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Sugli imballaggi vince l’industria: la Ue riduce gli obiettivi obbligatori

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A cura di Lorenzo Consoli

La Commissione europea ha presentato, come previsto, mercoledì 30 novembre, la sua proposta per un nuovo regolamento Ue sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggi, che indica una serie di obiettivi obbligatori per i produttori e i distributori, da conseguire entro il 2030 e poi nel 2040.

Prestando ascolto alle proteste dell’industria, l’Esecutivo comunitario ha ridimensionato drasticamente gli obiettivi obbligatori di riutilizzo per una serie di imballaggi come bottiglie di plastica o di vetro e lattine (in certi casi il livello dei target è stato più che dimezzato), rispetto a una prima bozza del regolamento che era stata diffusa dalla stampa il mese scorso, mentre sono rimasti sostanzialmente gli stessi gli obiettivi per il riciclaggio.

Ad esempio, i contenitori di bevande calde o fredde per l’asporto dovranno essere riutilizzabili al 20% entro il 2030 e all’80% entro il 2040 (nella bozza precedente i target erano rispettivamente 30% e 95%); per i contenitori di alimenti take away gli obiettivi di riuso sono fissati al 10% nel 2030 e al 40% nel 2040 (erano rispettivamente 20% e 75%); per le bevande alcoliche e analcoliche (esclusi vino e liquori, ma compresa la birra) le bottiglie dovranno essere riutilizzate solo al 10% entro il 2030 e al 25% entro il 2040 (nella bozza precedente erano rispettivamente 20% e 75%).

Viene anche introdotto ex-novo, dopo le proteste dei produttori di birra che si sentivano discriminati, un obiettivo per le bottiglie di vino, che inizialmente erano esentate: ora dovranno essere riutilizzate al 5% entro il 2030 e al 15% entro il 2040.

Inoltre, gli imballaggi riutilizzabili per le consegne del mercato digitale, tipo Amazon, dovranno essere almeno il 10% entro il 2030 e il 50% entro il 2040 (erano rispettivamente il 20% e l’80%).

Oltre al riuso, gli obiettivi del regolamento riguardano la riduzione complessiva della produzione di rifiuti (il 10% entro il 2030 e il 15% entro il 2040, rispetto al 2019), il compostaggio obbligatorio entro il 2030 per quattro casi specifici (cialde di caffè, bustine di thè, le etichette adesive su frutta e verdura, e la bioplastica ultraleggera a contatto con gli alimenti), il contenuto minimo di materiale riciclato nelle composizione dei materiali da imballaggio, la responsabilità dei produttori, la riciclabilità completa dei materiali prevista fin dalla progettazione degli imballaggi stessi.

Il regolamento mira a rendere riutilizzabili o riciclabili tutti i rifiuti prodotti nell’Unione entro il 2030. Nella sua motivazione, la Commissione constata che le norme attuali non sono riuscite a far calare la produzione di rifiuti (dal 2009 al 2019 quelli da imballaggi sono aumentati del 19%) e che il riuso (che per funzionare ha bisogno di infrastrutture, logistica e legislazione secondaria) è sostanzialmente inesistente.

Per questo, originariamente, Bruxelles aveva pensato di rendere più vincolante la “gerarchia” dei modi di gestione dei rifiuti presente nella legislazione Ue, che privilegia la prevenzione e il riuso rispetto al riciclaggio. Di qui la scelta del  regolamento Ue (che, al contrario della direttiva, non ha bisogno di essere recepito nelle legislazioni nazionali ed è di applicazione diretta e integrale negli Stati membri), con la fissazione di obiettivi vincolanti per la riduzione e il riuso, assenti nelle norme attuali, che prevedono dei target solo per il riciclaggio.

La prima bozza di regolamento era stata però fortemente criticata dalle organizzazioni dei produttori dei diversi comparti interessati nell’Ue. In Italia la Confindustria e il ministero per la Transizione ecologica avevano addirittura avvertito che, privilegiando il riuso, si rischiava di compromettere la filiera italiana del riciclo, che è un modello di successo per l’Europa. L’Italia, in effetti, ricicla oggi il 73% dei rifiuti da imballaggi prodotti nel Paese, e ha quindi superato in largo anticipo l’obiettivo del 65% che le era stato assegnato per il 2025.

Resta il fatto che solo il 65% dei rifiuti da imballaggi è riciclato, e che c’è, quindi, un potenziale 35% (oggi spesso non riciclabile) che potrebbe ancora, e dovrebbe, essere ridotto, riutilizzato o riciclato entro il 2030.

Infine, entro l’inizio del 2030 tutti gli imballaggi dovranno essere progettati per essere riciclati. L’art.7 prevede che dall’inizio del 2030 gli imballaggi in plastica contengano una percentuale minima obbligatoria di componenti riciclate. In particolare, il 30% per le bottiglie per bevande in plastica monouso (nella bozza precedente era il 50%); e il 35% per gli altri imballaggi in plastica (rispetto al precedente 45%).

Al 2040, questi obiettivi passeranno al 65% in entrambi i casi.