La Settimana Politica

L’anarchico che rilancia il consenso alla Meloni

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di Pasquale Napolitano

Il caso Cospito-Donzelli-Delmastro è manna dal cielo per Fratelli d’Italia e il premier Giorgia Meloni. I sondaggi ritornano a sorridere al partito di governo, dopo le ultime due settimane di flessione per via del dossier carburanti.

Dalle parti di FdI la sintesi è semplice: “Basterebbe un Cospito al giorno per togliere l’opposizione di torno”. Ma non c’è solo il dato elettorale, che comunque segna un assist per FdI nel rush finale della campagna per Lazio e Lombardia. C’è soprattutto l’aspetto politico.

La linea adottata dai meloniani solleva dubbi in Forza Italia. Non è una critica di merito. FI e Lega sono schieratissimi in difesa del 41 bis e contro ogni scappatoia per anarchici, terroristi e mafiosi. Ma il punto è di metodo. Dagli ambienti azzurri ragionano sul fatto che “non si possa usare un’istituzione (il ministero della Giustizia) per battaglia politica”.

Ci vuole più aplomb istituzionale. La Lega si tira fuori da ogni polemica. E si limita ad appoggiare la linea meloniana. Facendo trapelare una battuta al veleno: «Non sono abituati a essere forza di governo». Il saldo per il Carroccio è pari a zero. Nulla da guadagnare. Nulla da perdere. Matteo Salvini si è tenuto lontano dalle polemiche alimentate dal caso Cospito.

È Forza Italia che freme. Piuttosto una parte di FI potrebbe essere tentata dall’idea di flirtare con quel vento garantista. E lo stesso Nordio sa, per sua storia, di non poter mantenere all’infinito una posizione dura.

Ed ecco che tutto ritorna sempre allo stesso dossier: la Giustizia. Che alla lunga può diventare il tallone d’Achille della maggioranza. Prima le intercettazioni. Ora il braccio di ferro potrebbe riguardare la permanenza nei propri ruoli di Donzelli e Delmastro.

A Roma l’inchiesta sulle rivelazioni dei due esponenti di FdI muove i primi passi. Il primo (Donzelli) è vicepresidente del Copasir. Il secondo (Delmastro) è sottosegretario alla Giustizia. si ipotizza la rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio. Nei giorni scorsi a piazzale Clodio sono stati sentiti come persone informate sui fatti il capo del Dap Giovanni Russo, l’ex capo del Gom Mauro D’Amico e l’attuale direttore del Gruppo Operativo Mobile Augusto Zaccariello.

Un’inchiesta che va avanti su due ‘binari’: oltre a lavorare sulla ricostruzione dei fatti i magistrati stanno studiando documenti e materiale utile a inquadrare il funzionamento delle notizie acquisite in carcere nel regime di 41bis e le norme che ne regolano la loro divulgazione.

Materiale tecnico-conoscitivo che lo stesso Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, con il Nucleo investigativo centrale (Nic) e con il Gruppo Operativo Mobile (Gom), ha messo a disposizione di chi indaga.

Le opposizioni chiedono le dimissioni di Donzelli e Delmastro. È pronta una mozione di censura per i due. Il premier li blinda: «Non penso che ci sia bisogno di dimissioni. La Procura fa il suo lavoro e il ministero della Giustizia ha più volte detto che non c’erano documenti coperti da segreto.

Mi pare che queste informazioni ‘sensibili’ fossero già presenti sui quotidiani, dunque non ho ragione di dire che ciò che sta sulla stampa non possa andare in Parlamento». Donzelli e Delmastro non si toccano, in sintesi. E così il capo di FdI lancia un segnale chiaro anche agli alleati: niente scherzi.