Inchieste

Per le forniture di gas corsa contro il tempo. E ora preoccupa l’Algeria

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di Attilio Geroni

È una gara doppia contro il tempo, inteso nel suo scorrere e nella sua accezione metereologica. Fare in modo di rimpiazzare al più presto le forniture di gas della Russia perché arriva l’inverno e dal 1° ottobre arrivano le tariffe che incorporano i folli rincari dei mercati per i consumatori (anche se si profila l’ipotesi di un congelamento dei listini del gas fino al 1° novembre in attesa di rivedere i metodi di calcolo). E perché sarà difficilissimo garantire un’offerta quantitativa adeguata a famiglie e imprese e nel frattempo attenuare i contraccolpi economici e sociali del rincaro delle bollette.

Il governo Draghi in questi ultimi mesi ha gettato le basi per un rapida diversificazione geopolitica degli approvvigionamenti energetici. Alcuni di questi importanti accordi, però, in particolare quello di Eni in Qatar per lo sviluppo del Gnl, il gas naturale liquefatto, comincerà la produzione non prima del 2025; altri, sempre tra Eni e l’algerina Sonatrach, saranno messi alla prova dei fatti già nei prossimi giorni, quando le statistiche aggiornate del ministero della Transizione ecologica ci diranno se Algeri è davvero sulla strada degli aumenti promessi (3 miliardi di metri cubi in più entro la fine dell’anno rispetto ai livelli del 2021). Molto dipenderà, inoltre, dalla realizzazione o meno del nuovo impianto di rigassificazione a Piombino, indispensabile per lavorare e smistare il consistente aumento di offerta del Gnl a breve-medio termine e del quale il Qatar è il nostro più importante fornitore con 6,5 miliardi di metri cubi l’anno scorso su importazioni totali di gas naturale liquefatto pari a 9,8 miliardi di metri cubi.

Il sistema di approvvigionamento italiano di gas naturale

Il sistema di approvvigionamento italiano di gas naturale si basa su cinque punti d’ingresso, terminali di altrettanti gasdotti, e su tre impianti di rigassificazione. Il nostro Paese importa circa il 95% del gas di cui ha bisogno e fino all’anno scorso la Russia rappresentava da sola oltre il 40 per cento di queste importazioni. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha sconvolto anche il mercato energetico, che era già in fortissima tensione mesi prima della guerra, e ha costretto l’Europa e l’Italia a ridurre drasticamente le forniture da Mosca.

Come sta cambiando il mercato del gas

Gli ultimi dati disponibili, relativi al periodo gennaio-luglio, già mostrano un cambio rilevante. L’Algeria ha sorpassato la Russia come primo fornitore dell’Italia: al momento non tanto perché abbia aumentato le forniture (413 milioni di metri cubi in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, vale a dire +3,3% secondo gli ultimi dati del ministero della Transizione ecologica) ma perché sono crollate le importazioni (-38,2%) dal gasdotto TAG, ingresso a Tarvisio, che dall’Austria, passando per la Slovacchia e per l’Ucraina, porta gran parte del gas russo nel nostro Paese.

Non è l’unico cambiamento indotto dalla geopolitica. Sempre gli stessi dati ci mostrano una forte crescita degli approvvigionamenti dall’Azerbaijan (+73,2%), stabilmente nostro terzo fornitore attraverso la TAP, la Trans Adriatic Pipeline, con ingresso a Melendugno, in Puglia, e soprattutto un balzo (+355%) a livelli quantitativi di poco inferiori da parte della consegne di gas in arrivo dal Nord Europa (Olanda e Norvegia) attraverso la Svizzera entrando dal Passo Gries in Piemonte.

Dati che in buona parte coincidono con quanto affermato sia dal presidente del Consiglio Mario Draghi, sia dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, e cioè che la dipendenza dell’Italia dal gas russo si è già pressoché dimezzata, mentre l’obiettivo di azzeramento contenuto nel piano energetico nazionale, previsto nel 2024, attenderà anch’esso la difficile prova dei fatti.

L’attivismo del governo uscente è stato criticato da molti perché l’Italia, per rompere o quantomeno cominciare ad attenuare la dipendenza da Mosca, ha rinsaldato i legami con Paesi che certo non sono specchiate democrazie. L’Algeria, che ha buoni rapporti con la Russia, suo principale fornitore di armi. L’Azerbaijan, dove si registra una recrudescenza del conflitto con l’Armenia. L’Egitto, con il quale Eni in aprile ha firmato un accordo per la fornitura di 3 miliardi di metri cubi di Gnl già quest’anno nonostante le tensioni legate al caso Regeni. Infine la Turchia di Erdogan, impegnata ad aumentare il volume di gas dalla pipeline TANAP che poi si ricongiunge al TAP in Puglia. A questi stessi critici bisognerebbe però chiedere se c’è qualcuno tra i grandi fornitori energetici internazionali dell’Europa che siano governati da sistemi democratici. A parte ovviamente Olanda e Norvegia (quest’ultima, nel frattempo, è diventata il secondo fornitore dell’Unione europea).

Le preoccupazioni sull’accordo Italia-Algeria

Mentre le autorità italiane parlano di livelli di stoccaggio al 90%, sarà interessante vedere se i prossimi dati del ministero della Transizione energetica, quelli relativi ad agosto, evidenzieranno un forte aumento delle consegne da parte dell’ormai nostro primo fornitore, l’Algeria, che in luglio, in seguito alla formalizzazione dell’intesa tra Eni e Sonatrach, aveva promesso un’accelerazione delle forniture. Se ci sarà, si dovrà registrare un vero e proprio balzo perché siano rispettati gli accordi, che parlano quest’anno di 3 miliardi di metri cubi in più rispetto al 2021, quando Algeri consegnò complessivamente all’Italia 22 miliardi di metri cubi: nei primi sette mesi del 2022 avevano raggiunto i 13,2 miliardi e per raggiungere l’obiettivo (25 miliardi) ne mancano quasi 12, da spalmare nell’arco degli ultimi cinque mesi.

Il sito di informazione algerina Algérie Part aveva messo in dubbio nei giorni scorsi che Sonatrach fosse in grado di onorare gli impegni per problemi legati alla produzione, ma Eni ha risposto di non aver riscontrato finora alcun problema al riguardo con il partner. L’accordo prevede che ai 3 miliardi in più quest’anno se ne aggiungano altri sei nel corso del 2023, metà attraverso la pipeline TRANSMED e metà attraverso navi di Gnl.

Lo stesso sito sosteneva che l’Algeria stava esaminando la possibilità di aumentare le consegne via Gnl, probabilmente a discapito del mercato interno, quindi difficilmente praticabile, e faceva notare che l’aumento delle forniture all’Italia era possibile sostanzialmente grazie al raffreddamento dei rapporti con la Spagna a causa dell’appoggio di Madrid al Marocco sulla disputa relativa al Sahara Occidentale. Sarà questione di giorni e i dati di agosto ci daranno una tendenza importante sull’accordo Italia-Algeria.