Inchieste

Riuso imballaggi: impatto e costi

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di Claudio Brachino e Gabriele Politi

Carlo Montalbetti è il direttore generale di Comieco. Di cosa si occupa questa che è uneccellenza italiana nellambito delleconomia circolare della carta?

Comieco è un consorzio riconosciuto con decreto ministeriale che organizza tutta la filiera della carta e del cartone nell’imballaggio a base cellulosica. Ci sono 3.300 aziende associate e l’obiettivo è quello di ritirare e valorizzare, attraverso il riciclo, gli imballaggi usati in carta e cartone. Per farlo abbiamo accordi in tutta Italia con i comuni che fanno la raccolta differenziata (quelli convenzionati con noi sono circa il 93%), quindi copriamo sostanzialmente tutto lo stivale, isole comprese.

Noi italiani siamo sempre un povittimisti, in questo caso i numeri confermano che nel campo siamo al primo posto…

Lo confermo e con un leggero orgoglio: abbiamo raggiunto già adesso gli obiettivi previsti per il 2030 dall’Unione europea, ovvero l’85% di quanto viene immesso al consumo come imballaggio in carta e cartone viene ritirato per essere valorizzato. Siamo al secondo posto in Europa, dopo la Germania, per il riciclo del materiale cellulosico. Abbiamo anche diversi esempi di riapertura di fabbriche, che producevano carta destinata agli usi grafici e alla stampa, interamente riorganizzate per produrre imballaggi. Questo, dobbiamo dirlo, per far fronte alla domanda crescente dopo il Covid collegata al commercio elettronico e agli acquisti online.

I dati delle-commerce sono molto importanti anche se lemergenza Covid è finita.

In una grande città come Milano, che fa sempre da riferimento a livello nazionale, sono oltre 35 milioni i pacchi consegnati in un anno. Pertanto, la presenza dell’imballaggio nella raccolta domestica delle famiglie milanesi, ma è un dato che ormai possiamo generalizzare, è passata dal 25% di circa dieci anni fa a oltre il 40%. È un vero e proprio uso diverso dal punto di vista degli acquisti che il commercio elettronico ha ormai introdotto stabilmente accanto a quello tradizionale della grande distribuzione o del negozio di prossimità.

Parliamo di Europa. A fine anno, la bozza di una norma assegnava degli step da raggiungere per quanto riguarda il riutilizzo. Significa che molte aziende avranno bisogno di incentivi per adeguare le tecnologie e cambiare un pola propria mission”, non più appunto quella della circolarità ma del riuso. Ci sono novità?

Le novità sono che il regolamento sugli imballaggi è stato effettivamente depositato ed è iniziata la procedura con diversi passaggi importanti. Il primo è naturalmente la lettura presso il Parlamento europeo, a Strasburgo. E noi, intendo non soltanto quello cartario ma l’intero sistema industriale italiano – un’eccellenza nel campo del riciclo (siamo tra i primi nel mondo, non solo in Europa) – su questo stiamo sviluppando un’iniziativa molto forte. Il governo è sostanzialmente sulle stesse posizioni di Confindustria, ovvero quelle di modificare alcuni articoli che rischiano di depotenziare fortemente questa vocazione nazionale al riciclo e creare così una serie di effetti economici e sociali molto importanti. Va detta subito una cosa: il riutilizzo di per sé, essendo la prima priorità Ue nel campo della sostenibilità, è un obiettivo che ha una sua ragion d’essere ma che deve essere compatibile con quelle che sono le condizioni di natura prima di tutto ambientale. In alcuni casi, per esempio, se il regolamento fosse approvato così com’è rischierebbe proprio di introdurre elementi negativi sotto quel profilo. All’interno delle grandi catene di distribuzione alimentare passare dal riciclo al riutilizzo comporterebbe in termini di impatto ecologico, come produzione di anidride carbonica e di uso delle acque, incrementi veramente significativi dal 200 al 300%. Quindi non si capisce l’utilità ambientale. Detto questo, partiamo dal presupposto che l’Italia nel riutilizzo non è un fanalino di coda. Abbiamo più di 2 milioni e mezzo di tonnellate di prodotti nel settore dell’imballaggio che vengono riutilizzati. Cito due casi: i pallet, che continuano a girare, e le bottiglie che, nel settore della ristorazione di tutto il mondo, vengono ritirate.

Stiamo assistendo da un podi mesi a questo schema, penso non solo al riuso della carta ma ad esempio allefficientamento energetico degli edifici o alla sola auto elettrica dal 2035: lEuropa ha degli obiettivi giusti, fissati con date forse troppo rigide e che poi non segue nel procedimento…

Vorrei precisare: nel caso specifico, il punto credo sia anche quello di leggere. Nel caso di questo regolamento temo che non sia stata letta con attenzione una ricerca commissionata dall’EPA a proposito dell’impatto ambientale che potrebbero avere l’utilizzo e il riutilizzo di queste stoviglie nei settori del consumo, ad esempio nelle grandi catene come McDonald’s, Pizza Hut, ecc. Lì, anziché un vantaggio avremmo un forte svantaggio ambientale. Anche la lettura di quello che è il ciclo di vita di questi imballaggi, nel caso di riutilizzo, diventa fondamentale per orientare meglio le politiche. Si deve immaginare una necessaria progressività accanto a una forte attenzione e a uno studio dei rischi a cui andiamo incontro dal punto di vista ambientale, ed escludo quelli di natura occupazionale o industriale più in generale. Ecco, questa mi pare un’importante arena di confronto e ci auguriamo che il percorso che è partito dopo il deposito della proposta di regolamento permetta di fare chiarezza e di migliorare decisamente il testo.

A che punto siamo con i progetti del Pnrr nel vostro settore? Quanti soldi sono stati stanziati, quanti progetti sono stati messi a terra e in quale distribuzione geografica?

Sono 70 i progetti validati dalla commissione istituita dal Ministero che coprono l’intero Paese. Per il Nord siamo circa intorno al 30% e per il centro sud intorno al 70%. Abbiamo ormai definito qual è il sistema che genererà i cantieri che provvederanno a tutti questi interventi, che vanno dal riammodernamento di impianti alla realizzazione di impianti totalmente nuovi sino all’innovazione tecnologica. I primi due progetti approvati hanno a che vedere proprio con l’innovazione perché intervengono nella creazione di un impianto che permetterà di utilizzare al meglio una fibra preziosa, una fibra vergine usata soprattutto negli imballaggi in cartone e cartoncino, accoppiati per esempio a un velo di plastica per rendere meglio utilizzabile il contenitore. Sono interventi molto importanti che permetteranno un ulteriore sviluppo non solo occupazionale e sociale ma anche ambientale. Pensiamo che aiuteranno a diminuire quelle 800mila tonnellate di materiale cellulosico che ancora oggi finisce in discarica. Il vero obiettivo è ridurre al minimo questa dispersione di una risorsa come la carta e cartone, così essenziale per l’industria cartaria italiana. Il nostro è un Paese ricco di boschi “poveri”, bei boschi che però non sono finalizzati alla produzione industriale di cellulosa. Per questo ci siamo ingegnati da tempo nel campo del riciclo: più riusciamo a sottrarre carta e cartone alla dispersione e alla distruzione in discarica, meglio facciamo per l’ambiente ma anche per il sistema economico e sociale italiano.

C’è qualcosa di questo contesto che non le piace e che vorrebbe cambiasse?

Certo! Che fossero ridotte drasticamente le sanzioni mandate ai condomìni. A Milano, per esempio, sono circa 66mila ogni anno per la scorretta raccolta differenziata, in particolare di carta e cartone. Ecco, l’attenzione a come farla diventa essenziale perché fa risparmiare il Comune, quindi la comunità, dalla selezione e smaltimento in discarica di materiali impropri, e rende la produzione – dunque il riciclo – di carta e cartone estremamente più facile e qualitativamente migliore. E questo è un modo anche per invitare chi ne avrà voglia, tra il 15 e il 21 aprile prossimi, a visitare i 100 impianti che apriamo in tutta Italia per far vedere che cosa succede dopo quel piccolo gesto quotidiano che è la raccolta differenziata.

Mi darebbe una definizione di sostenibilità, termine ormai applicato a tantissimi ambiti?

È una parola anche un po’ logora, ormai… Per me significa che è compatibile con l’ambiente. Cosa vuol dire? Che non gli fa male, perché ci permette di evitare degli inutili sprechi sia di risorse sia di spazio. Pensate alle discariche… Penso quindi che sostenibilità sia da tradurre con: essere attenti, amici dell’ambiente, non fargli male.