La Settimana Internazionale

SVB: Biden difende i depositi cinesi

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di Eleonora Tomassi

Lunedì 13 marzo Joe Biden ha dichiarato che i recenti crolli della Silicon Valley Bank e della Signature Bank sono dovuti in parte all’amministrazione Trump, che avrebbe annullato alcune parti della legge ‘Dodd-Frank’ del 2010. «Durante l’amministrazione Obama-Biden, abbiamo messo in atto requisiti severi per le banche, tra cui proprio la Silicon Valley Bank e la Signature Bank, per assicurarci che la crisi che vivemmo nel 2008 non si ripetesse» ha dichiarato il presidente Usa.  «Nella mia amministrazione nessuno è al di sopra della legge – ha aggiunto poi in riferimento al suo predecessore. Sfortunatamente l’ultima amministrazione ha annullato alcuni di questi requisiti».

‘The Hill’, giornale politico statunitense, ricorda che nel 2018 Trump ha firmato una legge – bipartisan – che ha portato di fatto a un allentamento delle restrizioni previste dalla legge ‘Dodd-Frank’ del 2010. Una norma che è il risultato di diversi anni di trattative tra senatori del GOP (Partito Repubblicano) e Democratici; la legge poi firmata da Trump è stata introdotta dal presidente della commissione bancaria del Senato, Mike Crapo, e dai democratici Heidi Heitkamp, Jon Tester, Joe Donnelly e Mark Warner.

Dopo aver chiuso la Silicon Valley Bank venerdì, in attesa di un salvataggio pubblico, domenica i regolatori della ‘Federal Deposit Insurance Corporation’ (Fdic) hanno chiuso anche la Signature Bank di New York. «Tutti i depositanti di questo istituto saranno risarciti» hanno annunciato Fdic, Dipartimento del Tesoro e Federal Reserve in una dichiarazione congiunta.

«Come nel caso della risoluzione della Silicon Valley Bank, nessuna perdita sarà sostenuta dal contribuente – ha sottolineato Biden durante la lettura del comunicato – Chiederò al Congresso e alle autorità di regolamentazione bancaria di rafforzare le regole per il settore, in modo da rendere meno probabile che questo tipo di fallimento si ripeta e di proteggere i posti di lavoro americani nelle piccole imprese» ha detto il presidente prima di concludere la sua dichiarazione e poi uscire senza rispondere alle domande dei giornalisti.

Ma è stata veramente la modifica di una legge ad aver causato queste bancarotte? Ricordiamo che l’amministrazione Biden da due anni a questa parte ha speso più di 6mila miliardi di dollari. Questo ha contribuito a provocare la crisi inflazionistica di oggi, che ha raggiunto i suoi massimi da 40 anni. Subito dopo è entrata in scena la Federal Reserve: nel solo 2022 il presidente Jerome Powell ha alzato i tassi sette volte, portandoli all’attuale 4,25-4,75%.

L’improvviso e drammatico aumento dei tassi ha così schiacciato i banchieri. Ma Powell sapeva perfettamente cosa stava facendo e secondo quanto riferito, sembra proprio che la Silicon Valley Bank detenesse già depositi per 173 miliardi di dollari.

Il tasso di interesse della ‘Federal Deposit Insurance Corporation’ (FDIC) è al 4,57% e 117 miliardi di dollari di titoli della Silicon Valley Bank rendevano solo l’1,56-1,66%: ciò avrebbe la perdita della banca, che ha poi innescato la crisi con la fuga dei depositi. Arrivati a venerdì scorso, la Silicon Valley Bank era già in amministrazione controllata dalla FDIC. E Biden ha scaricato la responsabilità del crollo proprio su Trump.

E della Cina e i suoi rapporti commerciali con l’America?

Secondo la Cbs, Biden ribadendo che «nessuna perdita sarà sostenuta dai contribuenti», e che il denaro proverrà dalle commissioni che le banche versano al Fondo di assicurazione dei depositi, avrebbe omesso che il governo statunitense sta facendo di tutto per salvare i venture capitalist cinesi che avevano una quantità significativa di depositi proprio nella Silicon Valley Bank.

È stato il ‘South China Morning Post’ ha notare il ponte tra la banca californiana e la Cina. Il crollo della Silicon Valley Bank ha infatti immediatamente creato un senso di panico nel settore delle startup tecnologiche e del venture capital cinese proprio perché l’istituto di credito fungeva da ponte tra i capitali statunitensi e gli imprenditori tecnologici cinesi.

Nel pomeriggio di domenica, i titoli legati al fallimento della banca, (“La crisi finanziaria del 2008 si sta ripetendo?” o “Il fallimento della Silicon Valley Bank colpisce gli imprenditori cinesi”), hanno raggiunto centinaia di milioni di visualizzazioni sul sito di microblogging cinese ‘Weibo’.

Secondo Tech Crunch, la Cina è il secondo più grande mercato di venture capital e la Silicon Valley Bank era proprio al centro di questo mercato. Ecco che su tutte le piattaforme social media, investitori e startup si sono affrettati a condividere articoli di cronaca sul crack e riflessioni su come evitare epiloghi catastrofici. Tuttavia per alcune aziende l’impatto è stato inevitabile.

Ricordiamo che alla fine degli anni Novanta, quando la Cina non era ancora entrata nel mondo del venture capital, la Silicon Valley Bank era tra le prime istituzioni finanziarie ad iniziare a servire le startup del Paese, mentre le banche tradizionali, avverse al rischio, le evitavano. Nel corso del tempo, la banca sarebbe diventata un’opzione popolare per le startup con sede in Cina che raccoglievano fondi in ‘USD’ (dollari americani) e per alcune società di venture capital, sempre in dollari, focalizzate sulla Cina. Ciò che Biden avrebbe tralasciato quindi, secondo la CBS, sarebbe proprio il disperato tentativo degli Stati Uniti di coprire le loro attività di venture capital in cerca di dollari.