La Settimana Politica

Agenzie di Rating, si risveglia l’incubo speculazione

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di Pasquale Napolitano

Il governo Meloni incassa l’apprezzamento degli investitori della City ma ora teme la trappola del giudizio delle agenzie di rating sull’Italia.

C’è chi già paventa l’incubo 2011: Berlusconi mandato a casa, non dagli italiani ma da Standard & Poor’s e compagnia.

Nella missione a Londra il premier Giorgia Meloni si è presentata con il biglietto da visita di un presidente che ha fatto i compiti a casa: Pil in crescita dello 0,5 nel prossimo trimestre, fiducia in salita di imprese e famiglie. Dati Istat che pongono l’Italia in una posizione di solidità rispetto a Germania e Francia in Europa. E poi l’altro indizio: la speculazione ha smesso (per ora) di investire sui titoli italiani. Segnale importante. Terza mossa: la riforma fiscale, accompagnata dal taglio del cuneo fiscale di 7 punti varato nell’ultimo Consiglio dei ministri.

Il giudizio sul governo italiano cambia soprattutto all’estero. Nonostante in Italia la coppia Landini-Schlein aizzi la piazza e minacci la guerriglia. A impensierire però Palazzo Chigi non sono le piazze rosse di Pd e Cgil. E nemmeno la piazza gialla convocata da Conte. Ma il calendario delle agenzie di rating.

Nei prossimi mesi l’Italia sarà sottoposta al giudizio sull’affidabilità economica: si inizia il 12 maggio con FitchRatings. Poi il 19 maggio toccherà a Moody’s e infine il 20 ottobre S&P. Tre passaggi che possono cambiare il destino di Meloni. Si tenterà nuovamente il golpe bianco contro un governo scelto dagli italiani?

Intanto il 28 aprile c’è stato il primo verdetto. L’agenzia Dbrs ha confermato il rating BBB della Repubblica Italiana con un outlook che resta stabile. Una decisione, si spiega, motivata con la visione di “rischi bilanciati”. In particolare “l’impegno del governo per una politica di bilancio prudente, insieme a una solida crescita nominale, fa ben sperare per una continuazione della riduzione del rapporto debito/PIL nel medio termine” confermando il fatto che “lo scorso anno il debito pubblico italiano è stato migliore del previsto, attestandosi al 144,4% del Pil, con un calo cumulativo di oltre dieci punti percentuali rispetto al picco del 154,9% nel 2020”.

Dbrs sottolinea come “l’aumento significativo del costo degli interessi richiederà ulteriori progressi nel risanamento dei conti pubblici e una crescita sostenuta per portare il rapporto debito/Pil su una tendenza duratura al ribasso”. L’agenzia ricorda che “stanno gradualmente emergendo ritardi nell’esecuzione del Pnrr e un possibile aggiustamento di alcuni progetti verso quelli di più rapida attuazione potrebbe ostacolare l’impatto del piano sulla crescita del Pil”.

“Dbrs Morningstar – continua la nota – ritiene che continuare ad aumentare gli investimenti pubblici e progredire con le riforme sia la chiave per aumentare la crescita potenziale del Pil e, a sua volta, migliorare la sostenibilità del debito pubblico italiano”.

La conferma del rating BBB (alto) dell’Italia “è sostenuta da diversi fattori. L’Italia beneficia dell’essere membro dell’Unione Europea, nonché del sostegno e dell’elevata credibilità della Banca centrale europea. L’economia è grande e diversificata e l’importante settore manifatturiero ha finora dimostrato un elevato grado di resilienza, anche se sono già visibili segnali di deterioramento nel settore ad alta intensità energetica a causa degli alti prezzi dell’energia.

Inoltre, il debito del settore privato è uno dei più bassi tra i paesi avanzati. Sono aumentati il risparmio delle famiglie e i depositi delle imprese, entrambi di buon auspicio per assorbire l’impatto dell’elevata inflazione e dei costi energetici. Il sistema bancario italiano ha una posizione più forte rispetto al passato in termini di patrimonializzazione e progressi sono stati fatti nella forte riduzione delle attività deteriorate nette. Tuttavia, le conseguenze della pandemia e del conflitto in Ucraina probabilmente influenzeranno negativamente la qualità degli attivi in futuro, anche se gradualmente”.

Minaccia o allarme? Tra Palazzo Chigi e Quirinale si studiano le contromosse.