Nel Mondo delle Pmi

Corallo e cammeo, un know how senza tempo

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di Gianni Lepre, consigliere del ministro della Cultura

Come abbiamo detto più volte, l’eccellenza del Made in Italy affonda le sue radici nella grande tradizione artigianale. Patria di questo settore importante ma controverso è Napoli, culla dell’oreficeria e della gioielleria fin dai tempi di Federico II di Svevia.

Tra i segmenti più importanti e attrattivi della filiera dei preziosi, per la sua mescolanza con l’economia del mare, c’è quello del corallo e del cammeo, la cui patria mondiale è Torre del Greco. Una delle famiglie storiche per questa lavorazione è quella degli Ascione, che dalla metà del XIX secolo, al tempo di Re Ferdinando II di Borbone, portano alta la storia di un settore importante ed ambito.

Le origini della Casa risalgono proprio agli anni del regno di Ferdinando II, quando nel 1855 un giovanissimo e intraprendente Giovanni Ascione decise di avviare a Torre del Greco un’azienda per la trasformazione del corallo grezzo in prodotto finito. Erano gli anni nei quali iniziavano a materializzarsi le grandi potenzialità dei territori della corona e, soprattutto, l’intraprendenza di tanti piccoli imprenditori che contribuivano alla ricchezza e al prestigio del Regno.

Giovanni Ascione è uno di loro, capostipite di una dinastia che ha portato il marchio a fama internazionale. I primi lavori confermarono le potenzialità delle sue idee e aspirazioni. Nelle Esposizioni Internazionali si distinse ottenendo numerosi riconoscimenti, tra cui la medaglia d’oro ad Oporto nel 1865 e quella di bronzo, a Vienna, nel 1873. Dal 1875 Giovanni Ascione ebbe il privilegio di fregiare il marchio aziendale con lo stemma del Re d’Italia Vittorio Emanuele II di Savoia, diventando così fornitore della Real Casa. Nel 1876, dopo il successo ottenuto all’Esposizione Internazionale di Philadelphia dove fu premiata per la bellezza dei gioielli esposti, la manifattura Ascione aprì una filiale a New York gestita dal giovanissimo Domenico, primogenito del fondatore.

All’inizio del nuovo secolo, l’opificio si trasferì dalla vecchia sede del quartiere porto nella centralissima Strada Santa Croce, nel cuore di Torre del Greco. In quegli stessi anni si evidenziò, nella creazione dei gioielli, un approccio più lineare e moderno di impianto decisamente liberty che affiancava ai coralli altri materiali come madreperle, conchiglie, avorio, tartaruga. Inoltre si cominciava ad accostare alla produzione di serie, pur di alta qualità, la realizzazione di pezzi unici per una clientela internazionale sempre più esigente. Nel 1905 Vittorio Emanuele III, nuovo Re d’Italia, conferì alla Giovanni Ascione & Figlio il secondo brevetto Reale.

Dopo la morte del fondatore Giovanni si affermò l’illuminata guida di Giuseppe Ascione, che diede corpo ad un solido organismo aziendale fondato su modernissimi principi. La competenza e sensibilità dei fratelli Ascione si consolidarono in un laboratorio di alto profilo, capace di realizzare delle vere e proprie opere d’arte per le grandi commesse di una clientela molto selezionata, dai più importanti gioiellieri internazionali alla Famiglia Reale e all’aristocrazia. I laboratori divennero luoghi di ricerca e sperimentazione di cui oggi si può solo in parte ricostruire la vastissima produzione: pezzi unici di gioielleria, oggettistica, arredi sacri. A partire dalla seconda metà degli anni trenta del XX secolo, le realizzazioni della manifattura risentirono notevolmente della personalità di Giovanni Ascione (1915-1994), figlio di Giuseppe.

Nell’ambito della produzione, Giovanni si ricavò uno spazio personale che gli consentì di applicare ed affinare le doti di designer. La manifattura compì un salto qualitativo notevole, tanto che ancora oggi le opere di Giovanni Ascione sono note a molti per l’intensa sperimentazione che egli riservava alla lavorazione delle materie e per l’originale estro con cui reinterpretava la tradizione artigiana. Nel contempo, partecipò con interesse alla vita culturale ed artistica dell’epoca, ricevendone impulsi e ispirazioni ben visibili in alcuni suoi gioielli dagli anni trenta fino alla fine degli ottanta del ventesimo secolo.

L’azienda consolidò così la sua attitudine alla creatività ed alla creazione di qualità: artigiani orafi, gioiellieri, cesellatori, sotto la guida di Giovanni, arricchirono di anno in anno il patrimonio di conoscenze tecniche affinando le sensibilità artistiche che rappresentano, ancora oggi, la vera peculiarità di Casa Ascione. Il desiderio di rinnovare il design, valorizzando i materiali adoperati e le tecniche artigianali impiegate, fecero di Giovanni un artista con un percorso creativo unico. Negli anni settanta il suo estro trovò un momento di grande fecondità e l’azienda propose dei campionari innovativi ancora più apprezzabili dati i contesti produttivi dell’epoca. Ma una nuova generazione fa capolino nella storia della dinastia: Giuseppe, Mauro, Caterina, Marco e Giancarlo, i figli di Giovanni Ascione, entrano in azienda e insieme affrontano il delicato passaggio generazionale ed epocale insieme. La proposta stilistica si arricchisce di spunti e suggestioni provenienti dal mondo esterno. A inizio del nuovo millennio vedono la luce collezioni che, facendo propria l’evoluzione del gusto e della moda, sono caratterizzate dall’essenzialità delle linee e dalla purezza delle forme. In questa nuova direzione non solo gioielli, ma anche accessori di moda, oggettistica, pelletterie, arricchiscono le proposte e conquistano ulteriori e significativi spazi per la creatività del gruppo.

Negli ultimi anni l’ingresso nel mercato globale ha dato maggior slancio alla ricerca e a collezioni glamour più disinvolte e giovani, pensate per la modernità ma il cui spirito è ancorato all’ideale di bello e utile che fin dall’era borbonica è stato il must degli Ascione. L’Italia è figlia di queste idee, di questi uomini che hanno fatto la storia industriale del nostro Paese. Non ci hanno lasciato solo l’esempio, ci hanno regalato la speranza in un futuro tutto da immaginare, costruire e preservare.