Nel Mondo delle Pmi

Da Rabat ad Asti per diventare il re dei macchinari per lo spumante

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di Roberta Favrin

Hicham Barida è arrivato trent’anni fa a Canelli, capitale del Moscato e dell’Asti Spumante, per giocare a calcio. Oggi è il secondo produttore al mondo di macchine riempitrici per il Metodo Classico. L’azienda che porta il suo nome esporta tecnologia in tutte le regioni vinicole del mondo: dalla Francia all’Australia, dal Sud Africa all’Argentina. Per fare un nome, tra tanti, basta dire che la californiana Gallo Winery, numero 1 al mondo per produzione, distribuzione e importazione di vino, utilizza le Barida per la sboccatura e l’imbottigliamento dei suoi spumanti.

C’è voluta una buona dose di coraggio e intraprendenza per arrivare a questo risultato. Hicham inizia a conoscere il mondo dell’enomeccanica poco più che ventenne, con le giornate divise tra il pallone, giocato a livello professionistico in Marocco prima di trasferirsi in Italia, e l’officina meccanica. Non ha paura di sporcarsi le mani e non gli manca l’ingegno. Il territorio lo stimola e lo aiuta. Canelli, dove Carlo Gancia nel 1865 ha firmato il primo spumante italiano “champenoise”, fin dagli anni Cinquanta è un fermento di aziende meccaniche che lavorano per la filiera del vino e via via si specializzano nel packaging che copre l’intero settore del beverage, per arrivare all’alimentare e alla farmaceutica.

Nel 2000 Hicham decide di mettersi in proprio e con il fratello Adil apre un’attività per le lavorazioni in conto terzi. L’esordio è in un garage, ma presto il lavoro aumenta: le aziende canellesi riconoscono ai Barida «serietà e correttezza». Per esaudire gli ordini serve un capannone e a quel punto Hicham decide di fare qualcosa di suo, una lavorazione che ancora non fosse presente a Canelli «per rispetto e correttezza verso chi mi aveva dato fiducia e lavoro». Lo sguardo va all’imbottigliamento dello Champagne e dello spumante Metodo Classico, un mercato di nicchia di cui Hicham intuisce le grandi potenzialità. Serve una tecnologia particolare: prima bisogna stappare e sboccare la bottiglia, poi con un “iniettore” inserire la giusta dose di liqueur d’expédition (ricetta segreta di ogni cantina), infine agitare la bottiglia perché la liqueur si sciolga in modo omogeneo. Tutto questo senza che vada persa una sola goccia di spumante.

«Mi sono affidato a un bravo progettista, non è stato facile ma ce l’abbiamo fatta», racconta Hicham. Oggi la Barida International produce a Canelli circa 300 macchine automatiche l’anno. Riempitrici 4.0 con una capacità che va da 70 fino a 3.500 bottiglie l’ora, non solo per il Metodo Classico ma anche per vini frizzanti e birra. «La sfida oggi è produrre macchine compatte monoblocco, capaci di eseguire tutte le operazioni e con un rapporto qualità/prezzo a favore delle piccole aziende», raccolta Barida. Il nuovo modello è già in costruzione e sarà presentato a gennaio alla fiera di Sacramento in California. È prodotto in partnership con G3 Enterprises, la società americana fondata dalla famiglia Gallo, specializzata in soluzioni di packaging “tailor made” per wine e spirits.

Era una promessa del pallone ora è leader dell’imbottigliamento

Hicham nasce nel 1967 in Marocco. A 13 anni viene ingaggiato dal Fus Rabat, il più prestigioso club della capitale, e presto arriva alla serie A. Quando compie 19 anni decide di fare il salto, puntando al campionato in Europa. Il primo approdo è la Francia ma l’ingaggio salta. Lo strano disegno del destino lo porta in Piemonte. Sembrava fatta per l’ingaggio nell’Asti, ma ancora una volta questioni burocratiche lo fermano. Intanto bisogna mantenersi.

Hicham non ha problemi a “sporcarsi le mani”: gioca nelle categorie inferiori e lavora come bracciante, poi viene assunto come operaio in un’azienda enomeccanica. Da lì con grinta e determinazione arriva a fondare la Barida International che oggi conta 24 dipendenti e 4 milioni circa di fatturato, realizzati per l’80% all’estero.

In azienda sono entrati i figli: Omar, 28 anni, segue l’ufficio tecnico, Diego, diciottenne, sta finendo la scuola per enologi: «Ho preteso che imparassero come si lavora, perché se un giorno dovranno prendere delle decisioni devono sapere di che cosa si sta parlando», racconta il papà. Hicham – che a luglio ha terminato il mandato di presidente del Rotary Club di Canelli e Nizza Monferrato – non si ferma mai: i mercati, da Est a Ovest, sono in fermento come lo spumante appena vendemmiato.