Le opinioni

Serve una transizione vera che riporti al centro l’Uomo

Scritto il

di Alessandro Paciello
(Opinionista e consulente di comunicazione)

Sono gli anni dei nuovi modi di dire dettati da un mainstream ideologico e mediatico senza precedenti e senza opposizioni. Tra questi, c’è il pervasivo e ormai stucchevole “transizione ecologica”.

Infatti, dopo decenni in cui chi si occupava di ambiente e della difesa dell’ecosistema, veniva denigrato, ridicolizzato alla stregua di un sognatore reazionario, anacronistico “figlio dei fiori”, oggi siamo repentinamente precipitati nell’epoca della “transizione ecologica” che se non si attua immediatamente ci lascerà ben pochi anni di sopravvivenza, schiantati sotto i colpi degli inarrestabili cambiamenti climatici.

O, almeno, così dicono gli “esperti”, aggettivo con cui oggi viene premiato chiunque si presenti in un salotto televisivo per sostenere ciò che viene pagato per dire, in nome di non meglio definiti paradigmi scientifici, storici, economici che qualcuno intende – chissà con quale presunzione – “indiscutibili”.

Ed ecco perciò avanzare a grandi passi l’ideologia dell’ambientalismo tecnocratico, fideisticamente abbarbicato alle scoperte scientifiche che renderanno il Pianeta un nuovo Eden, a prescindere dal cambiamento culturale dei suoi abitanti, il cui destino non è poi in fondo così importante per chi detiene il potere, arricchendosi sull’onda delle emotività popolari eterocondotte e gestite.

Invece, se vogliamo salvare il mondo, dobbiamo renderci conto che non è più tempo per un ambientalismo che si dimentica dell’Uomo; per un ambientalismo che punta al “transumano” invece che al “neoumano”. Per un ambientalismo che si preoccupa solo di energie rinnovabili e non si occupa più della principale energia che permette la vita dell’uomo: la propria, di cui Madre Natura ci ha dotato. Non è più tempo per un ambientalismo che punta alle poltrone politiche e si dimentica della gente e del rapporto fra questa e la Natura, perché ha perso la visione della natura stessa dell’essere umano. Non è più tempo di un ambientalismo di facciata, finto democratico e colluso con il potere finanziario per il quale la “transizione ecologica” è diventato il nuovo affare del Terzo Millennio. Un ambientalismo che punta ai cambiamenti “per decreto” e non a un vera mutazione epocale del paradigma culturale dei popoli.

In fondo, perché il primo genera denaro, il secondo richiede sforzi, cuore, energie, ma scarsi o nulli ritorni economici. Duro puntare sulla diffusione di un’umanocrazia che riporterebbe l’essere umano al centro del dibattito e lo renderebbe vero artefice del suo salvarsi. Una “conversione salvifica”, profonda, duratura e, soprattutto, reale. C’è quindi bisogno di una “umanocrazia”, unica “crazia” degna e in grado di salvare Madre Terra. E non c’è “innovazione” se non si rinnovano prima i valori umani, recuperandoli dalla fogna in cui sono stati man mano spinti da una società opportunisticamente divisiva, “aspirituale”, disumanizzata e, anzi peggio, transumanizzata.

Perché non è più tempo per contrapposizioni, per “dividi et impera”; per “distrazioni di massa” finalizzate a manipolazioni sociali e, successivamente, economiche. Perché non dobbiamo operare nessuna “transizione ecologica”, troppo legata alle soluzioni tecnologiche e all’Intelligenza Artificiale; quanto, invece, una “conversione ecologica” che riscopra l’Essere Umano e il suo essere centrale, nel bene e nel male, nella vita del Pianeta. Primariamente, perciò, lavoriamo tutti insieme per una conversione umana: il recupero di quei valori spirituali che Adriano Olivetti (non proprio l’ultimo degli imprenditori che hanno positivamente segnato il secolo scorso) individuava in: “Bellezza, Giustizia, Verità e, soprattutto, Amore”. Quattro concetti che, nella spiritualità e nel misticismo, coincidono perfettamente tra loro nell’univoco significato.