Nel Mondo delle Pmi

Fondo di garanzia per il credito alle imprese, formazione e aiuti mirati

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di Paolo Cova

Sostegno ai settori, e non solo alle filiere, in un’ottica di condivisione strategica tra diversi attori. Più autonomia e più partecipazione delle regioni nell’attuare il PNRR. Un fondo europeo di garanzia del credito per non soffocare le imprese. Una formazione professionale più vicina alle aziende. Sono alcuni ingredienti della ricetta che Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia, individua per sostenere il ruolo della “locomotiva d’Italia” (e forse d’Europa) in questa fase economica non facile.

Assessore Guidesi, Assolombarda certifica che la Lombardia ha un monte salari generato dalla manifattura pari a 28 miliardi di euro l’anno, oltre un quarto dell’intera industria manifatturiera italiana, superiore a Belgio, Danimarca e Svezia. E che l’export lombardo è pari a 163 miliardi, il doppio di Portogallo o Finlandia. Lei come valuta l’attuale stato di salute dell’economia lombarda?

Lo valuto bene. L’occupazione è praticamente piena (la disoccupazione è al 4,2%, ma un 3,5% di essa è fisiologico). Ci sono difficoltà e limiti provenienti dall’esterno: i tassi, soprattutto. Trovo sbagliata l’attuale politica monetaria della Bce, che mette in grave difficoltà il sistema economico lombardo, che vive di innovazione e quindi di investimenti.

Lei ha parlato di “miracolo lombardo”. Effettivamente Assolombarda prevede a fine 2023 un Pil lombardo a +4,3% rispetto ai livelli pre pandemia, con la Baviera a +0,5%, il Baden Wurttemberg a -0,9% e la Catalogna tornata ai livelli di cinque anni fa…

Dal 2016 al 2019 l’indice di competitività lombarda ha retto bene, come in altre regioni. Noi siamo stati protagonisti anche nel 2019-2022, molto di più rispetto ad altri. Nel manifatturiero abbiamo superato il Baden Wurttemberg. In Germania c’è stagnazione e rischio di recessione.

Con Bruxelles non si riesce proprio a intendersi?

C’è un confronto macroeconomico con le altre regioni d’Europa, ad esempio un’alleanza vivace sull’automotive. Poi tentiamo di portare realismo a Bruxelles.

Ma qual è l’alternativa possibile all’attuale politica della Bce?

L’attuale politica monetaria non dà i risultati sperati. L’inflazione non demorde, pur con cause diverse (costi dell’energia e delle materie prime, speculazione). Se la politica monetaria resta questa tradizionale, essa va allora accompagnata da un Fondo di garanzia sul credito, con fondi Ue, per le imprese e i loro investimenti, come fu fatto già in epoca Covid.

Intanto il Pnrr stenta a decollare, e a lamentarsi sono soprattutto le imprese medie e piccole, che temono di vedere le briciole, se le vedranno…

Sul Pnrr come Regione non siamo stati coinvolti, se non sull’edilizia sanitaria. Sul resto, il governo Conte 2 ha tagliato fuori le Regioni e anche per questo ci sono difficoltà nella messa a terra del Piano. Le Pmi sono state protagoniste nel fornire pronte risposte alla contingenza economica negativa coincisa con pandemia, rincari energetici e delle materie prime, guerra, rialzo dei tassi.

Ha annunciato che cambierà la strategia di sostegno alle imprese. Come?

Su due binari. Strumenti specifici sugli investimenti, la digitalizzazione, l’efficientamento e il credito, come già in passato, che facciano da moltiplicatore, ad esempio per patrimonializzare le Pmi. E poi una strategia nuova, che proprio ora sta passando dalla fase sperimentale a quella realizzativa. Nel rapporto pubblico-privato daremo sostegno ai settori e non più per categorie. Il capofiliera individua una strategia a medio-lungo termine, coinvolge fornitori, banche, università, Its. Noi sosteniamo. Già parlarsi, confrontarsi e condividere la strategia è un valore aggiunto. Vedo un grande potenziale settoriale che faccia da ecosistema per anticipare, come spesso facciamo in Lombardia, le dinamiche dello sviluppo.

In concreto?

Abbiamo già raccolto 35 progetti nei settori più vari (edilizia, acciaio, economia circolare, metaverso, digitalizzazione, formazione, automotive per citarne alcuni) con 700 entità (non solo imprenditoriali) protagoniste. Ora passiamo alla fase operativa, con fondi europei.

Gli imprenditori spesso lamentano di non trovare personale adatto alle esigenze produttive. Cosa si può fare, vista la competenza regionale in materia di formazione?

In Lombardia abbiamo Its e relativi studenti in misura quattro volte superiore all’Italia. Le assunzioni a tempo indeterminato di chi esce da un Its toccano punte del 94% dei casi. Siamo primi in Europa nel “Patto delle competenze” avviato con intelligenza dalla Commissione Ue, che garantisce flessibilità nella formazione rispetto alle esigenze delle aziende. Bisogna rompere il muro che separa formazione e aziende. Anche il governo deve fare la sua parte.

Anche sul cuneo fiscale?

Non solo. Auspico l’introduzione di bonus produttività da defiscalizzare e senza limiti di importo. Va premiato chi garantisce maggior produttività.

Sulle riforme cosa chiedete a Governo e Parlamento?

Ci sta a cuore l’autonomia regionale. Competiamo e collaboriamo con i laender tedeschi e con la Catalogna, che hanno autonomia e competenza fiscale. Se il Paese ha bisogno che la Lombardia faccia da traino, si metta la Lombardia in condizione di trainare.