La Settimana Politica

Il centrodestra perde la Sardegna per 1600 voti, ora l’Abruzzo fa paura. Tutti i leader a Pescara

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Una manifestazione provvidenziale, quella di sabato sera a Toronto di militanti pro Palestina che ha costretto il Primo ministro canadese Justin Trudeau ad annullare la serata di gala a una galleria d’arte dove numerosi italo-canadesi si erano messi in fila per incontrare la premier Giorgia Meloni. Dopo due ore di attesa, il presidente del Consiglio italiano si è trasferita a tutta velocità all’aeroporto per fare ritorno in Italia.

Non c’è tempo da perdere: il 10 marzo è alle porte e bisogna mettere in sicurezza il voto in Abruzzo, dove il bis del meloniano di ferro Marco Marsilio è tutto tranne che scontato. Tra gli ultimi sondaggi realizzati prima dello stop pre-elettorale, quello di Winpoll certifica il sostanziale aggancio del campo extralargo che sostiene lo sfidante Luciano D’Amico, ex rettore dell’Università di Teramo: Pd, Cinque stelle, Azione e Italia Viva vengono accreditati del 49,4% contro il 50,6% del presidente uscente.

Dopo la sconfitta sarda, che con il ricalcolo del Tribunale di Cagliari sta bruciando un po’ di meno ma su cui ormai il centrodestra non sembra più intenzionato a chiedere il riconteggio (chiuse anche le 19 sezioni mancanti, il margine è sceso da 3mila a 1600 voti), l’obiettivo della maggioranza di governo è dimostrare che la vittoria di Alessandra Todde (che venerdì 8 marzo arriverà in Abruzzo per chiudere la campagna del centrosinistra) è stata un incidente di percorso isolato.

Martedì tutti i leader del centrodestra si ritroveranno su un palco per tirare la volata a Marsilio. Il ministro e leader leghista Matteo Salvini ne è convinto:

«Il centrodestra vincerà largamente e la Lega andrà in doppia cifra»

ha detto durante la sua visita nel teramano, tirando poi fuori dal cilindro il coniglio dello svincolo autostradale sulla A24 a Montorio al Vomano:

«Sarà inaugurato entro il prossimo inverno»

ha affermato il titolare dei Trasporti e Infrastrutture.

Su queste ultime, nella fattispecie sul raddoppio ferroviario della linea Roma-Pescara, è arrivato l’attacco del segretario Pd Elly Schlein, che ha rispolverato l’aneddoto del leggendario sindaco di Napoli del dopoguerra Achille Lauro, l’armatore che regalava ai suoi elettori la scarpa sinistra promettendo quella destra solo dopo il voto.

Il Governo Meloni prima taglia le risorse per la Roma-Pescara dal Pnrr, poi a pochi giorni dal voto magicamente dicono di averle ritrovate da fondi Fsc, sottraendoli però ad altri progetti per l’Abruzzo

ha scritto sui suoi canali social la Schlein, che assieme a Pierluigi Bersani – con cui aveva fatto coppia nel fortunato tour elettorale in Sardegna – tornerà in Abruzzo il 6 e il 7 marzo.

Anche Giuseppe Conte si sta facendo notare per il suo attivismo all’ombra del Gran Sasso, dall’Aquila alla Marsica passando per Chieti e Teramo; il leader grillino intravede una “rimonta in corso che si percepisce, forte” in un territorio dove

«la sanità è allo sbando, ci sono carenze infrastrutturali e scelte disastrose contro ambiente e paesaggio».

Il leader di Azione Carlo Calenda oggi all’Aquila è tornato sulla polemica della Roma-Pescara:

«Provate a non votare chi vi leva una ferrovia e ve la rimette a seconda del ciclo elettorale come ha fatto Meloni. Quella roba lì non è seria. Se comparate il curriculum vitae di D’Amico con quello di Marsilio non c’è storia. E D’Amico non è un pericoloso maoista, è un liberale progressista»

Ma, poiché in cauda venenum, Calenda chiude definitivamente a un’ipotesi di campo largo fuori dall’Abruzzo:

«È teatro. Siamo insieme qui solo perché il candidato è bravo»

Insomma, l’Abruzzo rischia di diventare decisivo per entrambe le coalizioni.