il valore aggiunto della realtà aumentata.

Quali sono i vantaggi della tecnologia che avete scelto?

I tempi sono molto rapidi e parallelizzabili. Il sistema permette di avere modelli con un livello qualitativo elevato e praticamente già usabili, o che richiedono poca post-produzione.

Questa tecnologia per la moda è rivolta solo alle-commerce?

Il 3D si adatta a tantissime destinazioni interne a un’azienda: dal tema enorme della gestione e rappresentazione degli archivi storici alla personalizzazione dei prodotti per i configuratori, con l’esperienza di realtà aumentata e virtual try-on.

Vi state rivolgendo al mercato italiano o anche verso lestero?

Il nostro mercato di riferimento è l’Italia ma lavoriamo già con brand esteri e abbiamo progetti di internazionalizzazione che stiamo mettendo a terra in questi mesi. Il 3D fa parte della palette di servizi su cui ci stiamo specializzando e sarà uno dei servizi che porteremo all’estero.

Come avete fatto a sviluppare e integrare queste nuove tecnologie?

Abbiamo una fase di ricerca e sviluppo fittissima che tendenzialmente non finirà mai. Abbiamo iniziato con uno scouting delle tecnologie che ci ha portato al nostro partner tedesco. Poi abbiamo creato una rete di professionisti. La fase importante anche da un punto di vista culturale è stata quella di rendere comprensibile e strategica la soluzione: studiarla, capirla e saperla raccontare in modo chiaro per renderla efficace con i complessi ecosistemi dei brand con cui lavoriamo. Nel mondo della moda non ci sono standardizzazioni, ogni marchio è diverso e bisogna fare tutto “tailor made”. È la nostra doppia anima: sappiamo gestire flussi industrializzati di qualità da un lato e dall’altro abbiamo un approccio su misura, sartoriale, per ogni progetto e ogni marchio.

Da quando è attivo questo progetto?

Dalla fine del 2022. Abbiamo consolidato il progetto e oggi siamo in grado di parlare con le aziende più evolute dal punto di vista del digitale nella produzione e supply chain: possiamo agire sulla filiera di prodotti fisici con un impatto ampio, anche sulla sostenibilità ambientale e sociale.

In che modo?

Questo progetto offre alternative di altissima qualità alla produzione fisica dei prodotti, con effetti positivi sull’ambiente. C’è in generale un interesse molto ampio da parte dei nostri clienti, che sono circa 120-150 e posizionati in modo molto diversa sul mercato, con livelli di digitalizzazione e processi interni molto specifici e diversi l’uno dall’altro. C’è però entusiasmo in generale e il valore che pensiamo di portare in ogni tavolo è la comprensione di una applicazione razionale e corretta di queste tecnologie per i diversi momenti storici di ogni azienda. Dall’ufficio stile al marketing e comunicazione fino a e-commerce e produzione, l’interesse per il 3D è molto forte.