La Settimana Politica

Centrosinistra? Troppa morale e poca realtà

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di Silvio Magnozzi

Stavolta l’alibi del Nordest, terra sapida e produttiva che da tempo guarda a destra, non basterà a Elly Schlein e al Partito democratico per spiegare una sconfitta coi fiocchi alle ultime  regionali in Friuli-Venezia Giulia.  Non basterà, perché un centrosinistra che si vuole nazionale e rappresentativo – e che per aspirare a governare l’Italia dovrebbe esserlo – non può nascondersi dietro alibi o argomenti di circostanza.

Nella débâcle del Partito democratico e del Movimento 5 Stelle in Friuli infatti vi è la diapositiva di una mancanza di popolo che investe il centrosinistra. Il fatto che la sconfitta sia arrivata dal nord cambia poco rispetto alla sostanza politica che dovrebbe oggi interrogare Pd e M5S. A cominciare da una semplice domanda.

Dove è finito quel popolo che per anni – in passato – è stato la linfa vitale per la sinistra e che oggi si divide tra i voti al centrodestra e l’astensionismo? Non interrogarsi su questo per trovare una risposta sarebbe, per la Schlein, come voltarsi dall’altra parte del campo per l’allenatore d’una squadra di calcio che ha appena perso una partita 5 a 0.

Voltarsi per non vedere e insistere con i dibattiti sull’utero in affitto, sull’adozione di figli da parte di coppie gay, sulla catastrofe ambientale che ci aspetta tutti (dicono soprattutto a sinistra, ma noi tocchiamo ferro!). Sarebbe come guardare il dito e non la luna oppure, restando alla metafora calcistica di poco fa, come cercare di dar la colpa agli avversari o all’arbitro.

Ma in democrazia l’arbitro delle elezioni è il popolo.

Un modesto consiglio quindi: considerando che  l’anno prossimo si terranno le elezioni europee, nel centrosinistra anziché passare le mattine, i pomeriggi e le sere a criticare i presunti difetti del governo Meloni e del centrodestra, farebbero bene a guardarsi allo specchio.

Il maestro della scienza politica, Niccolò Machiavelli, ha infatti ben spiegato secoli fa come i problemi riguardino chi il potere non ce l’ha e non chi lo detiene (che magari avrà anche i suoi grattacapi ma intanto è vincente e comanda).

Perciò ribaltare la lettura del risultato delle elezioni in Friuli-Venezia Giulia raccontandole come una nuova gara agonistica fra la Lega e Fratelli d’Italia (alleati al governo) più che un alibi alla sconfitta è un esercizio da Tafazzi per il centrosinistra.

Esca dalla dimensione del politicamente corretto e dei suoi ammennicoli il Pd (e pure i 5 Stelle, se gliela fanno) e faccia finalmente i conti con la realtà del popolo italiano che deve vedersela con una pressione fiscale altissima, con il costo della vita cresciuto da tempo, con uno stato sociale – dalla sanità alle pensioni – sempre più in difficoltà, con l’immigrazione che arriva in cerca di futuro e con altri aspetti del viver quotidiano.

Chi rappresenta oggi questo popolo timoroso per tante ragioni, a cominciare da quella della sicurezza del posto di lavoro? Ebbene a queste inquietudini il centrodestra prova a dare le sue risposte mentre a sinistra ragionano sull’utero in affitto.

Il nuovo corso della Schlein nel Pd, se vorrà aspirare a qualche vittoria politica, dovrà porsi domande popolari e non solo elitarie. Se non lo farà il rischio non sarà quello di diventare il partito delle ztl dei centri urbani più avanzati ma quello – ben più grave per chi aspira a governare un Paese importante come l’Italia – di prendere pochissimi voti fuori dalle ztl. E in democrazia prendere pochi voti in libere elezioni equivale a perdere. Il resto è talk.