Inchieste

Rinegoziazione, surroga e moratoria contro il caro mutui

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L’aumento dei tassi costituisce una pesante preoccupazione per chi ha sottoscritto mutui. Anche perché le rate diventano sempre più alte e vanno a sommarsi al caro bollette, rappresentando un costo sempre più oneroso negli ultimi mesi.

A settembre l’Osservatorio nazionale di Federconsumatori aveva già calcolato, per i mutui a tasso variabile, un aumento della rata di +59,45 euro al mese, ovvero +713,38 euro annui (prendendo in considerazione un mutuo a tasso variabile dell’importo di 115.000 euro per la durata di 25 anni). Ora, dopo il nuovo aumento di 0,75 deciso a fine ottobre dalla Bce per il tasso di riferimento, salito al 2%, la situazione peggiora ulteriormente: considerando la stessa tipologia di mutuo, la rata, da settembre a novembre 2022, aumenta di 188,72 euro.

Come limitare i danni sui mutui già accesi? Vista la probabile corsa ai rialzi (visto che la corsa al rialzo dei tassi è destinata a continuare fino a metà 2023) è importante agire in fretta.

Chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile è ancora in tempo per valutare una surroga: ossia trasferire il debito a un’altra banca per cambiare tutto del mutuo, variandone così tipologia (da variabile a fisso), tasso e durata. Significa bloccare il valore della rata nei prossimi mesi. Se i tassi fissi fossero troppo alti, una soluzione potrebbe essere passare ad un tasso misto e quindi fissare la rate ad un certo valore massimo limitando i rischi del variabile; lo si può fare con un mutuo a rata protetta o un mutuo con cap. Ancora, è possibile rinegoziare il mutuo con l’attuale banca, passando da un tasso variabile a un tasso fisso oppure a un tasso misto, rata protetta o con cap.

Ma c’è anche un’altra contromisura che le famiglie possono adottare: sospendere il pagamento delle rate dei finanziamenti. Il Fondo Gasparrini torna a essere uno strumento particolarmente utile nelle mani dei consumatori. Questa misura permette di sospendere i pagamenti per l’acquisto della prima casa, per un periodo massimo di 18 mesi. L’aumento degli interessi applicati ai mutui ha fatto sorgere spontanea una domanda a molte famiglie: è possibile fermare il pagamento delle rate in questo caso? Ma soprattutto, quali sono le condizioni per poterlo fare?

Le regole per la moratoria sui mutui sono state allentate dall’emergenza Covid-19 fino al 31 dicembre 2022. Purtroppo, però, può accedere a questa misura solo chi è in effettiva difficoltà economica. La sospensione del pagamento delle rate del mutuo è prevista per finanziamenti fino a 400mila euro per gli intestatari (del contratto di finanziamento) in determinate condizioni: i lavoratori dipendenti che hanno perso il lavoro subordinato a tempo determinato o indeterminato, o anche parasubordinato; o che abbiano visto insorgere uno stato di non autosufficienza o handicap grave; o con una sospensione del lavoro per almeno 30 giorni consecutivi;, o con una riduzione dell’orario di lavoro del 20%. Queste, in sintesi, le regole valide fino al 31 dicembre 2022.

Anche gli autonomi e gli imprenditori hanno la possibilità di beneficiare della sospensione delle rate del mutuo, ma devono dimostrare di aver registrato un calo del proprio fatturato superiore al 30%, successivamente al 21 febbraio 2020. Il periodo di riferimento – per calcolare il calo del reddito – è l’ultimo trimestre 2019.

Il Fondo Gasparrini, purtroppo, non aiuta tutte le famiglie. I contribuenti che stanno affrontando l’aumento dei tassi di interesse sul mutuo non possono richiedere la sospensione dei pagamenti. Sempre che non siano in possesso dei requisiti che abbiamo indicato in precedenza.

Nel caso in cui i consumatori abbiano subìto la sospensione o riduzione del lavoro, la durata massima dello stop ai pagamenti è la seguente: 18 mesi, se la sospensione o la riduzione dell’orario di lavoro ha una durata superiore di 303 giorni; 12 mesi, se la sospensione o la riduzione dell’orario di lavoro ha una durata compresa tra 151 e 302 giorni; 6 mesi, se la sospensione o la riduzione dell’orario di lavoro è compresa tra 30 e 150 giorni.