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A Lissone, l’ultimo saluto a Irene Camber, leggenda della scherma italiana

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Si è spenta venerdì nella sua Trieste, questa mattina i funerali si sono celebrati nella chiesa prepositurale dei Santi Pietro e Paolo a Lissone, in Brianza, ma è l’Italia intera che si è unita nel lutto e nel ricordo di Irene Camber, la signora della scherma italiana scomparsa a 98 anni. Nata nel 1926 era l’atleta olimpionica più anziana ancora in vita.
Figlia del poeta-soldato Giulio Barni Camber e autentica leggenda dello sport tricolore, la Camber ha conquistato la prima medaglia d’oro femminile nel fioretto alle Olimpiadi di Helsinki del 1952, poi è stata campionessa mondiale a Bruxelles nel 1953 (una delle dieci atlete italiane di tutte le epoche a fare il bis olimpico e mondiale), vincitrice del titolo iridato a squadre a Parigi nel 1957 e bronzo olimpico di fioretto a squadre alle Olimpiadi di Roma del 1960. Partecipò a ben cinque Olimpiadi; saltò quelle australiane di Melbourne del 1956 solo perché in quei giorni aveva fissato le nozze con il futuro marito Gian Giacomo Corno, da cui ebbe tre figli.
Irene Camber non brillò soltanto sulle pedane di tutto il mondo ma fu anche una delle prime donne in Italia a laurearsi in chimica industriale (all’Università di Padova) e conseguì il diploma in pianoforte.
Il presidente della Federazione Italiana Scherma, Paolo Azzi, ha espresso «l’infinito cordoglio di tutto il nostro mondo per la scomparsa di una straordinaria protagonista in pedana e non solo».