La Settimana Politica

IRPEF e flat tax, la riforma del Fisco comincia il suo viaggio

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di Pasquale Napolitano

La partita sulla delega fiscale entra nel vivo. Dopo gli annunci, si fa sul serio. La legge delega per riformare il Fisco, varata dal Consiglio dei ministri e messa a punto dal viceministro del Tesoro Maurizio Leo, procede spedita nell’iter per il via libera in Parlamento.

Si parte dalla Camera. Venerdì c’è stato il primo step con il deposito degli emendamenti. Ora la maggioranza inizierà un lavoro di selezione. Dalle scelte si capirà l’orientamento della politica fiscale del governo Meloni.

Per ora l’unico tratto distintivo è stato il taglio del cuneo fiscale. Ma con la riforma del Fisco Meloni e la maggioranza si giocano un pezzo della propria credibilità.

Su due punti l’esecutivo dovrà dare prova della sterzata alle tasse: semplificazione Irpef e flat tax. Sono i due cavalli di battaglia delle due forze che si contendono il tesoretto della legge delega: Lega (flat tax) e FdI (semplificazione Irpef). Il governo punta ad una riforma dell’Irpef su tre aliquote – l’asticella verrà fissata in relazione alle risorse disponibili – in vista della successiva introduzione della flat tax.

I sindacati, in attesa di capire meglio come saranno calibrate le aliquote, sono fortemente contrari all’introduzione della flat tax, perché andrebbe a vantaggio dei redditi alti mentre per Cgil, Cisl e Uil va garantita la progressività dell’imposizione fiscale prevista dalla Costituzione, a tutela dei redditi più bassi. I sindacati sollecitano una forte riduzione delle tasse a vantaggio di lavoratori dipendenti e pensionati, “quelli che pagano fino all’ultimo centesimo le tasse”.

Il governo sta cercando di evitare lo sciopero generale evocato da Maurizio Landini e ha fissato per il 30 maggio un vertice con i sindacati.

«Sentiremo cosa intende rispondere alle nostre piattaforme e alle richieste che arrivano anche dalle piazze. Se le prime manifestazioni producono il fatto che il governo riapre il confronto, bene, è quello che chiediamo. Però il punto, adesso, sono i contenuti e le risposte», taglia corto Landini che tiene sul tavolo l’arma della mobilitazione generale.

Ma sulla riforma del Fisco si addensano i dubbi di Bankitalia. Il Capo del Servizio assistenza e consulenza fiscale della Banca d’Italia Giacomo Ricotti in audizione alla commissione finanze della Camera ha bocciato le misure: «Molti degli interventi prefigurati comporteranno perdite di gettito. Al momento coperture sono previste solo per il superamento dell’Irap attraverso la nuova sovraimposta all’Ires».

Per Ricotti «non è chiaro né quali incentivi fiscali saranno oggetto della razionalizzazione, né quindi l’entità delle risorse che potranno essere recuperate». Ricotti ha aggiunto come «stanti i vincoli di finanza pubblica», «l’obiettivo principale» della delega fiscale «dovrebbe essere quello di pervenire a una diversa ripartizione del prelievo complessivo. Sotto il profilo dell’equità ciò significherebbe ridurre il prelievo sui contribuenti in regola recuperando risorse con il contrasto all’evasione».

«Nell’ottica dello stimolo alla crescita economica, andrebbe spostato l’onere tributario dai fattori produttivi (lavoro e capitale) alle rendite e ai consumi».

Il cammino si preannuncia in salita. Ma Meloni ha l’obbligo di arrivare in cima.