Nel Mondo delle Pmi

Da Ragusa alla Cina e ritorno, nel segno del padre e dello stile italiano

Scritto il

di Gianni Lepre

La grande tradizione sartoriale napoletana ha trovato terreno fertile anche in Sicilia, terra di passioni, sapori e colori che oggi incanta per l’italianità che esprime. Il made in Italy è una di quelle espressioni più autentiche che la Sicilia e tutto il Mezzogiorno d’Italia riescono a dare in maniera piena, autentica e inimitabile.

Oggi parliamo proprio di uno dei figli di questa terra, Raffaele Gintoli, il sarto ambasciatore dello stile italiano nel mondo. Una storia di vita intensa trascorsa tra forbici e spilli, gessi e cartamodelli, nella sartoria del padre Orazio che infonde in lui la grande passione per questa antica arte.

Ma la strada tracciata si interrompe subito con la morte del padre e con la chiusura della sartoria di famiglia a Modica. Ma Raffaele è uno di quelli nati col destino segnato da un talento che prima o poi ritorna e condiziona l’esistenza.

La storia del maestro Raffaele Gintoli lo dimostra, se è vero com’è vero che oggi il suo lavoro è viaggiare nel mondo per fare consulenze d’alta sartoria made in Italy dalla Svizzera alla Cina, dalla Francia al Giappone, e l’apertura di una piccola sartoria a Ragusa, dove oggi vive con la sua famiglia per continuare da qui a lavorare non solo per la clientela locale ma soprattutto per quella internazionale, riprende quella scintilla interrotta con la perdita del padre.

Il destino a volte si prende gioco di noi, altre volte invece fa in modo che da circostanze di vita casuali si intraveda un percorso preciso, nitido, che aspetta solo il nostro passo. È questo quello che è capitato al maestro Gintoli che con la voce rotta dall’emozione ci ha raccontato il motivo per cui è tornato alla sartoria.

«È stato per il matrimonio di mia sorella – racconta Gintoli –, quando mi misi in testa che, dovendo fare le veci di mio padre, sarebbe stato bello cucirmi da solo la giacca della cerimonia. Provai e riprovai coi soli ricordi che avevo: all’inizio venne bruttissima, poi brutta, poi giusta, infine riuscii a farla bellissima. A quel punto mi decisi: non potevo più rimandare, era quello il lavoro che davvero volevo fare».

Sono questi i momenti che cambiano la vita, e al maestro Gintoli questo è stato uno di quelli capace di riproiettarlo indietro nel passato quando con attenzione e devozione guardava il padre operare sui tessuti. E fu così che dopo tanti anni di scuole di specializzazione nel taglio, nel cucito, nella modellistica e dopo tanti anni di duro lavoro per trovare una dimensione, frequentando i grandi maestri del ‘fatto a mano’, Raffaele Gintoli giunge ad essere ambasciatore dello stile italiano all’estero. Il primo approdo in Cina, dove il maestro sartore ragusano ha espresso il meglio della sua esperienza, imparando l’inglese e cominciando tutta una serie di consulenze sull’alta sartoria made in Italy che si è subito estesa all’area asiatica, giungendo in Corea e Giappone. Qui la clientela ha un grande apprezzamento per il Sistema Italia e per il suo artigianato d’eccellenza che crea capi unici ed inimitabili.

Sono stati anni di grandi sacrifici personali per Raffaele Gintoli, anche se gratificati da grandi soddisfazioni personali che hanno condotto il maestro ad acquisire notorietà ed immagine a livello internazionale.

Nel 2020, l’annus orribilis del Coronavirus, anche per Gintoli si è imposto uno stop. Da quel tempo congelato da un virus a livello mondiale, il maestro concepisce l’apertura di un laboratorio sartoriale nella sua Ragusa per continuare il suo lavoro, e portare alta la memoria di papà Orazio.

«Quand’ero piccolo, mio padre mi diceva che mai avrebbe voluto che io facessi il sarto, considerandolo un lavoro molto umile. Oggi i tempi ne hanno fatto un lavoro di lusso, ed io con passione e impegno cerco quotidianamente di essere all’altezza del mio babbo che era un gran sarto».

Oggi Raffaele Gintoli è tra le altre cose Socio senior della Confraternita dei Sartori 1351, il prestigioso cenacolo di sarti che nacque a Napoli in era angioina. La sartoria oggi non è soltanto un’attività lavorativa fatta di sacrifici e passione, ma è soprattutto eccellenza dell’italianità riconosciuta in tutto il mondo e apprezzata in maniera incondizionata dovunque.

L’artigianalità, la sapienza delle mani, l’occhio attento e abituato ai dettagli sono parte di tutte le creazioni che portano il nostro tricolore impresso nel prodotto. La sartoria napoletana come tradizione, e italiana in generale, è assieme all’oreficeria la punta di diamante del nostro Sistema Italia.

Oggi vi abbiamo raccontato la storia di un uomo, di un’idea nel cuore della creatività tricolore, il Sud.

Storie di vita che emozionano, storie di impegno, creatività e grande passione, storie italiane che ci convincono sempre di più di vivere in un grande Paese che ha bisogno anche di grandi idee.