La Settimana Politica

Qatargate: lo scandalo UE che trafigge la sinistra italiana

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di Pasquale Napolitano

Il Qatargate mescola sesso, soldi e politica. Gli ingredienti perfetti della spy story che travolge la sinistra, tirando dentro il Partito democratico. La Procura di Bruxelles scoperchia il pentolone su un gigantesco giro di mazzette e valigie piene di banconote tra emissari del Qatar e politici. Dove si intrecciano relazioni sentimentali e interessi economici. Dove sangue, soldi e sesso trovano un punto di fusione.

Scopo della corruzione, secondo i magistrati belgi, sarebbe stato il tentativo da parte dell’emirato di Doha di indirizzare e addolcire gli orientamenti del Parlamento europeo sulle violazioni di diritti e libertà del Qatar alla vigilia del mondiale.

Una storia che rievoca la tangentopoli italiana e che mette in discussione la credibilità dell’Istituzione europea.

Per ora l’indagine fa registrare quattro arresti convalidati: la vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili, l’ex eurodeputato Antonio Panzeri, l’assistente parlamentare Francesco Giorgi, compagno della Kaili, e Niccolò Figà-Talamanca della Ong No peace without justice. Nel weekend è stata perquisita l’abitazione a Bruxelles dell’eurodeputato socialista Marc Tarabella. Il presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, è rientrata apposta da Malta a Bruxelles per essere presente alla perquisizione. L’articolo 59 della Costituzione belga prevede infatti la presenza del presidente del Parlamento di appartenenza in caso di perquisizione di un eletto in Belgio.

Al netto dell’inchiesta giudiziaria, che galoppa e promette nuovi clamorosi sviluppi, il Qatargate colpisce al cuore la sinistra italiana. La trafigge sulla “questione morale” e sui diritti.

750mila euro in tagli da 20 e 50 euro sono stati sequestrati ad Eva Kaili, icona del nuovo rinascimento della sinistra europea. Nemmeno Duilio Poggiolini, l’ex direttore generale del settore farmaceutico del ministero della Sanità ai tempi di Mani Pulite, era arrivato a tanto.

L’imbarazzo al Nazareno è palpabile. Enrico Letta non commenta. Paolo Gentiloni parla di “danno irreparabile”. Mentre fioccano smentite e distinguo da parte dei politici del Pd beccati in simpatia con il Qatar. Antonio Panzeri, uno degli uomini chiave dell’inchiesta, è stato a lungo un fedelissimo dell’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema.

Il lider Maximo non è coinvolto. Ma c’è un altro filo rosso che porta da D’Alema al Qatar. Oltre al vecchio legame politico con Panzeri c’è la raffineria Lukoil di Priolo. Il governo italiano è a caccia di imprese interessate all’acquisto. Per ora, l’unica cordata che si è fatta avanti in maniera ufficiale è stata quella guidata dal fondo Usa Crossbridge. A sorpresa, però, ci sarebbe un secondo gruppo interessato all’affare, una seconda cordata – si legge sul Corriere della Sera – che come perno ha l’uomo d’affari qatarino Ghanim Bin Saad Al Saad, a fianco di investitori italiani, ed è stata presentata al governo da un team di consulenti che comprende anche Massimo D’Alema.

Il Qatar ha trovato nella sinistra italiana la sponda per i propri affari in Occidente? E poi eccolo, l’altro punto di contatto tra il Pd e il Qatar: Francesco Giorgi, arrestato nell’inchiesta, è l’assistente parlamentare di Andrea Cozzolino, eurodeputato del Pd. Una storia opaca che parte dall’Italia e arriva in Qatar, passando per Bruxelles. Ma che sembra ritornare in Italia, seguendo l’odore dei soldi.