La Settimana Internazionale

La ricetta Gb salva famiglie e imprese ma affonda la sterlina

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di Attilio Geroni

Sono bastate poche settimane al Regno Unito per passare da un disastro – la gestione Boris Johnson – all’altro. Insediata la nuova premier Liz Truss, ci ha pensato il nuovo cancelliere dello Scacchiere, Kwasi Kwarteng, a creare una delle peggiori crisi valutarie della storia recente della sterlina. È l’ennesimo sintomo di un Paese, sempre in mano al Partito conservatore, che non riesce ancora a riprendersi dallo shock (autoinflitto) della Brexit.

La sterlina da venerdì scorso è in caduta libera e i rendimenti sui titoli di Stato sono schizzati, tanto che la Bank of England è stata costretta mercoledì ad annunciare un Quantitative Easing d’emergenza acquistando bond sovrani per stabilizzare i mercati.

Ma come si è arrivati a una simile situazione di instabilità, che in passato eravamo abituati a osservare nei mercati emergenti?

I retroscena

In un contesto di inflazione in forte rialzo (8,6% in agosto), probabile contrazione dell’attività economica e crisi energetica, quello che per il Regno Unito è il ministro del Tesoro ha annunciato venerdì 23 settembre tagli alla tasse per 45 miliardi di sterline, le più importanti degli ultimi cinquant’anni, dando la netta sensazione di non aver pensato ad adeguate coperture e anzi di voler semplicemente finanziare a debito questi tagli.

I tagli presentati nel cosiddetto mini-budget abbattono l’aliquota marginale dal 45 al 40%, anticipano di un anno la riduzione dell’aliquota del reddito di base al 19% e riducono fortemente l’imposta di bollo sugli acquisti delle case elevando le soglie del valore degli immobili oltre le quali va pagata: in generale raddoppia a 250mila sterline mentre per l’acquisto della prima casa sale da 300mila a 450mila sterline. In più sarà tolto il tetto alle remunerazioni dei banchieri.

Costo dell’operazione? Quarantacinque miliardi, che si aggiungono ai previsti 60 miliardi relativi al pacchetto energetico di aiuti a famiglie e imprese.

Si calcola che il Tesoro di Sua Maestà dovrà creare nuovo debito per 72 miliardi di sterline nei prossimi sei mesi. Come se non bastasse, lunedì Kwarteng ha rincarato la dose promettendo altri tagli in occasione del budget di autunno che sarà presentato il 23 novembre assieme alle previsioni su debito e crescita dell’Office for Budget Responsibility (OBR).

Il crollo della sterlina

La sterlina, già debole da mesi, è crollata del 4% sui mercati asiatici scendendo sotto il livello di 1,04 nei confronti del dollaro per poi recuperare a 1,07, comunque il livello più basso dal 1985, nella speranza di un intervento della Bank of England. La BoE però si era però limitata, sempre lunedì, a un comunicato nel quale diceva che monitorerà “gli eventi con attenzione”. Nello stesso tempo erano schizzati i rendimenti sui titoli del Tesoro, in previsione di una stretta monetaria nei prossimi mesi che porterà il livello dei tassi d’interesse vicino al 6% dal 2,25 per cento attuale.

Nonostante la situazione martedì sembrasse meno drammatica, nei mercati si è ormai radicata la convinzione che questo governo non abbia a cuore la sostenibilità dei conti pubblici. La sterlina ha perso valore anche nei confronti di altre valute, a partire dall’euro, e come è già accaduto per la moneta unica europea, gli analisti vedono presto una discesa al di sotto della parità con il dollaro, non più tardi di novembre.

La situazione è difficile per la Bank of England, mentre molti istituti finanziari hanno sospeso l’erogazione di nuovi contratti sui mutui. Il governo è quantomeno responsabile di un disastro di comunicazione che gli ha immediatamente alienato la fiducia degli investitori mentre già la previsione più recente dell’Obr, che risale a marzo, prevedeva per quest’anno un deficit di bilancio del 3,9%.