Le opinioni

La IA non sostituirà l’essere umano

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di Alessandro Paciello (Formatore e Opinionista – Presidente Aida Partners e Innovazione Circolare) 

Può l’Intelligenza Artificiale garantire all’umanità un futuro migliore, più felice? Secondo i fautori del cosiddetto transumanesimo, come Yuval Harari e Laurent Alexandre, diventare sovraumani e perciò potenzialmente immortali, ibridi tra l’essere vivente e quello artificiale, è la concreta e auspicata possibilità.

Personalmente, sono terrorizzato da una simile evenienza. Eppure, sta prendendo piede in parte dell’opinione pubblica mondiale una voglia di essere governati da una entità superiore che ha sostituito in questi ultimi anni quella Divina: è la fede negli “algoritmi” quella che si sta imponendo in una società malata di desiderio innaturale di immortalità, pregna di terrore della morte, che ha deciso di non vivere per non morire. Un’umanità che si oppone ormai alla trascendenza e al credo in una immortalità dell’anima, ponendo fiducia, invece, in una scienza che porti a una impossibile immortalità del corpo.

Ed è così che la fede nella tecnocrazia scientifica, quella degli esperti – che tali non dimostrano di essere viste le continue contraddizioni nelle quali frequentemente e clamorosamente cadono – si afferma affiancata a quella dell’Intelligenza Artificiale che qualcuno brama prenda il posto di quella umana. Insomma, una società governata dalle macchine digitali, dagli algoritmi, controllata dai chip posti sotto pelle; dai riconoscimenti facciali e oculari che, non a caso, prendono il posto dell’anima per identificarci dopo un’uniformità imposta dall’alto per poi distinguerci solo in base a numeri e codici a barre. Ormai, non è più l’allarme di qualche sboccato falso complottista da circo – invero colluso con il Sistema di potere in auge – ma realtà voluta da società tecnologiche – le cosiddette big-tech – in diverse parti del Mondo, promosse per altro da molti Governi, da queste infiltrati e comprati. È ovvio che non possiamo rinunciare ai progressi della tecnica e ai miglioramenti che questi hanno portato nella nostra vita: basti pensare alla chirurgia di precisione, ai processi produttivi, alla sostituzione delle macchine nei lavori usuranti prima praticati dagli umani.

Ma nella predizione e nell’auspicio di alcuni pensatori e autori transumani si va oltre, verso una sostituzione delle macchine all’Uomo nel governo della nostra vita. Il che vorrebbe dire non più esistere, ma funzionare, esattamente come ci si aspetterebbe da una macchina. Ecco perché si parla di andare oltre l’umano, cioè di transumanesimo.

Del resto, basta leggere il libro di Klaus Schwab, fondatore del World Economic Forum, kermesse “plasticosamente artificiale” che si tiene annualmente a Davos in Svizzera, La Quarta Rivoluzione Industriale (appunto la rivoluzione della IA, ndr), per rendersi conto dell’agenda del cosiddetto Grande Reset che contiene queste indicazioni e ne profetizza la realtà a brevissima scadenza.

Ma, in fondo, che cos’è la IA? È giusto definirla intelligenza? Credo sia fuorviante perché, anche se ha una capacità di calcolo decisamente più elevata rispetto a quella di un umano, le manca la capacità di dare un senso a quanto elabora.

Perché l’Intelligenza Artificiale, a differenza dell’Essere Umano, non ha la coscienza di sé, il che la rende forse più oggettiva nelle sue scelte ma, all’opposto, disumana nelle sue elaborazioni. Come contrastare l’avvento di un’umanità schiavizzata dagli algoritmi? Le parole d’ordine sono tutte riconducibili a un neo-umanesimo – un nuovo modo di concepire la società – indispensabile in un periodo di passaggio epocale come quello che stiamo attraversando e a cui non è detto che riusciremo a sopravvivere, visti gli avvenimenti soprattutto degli ultimi tre anni: «Giustizia, Verità, Bellezza e soprattutto Amore», elencava Adriano Olivetti definendoli i Valori Spirituali indispensabili all’evoluzione umana e che io non mi stancherò mai di ricordare nei miei interventi.

Ciò significa ridare valore all’intelligenza umana multi valoriale che comprende le passioni, le pulsioni, i sentimenti, i vissuti con le relative tradizioni; recuperare un sano concetto di etica, nel desiderio di conoscere e dare un senso a quanto si vive. C’è poi un’ereditarietà che viene dalle storie familiari e dai geni trasmessi di padre in figlio e dalla relativa cultura della conoscenza. Di conseguenza, l’intelligenza così definita non è replicabile al di fuori del corpo e dell’anima. Prendete quanto sta avvenendo nel campo che meglio conosco per questioni professionali, quello della comunicazione.

È indubbio che la comunicazione sia una leva potente. Forse l’arma più potente nelle mani del Potere. Nei Golpe militari degli anni ‘70, i primi siti che si occupavano non erano quelli militari, ma le stazioni radio-televisive. Che senso dell’etica può avere una comunicazione che si è lavata la coscienza privandosi della visione critica e laterale, utilizzando piattaforme digitali per gestire le masse, che ha quindi escluso il lavoro dell’essere umano per sostituirlo con gli algoritmi? Il tema è complesso e nodale e merita dibattito e approfondimenti, perché qui si gioca il futuro spirituale della razza umana.