La Settimana Politica

Meloni in Usa e Canada: un tranquillo weekend di precisazioni

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Una notizia buona, una inattesa e una precisazione (anche se molti non esitano a definirla un vero e proprio dietrofront) che distende formalmente i rapporti col Quirinale dopo le dichiarazioni irrituali degli scorsi giorni per le quali lo stesso Colle aveva manifestato “stupore”.

Il fine settimana oltreoceano della premier Giorgia Meloni si è concluso con un bilancio tutto sommato positivo, più sul versante interno che su quello della diplomazia internazionale, da cui non è uscito nulla di clamorosamente diverso rispetto a quanto previsto alla partenza.

La fine dell’odissea giudiziaria di Chico Forti, l’imprenditore italiano in carcere da 25 anni negli USA con l’accusa di omicidio (lui si è sempre professato innocente) e che entro aprile finalmente tornerà in Italia, a Trento, a scontare la pena, di certo è una bella medaglia diplomatica che l’attuale governo può appuntarsi al petto. Dopo l’incontro a Washington col presidente americano Biden, nel punto stampa fatto a Toronto al termine del bilaterale col primo ministro canadese Trudeau – che nel 2025 raccoglierà il testimone proprio dall’Italia della Presidenza di turno del G7 – la notizia è stata però subito scalzata dalla rettifica che il Presidente del Consiglio ha voluto fare in merito alla parole del Capo dello Stato Sergio Mattarella sulle manganellate al corteo di Pisa. Meloni ha corretto il tiro: non mi riferivo al Quirinale quando parlavo di “istituzioni”, questo il senso, ma ai parlamentari della sinistra.

«Con il Colle i miei rapporti sono ottimi» ha continuato la premier: «Ci sono tentativi di incrinare le nostre relazioni per mascherare la contrarietà alla riforma del premierato e non mi sembra corretto utilizzare la figura del Presidente della Repubblica per questo scopo»

Quindi con chi ce l’aveva? Con l’opposizione, ovviamente,

«capace di criticare sempre e mai di difendere le forze dell’ordine. Certo, è meglio non usare i manganelli e qualche errore c’è stato – ha ammesso – ma non tocca a me fare valutazioni in merito»

In realtà la prassi distensiva è apparsa a molti una necessità più che altro protocollare, dato che subito dopo Meloni ha rincarato ancora la dose sulla discussa riforma costituzionale del premierato:

«Ditemi quali sono i poteri del Capo dello Stato che verrebbero limitati? Per me restano tutti fermi e immutati»

A chi le fa notare che il nodo dello scioglimento delle camere è quello più dibattuto la premier non ha dubbi:

«Si vuole creare uno scontro con il Colle perché la sinistra non ha il coraggio di dire che non vuole che siano gli italiani a scegliere da chi farsi rappresentare»

E proprio sulla rappresentanza elettorale Meloni può togliersi l’ultimo sassolino dalla scarpa: lo scrutinio del Tribunale di Cagliari ha ridotto sensibilmente lo scarto di voti con cui Alessandra Todde ha conquistato la regione Sardegna domenica scorsa. FdI gongola: se il distacco scende sotto i mille voti chiederemo il riconteggio, dicono da via della Scrofa. Da Toronto Giorgia Meloni si è detta cauta: “Vediamo come procede. Le cose comunque sembrano essere andate meglio di come si pensava”. Insomma, non è detta l’ultima parola. E dal tono della premier si intuisce che se si dovesse andare al riconteggio, l’operazione avrebbe quasi sicuramente un effetto esplosivo. Un bel ritorno a Roma.