La Settimana Internazionale

Macron strizza l’occhio all’Est Europa per rilanciare la difesa comune

Scritto il

di Attilio Geroni

 

Il discorso pronunciato da Emmanuel Macron la settimana scorsa al GlobSec Forum di Bratislava è un discorso importante che recupera un rapporto non sempre facile tra la Francia e l’Europa dell’Est. E lo ha fatto chiarendo che l’Eliseo è al fianco dell’Ucraina affinché essa possa raggiungere una pace giusta e durevole, secondo i confini fissati dalla comunità internazionale dopo il crollo dell’Unione Sovietica.

Non esistono altre basi, ha aggiunto, dalle quali partire per un negoziato con la Russia. Questi erano i prerequisiti essenziali perché Parigi non venisse più percepita da Polonia, Repubbliche Baltiche e altri Paesi dell’area, come ambigua nei confronti di Kiev e della sua difesa contro l’invasione. Per farlo, Macron ha dovuto correggere un po’ di storia, anche recente. Si è dunque spinto a sconfessare una famosa frase di Jacques Chirac, che in occasione della spaccatura europea sull’intervento americano e inglese in Iraq rimproverò all’Europa dell’Est, favorevoli all’intervento contrariamente a Francia e Germania,  di «avere perso una buona occasione per tacere».

Il presidente francese ha voluto cancellare con un colpo di spugna quella frase che venne poi utilizzata strumentalmente dall’allora capo del Pentagono, Donald Rumsfeld, per dividere l’Europa in «vecchia e nuova Europa», affermando invece che siamo stati noi (plurale maiestatis) ad avere «perso una buona occasione per ascoltare i nostri vicini dell’Est» quando questi mettevano ripetutamente in guardia sulle mire espansionistiche della Russia di Putin.

Pertanto, secondo Macron, non esiste una vecchia o nuova Europa, «ma una sola Europa» unita dalla condivisione di valori universali e dalle diversità. La Nato, inoltre, non ha più l’encefalogramma piatto, ma è stata risvegliata da Putin «con il peggiore degli elettroshock». Si avvicina il vertice dell’Alleanza Atlantica a Vilnius e le aspettative di Kiev sono elevate. Il presidente francese, senza menzionare esplicitamente la Nato, ha detto che bisogna offrire all’Ucraina garanzie chiare e tangibili sulla sua sicurezza evitando quei riferimenti alla Russia, come la necessità di non umiliare lo stesso Putin, che avevano infastidito non pochi partner europei.

Non è chiaro quale cornice istituzionale possa inquadrare tali garanzie, se fosse una implicita condivisione del modello Israele, del quale si parla molto in questo momento, e se la strada di una piena adesione dell’Ucraina alla Nato sia ancora preclusa. Di sicuro il discorso di Macron va a parare sull’autonomia strategica dell’Europa, anche e soprattutto in materia di difesa. Un obiettivo ambizioso, da lui sempre coltivato, che per essere raggiunto avrà bisogno dell’appoggio convinto dei Paesi dell’Est, da sempre sospettosi nei confronti di iniziative che possano apparire in competizione con la Nato e da sempre strenui sostenitori del coinvolgimento militare americano in Europa.

«La nostra geografia non cambierà – ha detto – e la Russia resterà la Russia con le stesse frontiere di oggi. Dobbiamo costruire uno spazio nel quale possiamo coabitare pacificamente, senza ingenuità, con la Russia di domani». Perché la guerra in Ucraina, secondo il presidente francese, ha impartito all’Europa una lezione importante: «Sta a noi europei, in futuro, disporre della capacità di difenderci da soli e proteggere i nostri confini».

Riecheggiano più o meno le stesse parole di Angela Merkel nel 2017, quando a proposito dell’elezione di Donald Trump, della Brexit e della politica sempre più imperialista di Putin, disse che era tempo che l’Europa prendesse il destino nelle proprie mani. Era tempo allora, lo è ancora di più adesso. Merkel, come sappiamo, non diede molto seguito alle sue parole. Resta vedere come la Germania della Zeitenwende, della svolta di Olaf Scholz, saprà rispondere a questa sollecitazione.