La Settimana Politica

Centrosinistra, quando la piazza non basta a far politica

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di Silvio Magnozzi

Oltre quaranta anni fa, nel 1981, il giornalista Indro Montanelli, all’epoca direttore de “Il Giornale”, a proposito dell’influenza del maggiore sindacato italiano, la Cgil, sulla sinistra e dei rapporti con l’allora Pci (il Partito comunista italiano), in un suo controcorrente annotava: «Su molti giornali, compreso il nostro, abbiamo letto questa notizia: ‘Lama (ndr, Luciano, leader all’epoca della Cgil) ormai deciso a ritirarsi dal sindacato per tornare nel partito’. Strano. Non ci eravamo mai accorti che lo avesse lasciato».

A distanza di oltre quattro decenni l’ironia di Montanelli torna utile per ragionare del rapporto fra il centrosinistra politico italiano, in particolare il Partito democratico, e la Cgil di Maurizio Landini.

Nessun paragone fra Lama e Landini, trattasi di due storie e di epoche diverse ma l’influenza della Cgil sulle scelte del centrosinistra in Italia, quello sì è argomento che merita attenzione.

Di recente proprio Landini ha criticato duramente il governo Meloni sottolineando che avrebbe fatto delle promesse e che «non ne ha rispettata una sulle pensioni, ma continua a fare cassa sulle pensioni» e aggiungendo di non escludere lo sciopero generale.

«Io non escludo assolutamente nulla – queste le parole del leader Cgil -. Se c’è bisogno si userà anche quello, consapevoli che da solo non risolve i problemi, però oggi è il momento di non lasciar solo nessuno e di dire al governo e alle imprese che è il momento di cambiare. Io penso – ha poi  aggiunto – che è il momento di mobilitarci ulteriormente e, se il governo non cambia, sicuramente da settembre in poi dovremo anche pensare a quale iniziativa mettere in campo». Che un sindacato scelga lo strumento dello sciopero fa parte delle sue opzioni politiche e della libertà di scegliere quella ritenuta più efficace.

Che in Italia però si assista molto spesso – soprattutto quando al governo siede una maggioranza di centrodestra – alla scelta delle opposizioni di andare in piazza, più che un’opzione pare un’abitudine da Novecento. E qui si innesca la questione del rapporto fra il centrosinistra italiano e il sindacato, in particolare la Cgil.

Il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle sono davvero sicuri che nell’Italia del 2023 lo strumento più efficace per criticare le scelte del governo sia ancora e sempre la piazza? Elly Schlein, leader del Pd, e Giuseppe Conte, capo del Movimento 5 Stelle dovrebbero rifletterci su.

La maggioranza di centrodestra è al potere da otto mesi o poco più, dopo aver vinto le politiche lo scorso anno. Alle elezioni amministrative di quest’anno gli italiani, nelle città chiamate a votare, hanno scelto ancora una volta nella stragrande maggioranza dei casi il centrodestra. Segno che le opposizioni dovranno lavorare ancora del tempo per cercare di recuperare i consensi in vista del voto per le europee dell’anno prossimo, dove fra l’altro è in vigore il sistema proporzionale.

Che la piazza sia il modo migliore per recuperare questi consensi abbiamo francamente forti dubbi. Il sindacato faccia il suo mestiere, ma il centrosinistra per criticare provvedimenti del governo di centrodestra che ritiene sbagliati anziché manifestare e manifestare sempre, faccia politica. Entri nel merito delle questioni discusse, avanzi le sue controproposte, dica la sua in Parlamento e sui media perché l’opinione pubblica non è….. una piazza.