La Settimana Internazionale

Francia: l’inflazione spinge scioperi e proteste

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di Attilio Geroni

Tornano gli scioperi e le proteste in Francia. Il caro energia e la conseguente perdita del potere d’acquisto sono al centro di dimostrazioni in tutto il Paese nelle ultime settimane che rallentano o paralizzano le attività di alcuni settori chiave, come quello delle raffinerie.

Martedì 18 è stata la volta di uno sciopero generale al quale ha aderito il settore pubblico e in particolare quello dei trasporti, con disagi su alcune tratte nazionale e regionali.

Il Governo ha finora speso 100 miliardi di euro per attenuare i contraccolpi del rincaro dell’energia e dell’inflazione sulle famiglie e sulle imprese e in Francia i prezzi al consumo, attualmente al 6,6%, restano tra i più bassi dell’Unione europea. Ciononostante la protesta è destinata ad aumentare nelle prossime settimane, tanto da far temere all’Eliseo una nuova stagione di tensione sociale come ai tempi dei Gilet Gialli, nel 2018.

Finanziaria messa alla prova dalle agitazioni

L’esecutivo, che non ha una maggioranza parlamentare, potrebbe essere tentato di far passare attraverso una procedura d’urgenza (il cosiddetto articolo 49.3 della Costituzione) la finanziaria 2023 senza il voto dell’Assemblea Nazionale, ma è sempre una procedura rischiosa e impopolare.

Lo sciopero di martedì era stato preceduto domenica da una grande manifestazione contro il carovita promossa dalla sinistra radicale guidata da Jean-Luc Mélenchon e alla quale aveva partecipato anche il nuovo premio Nobel per la letteratura Annie Ernaux.

Particolarmente difficile è la situazione nelle raffinerie, dove i lavoratori chiedono aumenti salariali in linea con la crescita dell’inflazione e soprattutto con i profitti extra generati dal forte aumento dei prezzi del carburante. Queste agitazioni stanno già provocando serie difficoltà d’approvvigionamento di benzina e diesel in molte città francesi.