La Settimana Politica

Il caro benzina ha sorpreso il governo, caccia agli speculatori

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di Pasquale Napolitano

Il 2022 si è chiuso per Giorgia Meloni con tre risultati messi in cassaforte: via libera alla Manovra, ok al Dl Rave e obiettivi raggiunti sulle scadenze del PNRR. Il 2023 parte con l’inciampo sul rincaro di benzina e gasolio.

È il primo vero scossone, in termini di consenso nell’opinione pubblica, per l’esecutivo guidato dalla leader di Fratelli d’Italia.

La risalita dei prezzi di benzina gasolio e diesel è un tallone d’Achille per Meloni. E potrebbe coincidere con una discesa nei sondaggi. Un nervo scoperto, capace di accendere la miccia del malcontento. E dunque a Palazzo Chigi si lavora per spegnere in fretta un pericoloso fuoco che rischia di bruciare nei prossimi mesi il gradimento del capo del governo.

Il vicepremier Matteo Salvini mette il dossier sul tavolo dell’esecutivo: «Sulle accise parleremo con il presidente del Consiglio. Sicuramente c’è della speculazione in corso ed è bene che la Finanza faccia dei controlli. Non ci possono essere distributori che vendono la benzina a 1,70 euro e altri a 2,40. Evidentemente c’è qualcuno che fa il furbo. Porterò il ragionamento a livello di Governo» annuncia il leader della Lega.

La sinistra soffia sul vento del malcontento e mette in difficoltà la maggioranza. L’aumento del prezzo della benzina può avere un effetto a cascata, aprendo la strada alle proteste da parte di famiglie, autotrasportatori e imprenditori.

La “piazza calda” è in agguato. È bene però chiarire alcuni punti.

Il governo Meloni non ha aumentato alcuna accise sulla benzina. In realtà ha deciso di non prorogare lo sconto sulle accise di 25 centesimi, inizialmente introdotto dal governo Draghi nel marzo del 2021, per tamponare l’effetto dei rincari. Si trattava, comunque, di una misura temporanea che via via andava ridotta, fino all’eliminazione. Ed infatti già nel mese di dicembre lo sconto è stato ridotto a 15 centesimi.

Nella finanziaria, appena varata dall’Esecutivo, la misura sparisce. Cancellata. Mancano le coperture economiche. “Impossibile sostenere una misura che costerebbe circa 1 miliardo al mese”, fanno sapere fonti della maggioranza. Quelle risorse saranno dirottate verso bonus elettricità e carta sociale per la spesa. E poi c’è stata un’altra valutazione: il prezzo del petrolio è calato. È ritornato a una quotazione pre-guerra.

Ma la speculazione non si ferma. E soprattutto Meloni non si aspettava un’impennata improvvisa che generasse un’onda di proteste.

Si deve correre ai ripari: «Il prezzo dei carburanti sopra i 2 euro? Oggi è solo speculazione» – spiega il titolare dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. «Ma se i rialzi dovessero essere strutturali – assicura Fratin – il governo è pronto a intervenire di nuovo. Quando è stato previsto il primo intervento sulle accise, con il precedente governo, ero vice ministro per lo Sviluppo economico – spiega – È stato fatto perché ci rendevamo conto che il prezzo sopra i due euro al litro era insostenibile per le famiglie e le imprese.

In fase di approvazione della Legge di Bilancio abbiamo fatto un esame delle priorità e in questo ragionamento abbiamo deciso di intervenire stanziando 21 miliardi di euro contro il caro bollette. Con i livelli attuali di prezzo del gas e del petrolio, io credo che un eventuale sforamento dei 2 euro sarebbe solo speculazione. E comunque, se il prezzo dei carburanti dovesse tornare a crescere in modo stabile e significativo, il governo è pronto a intervenire».

L’esecutivo attende. E intanto i social si riempiono di foto con i prezzi (alle stelle) di gasolio, benzina e diesel. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti manda le Fiamme gialle per verificare eventuali speculazioni. Un annuncio più che un’azione concreta. La carta di riserva, sul tavolo dell’esecutivo, è la reintroduzione dello sconto sulle accise. Ma non subito. Ora si proverà a reggere l’urto.