La Settimana Politica

Le Pmi della difesa alla sfida del futuro

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di Chiara Giannini 

Sottosegretario, quanto sono importanti le piccole medie imprese del settore Difesa in questo momento, considerando anche i nuovi mercati legati alla futura ricostruzione dellUcraina?

A livello europeo parliamo di circa 2.500 Pmi legate al settore Difesa. Sono realtà fondamentali che vanno tutelate attraverso fatti e in sinergia con le grandi aziende del settore, ricorrendo anche a interventi diretti sul capitale e sull’azionariato delle Pmi. Ogni iniziativa finalizzata a proteggerle e metterle in sicurezza, anche da eventuali tentativi di scalate ostili provenienti dall’estero o da investitori poco graditi, darebbe un contributo concreto al rafforzamento della supply chain e al raggiungimento della sovranità tecnologica nazionale. L’Ue deve prepararsi al meglio alle sfide emergenti provvedendo a proteggersi dalle minacce ibride, rafforzando la dimensione di sicurezza e difesa, accrescendo la mobilità militare nel Vecchio continente e dando seguito agli investimenti racchiusi nella cosiddetta Bussola Strategica, risorse intellettive e creative con le sue aziende per la Difesa tra cui le numerose Pmi, affinché sia un processo vincente e stimolante per il bene non solo della Difesa e della sicurezza nazionale, ma anche per l’economia del Paese, del Sistema Italia. L’Ucraina ha cambiato lo scenario di sicurezza globale, per il quale sarà ancora più necessario affrontare le necessità e potenziare le capacità di agire della Difesa.

Si sta puntando al raggiungimento del 2% del Pil entro il 2028 per quel che riguarda le spese militari. È un obiettivo raggiungibile?

L’azione di governo è orientata ad ammodernare ed innovare le nostre Forze armate per renderle capaci di operare nel futuro ambiente operativo multidominio, in cui esercitare efficacemente l’azione degli strumenti del potere nazionale. Per questo è necessario assicurare gli investimenti per dotare le forze armate delle capacità per operare nel futuro contesto interconnesso. Ciò è in linea con l’evoluzione dottrinale della Nato, che considera il concetto Multi-Domain Operations come il futuro della capacità di riposta dell’Alleanza. L’Italia è tra i primissimi contributori alle operazioni dell’Alleanza assieme a Stati Uniti e Germania. Nel Summit del 2014 in Galles gli Stati membri della Nato hanno assunto l’impegno di incrementare le proprie spese per la difesa fino al raggiungimento dell’obiettivo del 2% del Pil. Il governo si è già formalmente impegnato ad avviare l’incremento delle spese per la difesa nella direzione indicata. Più che l’importo dei finanziamenti, un risultato da conseguire è rappresentato dalla certezza e dalla stabilità della programmazione finanziaria, affinché il rinnovamento dello strumento militare si possa sviluppare in modo ordinato, assicurando il soddisfacimento delle esigenze delle Forze armate e fornendo un più profondo orizzonte programmatico alle industrie nazionali di settore.

Nellambito della Difesa, quali sono i settori in cui servono maggiori investimenti e perché?

Ora si parla di multidominio ed è in quella direzione che andranno i maggiori investimenti. Un faro guida è sicuramente il Fondo di Innovazione della Nato, il primo fondo di capitale di rischio a partecipazione multisovrana al mondo che investirà 1 miliardo di euro in start-up in fase iniziale e in altri fondi di capitale di rischio che sviluppano tecnologie emergenti a duplice uso prioritarie per la Nato. Ovvio che gli investimenti innovativi sono fondamentali, ma non si può prescindere dalla supply chain, dalla logistica, non possiamo essere “a corto” di munizioni e proprio il 3 maggio scorso è arrivata la notizia da Bruxelles dell’approvazione del Piano Ue per aumentare le capacità di produzione delle munizioni. E in questo Piano, ci siamo anche noi.

Sovranità tecnologica e Polo nazionale della Dimensione subacquea  per affermare la leadership italiana nellunderwater. Che può dirci del nuovo polo di La Spezia?

È un progetto che ho molto a cuore, fondamentale per rafforzare ricerca e innovazione nel dominio sottomarino e per mettere quest’ultimo in sicurezza al fine di favorire anche le opportunità industriali ed economiche; verrà inaugurato il prossimo 9 giugno a La Spezia. Dopo l’individuazione della location andranno avviate iniziative per ricercare idonee risorse economiche necessarie alla realizzazione dei progetti individuati nel Piano Nazionale della Ricerca Militare (Pnrm) attinenti al cluster underwater, per dare concreta e tempestiva applicazione agli obiettivi da perseguire. Parallelamente si dovrà sostenere l’eccellenza del settore, rappresentata dalla filiera delle piccole e medie imprese, da coinvolgere direttamente nei programmi.

Missioni militari allestero. Il governo le rinnova e ne autorizza altre quattro. Quali sono le nuove e in che cosa saranno impegnati i nostri militari?

L’Italia, in considerazione del quadro instabile e aggravato dal conflitto russo ucraino, continua a operare nella zona del cosiddetto Mediterraneo allargato. Al di fuori di esso verrà mantenuta una presenza navale nell’area indo-pacifica. Ci saranno poi 4 nuove missioni in aree di grande interesse nazionale e strategico: i nostri militari assisteranno e supporteranno Paesi in difficoltà (Burkina Faso, Niger, Ucraina) o ne proteggeranno le frontiere (Libia). Sono missioni di capacity building ed interesseranno non solo gli aspetti militari, ma anche le attività per accompagnare uno Stato in crisi verso la pace e la sicurezza dei propri cittadini.