La Settimana Internazionale

Elettronica: stop all’obsolescenza programmata

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di Lorenzo Consoli

Ogni anno, nell’Unione europea, vengono letteralmente buttati via prodotti, anche di cospicuo valore, che sono stati usati per poco tempo e che potrebbero essere benissimo riparati. Vanno invece a generare 35 milioni di tonnellate di rifiuti, con uno spreco di 30 milioni di tonnellate di risorse (componenti e materie prime riutilizzabili o riciclabili). Inoltre, questo spreco comporta l’emissione di 261 milioni di tonnellate di gas a effetto serra che potrebbe essere evitata, e una perdita economica per i consumatori, costretti alla sostituzione di prodotti che potrebbero essere riparati, stimata a quasi 12 miliardi di euro all’anno.

Questi dati, diffusi dalla Commissione europea, hanno indotto l’Esecutivo comunitario a presentare un articolato piano per garantire che i tutti prodotti industriali messi in vendita nell’Ue siano innanzitutto concepiti e progettati per essere interamente riciclabili e riparabili (“Ecodesign”); e che vi sia per i produttori l’obbligo di informare i consumatori sulla durata e riparabilità dei prodotti, con l’obiettivo di evitare sia l’obsolescenza programmata (la degradazione o il blocco del funzionamento dopo la fine della validità della garanzia legale) che il “greenwashing” (le false rivendicazioni di caratteristiche green e prestazioni ambientali).  Il venditore dovrà fornire inoltre un “indice di riparabilità” (se applicabile), e altre informazioni messe a disposizione dal produttore, come la disponibilità di pezzi di ricambio o un manuale di riparazione.

Queste proposte (un nuovo regolamento “Ecodesign”, una modifica della direttiva sui diritti dei consumatori e un aggiornamento della lista nera della direttiva sulle pratiche commerciali sleali vietate) sono state tutte presentate dalla Commissione un anno fa, il 30 marzo 2022. Mancavano ancora, tuttavia, due atti legislativi specifici, necessari per completare il pacchetto, che sono stati presentati il 22 marzo scorso: una direttiva con i criteri comuni per contrastare il “greenwashing”, e soprattutto un’altra direttiva riguardante il “diritto alla riparazione” che verrà garantito per tutti i consumatori nel mercato unico europeo.

La proposta sul diritto alla riparazione, in particolare, fissa le norme comuni Ue per allargare quanto più possibile la possibilità di riparare i prodotti, privilegiando questa opzione rispetto alla loro sostituzione, quando questo è fattibile ed economicamente vantaggioso per il consumatore. La direttiva, tra l’altro, intende stimolare il settore della riparazione, composto in massima parte di Pmi, oltre che incentivare i produttori e i venditori a sviluppare modelli di business più sostenibili.

Le nuove norme si applicano sia al periodo di due anni di validità della garanzia legale post-vendita, nel quale starà ai venditori e produttori dare priorità alla riparazione gratuita dei prodotti difettosi rispetto alla loro sostituzione (che oggi è sovente la scelta privilegiata), sia al periodo successivo alla scadenza della garanzia. In quest’ultimo caso, la riparazione dovrà essere facilitata e resa disponibile a un costo proporzionato, e non essere, come spesso accade oggi, impossibile o troppo cara.  I produttori saranno tenuti a informare i consumatori sui prodotti per i quali dovranno garantire il diritto alla riparazione, sempre che siano tecnicamente riparabili.

La direttiva dispone che ogni Stato membro debba aprire e mettere a disposizione una piattaforma online sulla riparazione (“matchmaking repair platform”). La piattaforma permetterà di mettere in contatto i consumatori con i riparatori e anche con i venditori di beni riparati presenti nella loro zona. Questo faciliterà la ricerca e il confronto delle offerte più interessanti e aumenterà la visibilità dei riparatori.

La Commissione presenterà un formulario europeo di informazioni sulla riparazione (“European Repair Information Form”), che i consumatori potranno richiedere a qualsiasi riparatore e che garantirà la trasparenza delle condizioni e del prezzo. L’Esecutivo Ue elaborerà anche uno standard europeo di qualità riguardo ai servizi di riparazione, per aiutare i consumatori a individuare i riparatori che si impegnano a offrire un servizio migliore. Questo standard sarà aperto a tutti i riparatori dell’Ue che intendono impegnarsi a favore di norme minime di qualità, basate ad esempio sulla durata o sulla disponibilità dei prodotti.

Un’opzione che è stata discussa a lungo dai servizi della Commissione, e che era richiesta in particolare dalle associazioni dei consumatori, era quella dell’estensione oltre gli attuali due anni della garanzia legale dei prodotti, soprattutto di quelli più durevoli. Alla fine, questa ipotesi è stata scartata perché, come hanno spiegato fonti della Commissione, è proprio nel periodo di validità della garanzia che avviene più spesso e facilmente la sostituzione di prodotti che sarebbero perfettamente riparabili.

La proposta della Commissione dovrà ora essere adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio Ue.