La Settimana Internazionale

I tormenti del giovane Olaf alla ricerca di un nuovo equilibrio

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di Attilio Geroni

La Russia rappresenta «la più grande minaccia alla pace e alla sicurezza dell’area Euro-atlantica» e la Germania rafforza l’impegno a conseguire già dal prossimo anno un obiettivo di spesa per la Difesa pari al 2 per cento del Prodotto interno lordo. Sono le conclusioni più importanti del primo documento strategico mai adottato in materia da un governo tedesco del dopoguerra.

L’analisi in realtà era già prevista dall’accordo di coalizione tra Socialdemocratici, Liberali e Verdi, ma l’eterogeneità politica dell’alleanza governativa e i diversi punti di vista dei singoli partiti che la compongono ne hanno ritardato le conclusioni e la pubblicazione.

Nonostante il documento, proprio a causa di questa eterogeneità, non preveda l’istituzione di un Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa sul modello americano, francese o inglese, è comunque interessante perché è la Germania ad averlo prodotto: nella consapevolezza di quanto sia stato rapido e violento il cambiamento geopolitico internazionale causato dalla guerra in Ucraina, dal rafforzamento dei legami tra Mosca e Pechino e dalla crescente assertività della Cina nell’area del Pacifico.

La Germania si è trovata impreparata e sbilanciata nei confronti di questi eventi e tendenze, tanto in termini di dipendenza energetica da Mosca quanto in termini di sovraesposizione economica nei confronti della Cina, che ha rappresentato negli ultimi vent’anni il più importante motore di crescita delle sue multinazionali.

Come è già accaduto in passato rispetto ad altri momenti di crisi strutturale, la classe dirigente tedesca dimostra quantomeno di aver analizzato e messo a fuoco i problemi da risolvere, anche se sul come risolverli restano al momento aperti molti interrogativi. Siamo di fronte a un’altra puntata della Zeitenwende, la svola epocale preannunciata dal cancelliere Olaf Scholz all’indomani dell’invasione russa in Ucraina.

Il rafforzamento del dispositivo militare nelle intenzioni del documento dovrebbe portare l’esercito tedesco a diventare «la pietra angolare della difesa europea». Tre sono i pilastri della nuova strategia.

Il primo è quello della deterrenza, attraverso il già citato aumento delle risorse per la spese militari. Il secondo è la resilienza, per proteggere i valori e la Carta delle Nazioni Unite sullo stato di diritto, ridurre la dipendenza economica nei confronti di Paesi rivali e difendersi da nuove e ricorrenti minacce ibride come i cyber attacchi o le campagne di disinformazione attraverso i social network. Il terzo riguarda la sostenibilità, con la lotta al cambiamento climatico, il finanziamento della transizione energetica e la prevenzione delle crisi alimentari.

Secondo la ministra degli Esteri Annalena Baerbock, la politica che più ha spinto per formalizzare la nuova strategia, la sicurezza nel 21° secolo non si occupa soltanto di eserciti e diplomazia, ma vuole assicurare ai propri cittadini che il Paese è in grado di «poter comprare le medicine essenziali dal farmacista, che la Cina non mi stia spiando mentre chatto con gli amici e che i bot russi non manipolino e orientino le discussioni sui social media».

Il documento giunge in un momento cruciale, in vista del vertice Nato di luglio a Vilnius, quando l’Occidente sarà chiamato a rispondere alle richieste dell’Ucraina di entrare a far parte della Nato. È già in corso un difficile equilibrismo tra diverse posizioni in Europa e tra queste la riluttanza della Germania a concedere a Kiev un’adesione a pieno titolo. Il presidente francese Emmanuel Macron si sta sforzando per cercare una soluzione “ibrida” che contempli comunque garanzie tangibili per l’Ucraina da un gruppo di Paesi come Regno Unito, Francia, la stessa Germania, forse la Polonia, assieme agli Stati Uniti.

In luglio sarà pubblicato anche il documento strategico tedesco sui rapporti con la Cina. Che in quello relativo a difesa e sicurezza viene menzionata solo brevemente e definita secondo lo schema ormai risaputo e omnicomprensivo del «partner, concorrente e rivale sistemico». Si è capito che con Pechino e Mosca i rapporti non potranno più essere quelli di una volta, ma ancora non si capisce come potranno essere in futuro.