La Settimana Politica

La piazza che spiazza la politica

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di Silvio Magnozzi

La manifestazione del Partito democratico a Roma, in Piazza del Popolo, sabato scorso, ha aperto un singolare dibattito in Italia: 50mila persone, questo il numero dato dalle cronache, sono tante o sono poche? È stato un successo oppure no?

Ovvie anche le posizioni in questo dibattere: dal Pd dicono che è stato un successo dell’opposizione e un rilancio per le sue critiche all’operato del governo Meloni. Dal centrodestra sostengono il contrario, ovvero che non sia stata un successo.

Un manicheismo politico facile che però non deve fuorviare il ragionamento su quello che appare come un ritorno sulla scena della piazza e non solo in Italia ma in diversi Paesi europei, per motivazioni diverse: in Spagna contro il socialista Sanchez, in Gran Bretagna e in Francia sul tema della Palestina e della guerra innescata dall’attacco di Hamas a Israele e via discorrendo.

Ma restiamo all’Italia. Non è stata una manifestazione oceanica quella del Pd ma di certo, nella crisi di appeal che sta attraversando la sinistra, può rappresentare una svolta, non soltanto per la leadership di Elly Schlein nel Partito democratico ma anche per il rilancio dell’idea di un “campo largo”, definizione poco sexy per descrivere la necessità di mettere insieme le forze d’opposizione di centrosinistra, dallo stesso Pd ai 5 Stelle di Giuseppe Conte alla Sinistra.

Tanto poco infatti son risultati efficaci in questi mesi gli interventi e le apparizioni televisive degli esponenti dell’opposizione nei diversi talk nazionali, tanto più è sembrata invece coerente e mirata la manifestazione di sabato scorso.

Da qui a dire che basti la piazza ce ne corre anche se il governo di centrodestra non può ignorarla, non per averne timore politico o farsi condizionare in negativo bensì per trovare gli stimoli e la spinta per realizzare il proprio programma di governo, tenendo fede alle proposte presentate agli elettori nel 2022.

In queste settimane infatti, la maggioranza di centrodestra sta facendo i conti con le poche risorse a disposizione che non consentono di ridurre le tasse in maniera sensibile, che non permettono di realizzare da subito l’impegno preso sulle pensioni e via di seguito.

Ovviamente la piazza di centrosinistra, se da un lato punge la maggioranza, dall’altro deve far riflettere lo stesso Pd, i 5 Stelle e, allargando la nostra analisi, pure i sindacati. Non sarà infatti con tanti scioperi sparsi o con più piazza che il programma del centrosinistra potrà diventare seducente per gli elettori e le elettrici del Belpaese.

Per il futuro, campo largo o no, le opposizioni dovranno perciò lavorare sulla concretezza dei loro programmi, dalla questione immigrazione alle tasse, dal tema delle pensioni alla posizione dell’Italia rispetto alle guerre sparse per il Mondo. In attesa che questo avvenga, la piazza di sabato scorso rappresenta un buon rilancio per la crisi delle opposizioni. Renderlo stabile spetta adesso ai leader del centrosinistra, a cominciare da Elly Schlein. Per non restare spiazzati