Nel Mondo delle Pmi

Il Piano SACE per l’Italia: 111 miliardi in tre anni, 65mila PMI coinvolte

Scritto il

Parliamo del Piano Industriale che avete lanciato da poco e che vi accompagnerà fino al 2025 con un impegno complessivo di 111 miliardi di euro, quali sono le fondamenta?

Il Piano Industriale, che abbiamo chiamato INSIEME 2025, ha l’obiettivo di garantire sempre più supporto alle imprese italiane in questo momento critico, affrontando le sfide del futuro, sempre con uno sguardo all’export, a cui aggiungiamo un’attenzione al mercato domestico garantendo la sostenibilità del loro business, per essere sempre più forti e in grado di affrontare le sfide del mercato.

È un piano che abbiamo realizzato e costruito al nostro interno, con orgoglio, e che abbiamo basato su quattro direttrici fondamentali: la prima è quella di una evoluzione verso le PMI tramite la creazione un ecosistema a loro dimensione; la seconda pone al centro il cliente, valorizzandone i bisogni e anticipando le esigenze, obiettivo che raggiungeremo passando per le terza delle direttrici, la trasformazione sostenibile e digitale, avvicinando allo stesso tempo la nostra azienda ad un approccio sempre più digitale lavorando sulla frontiera dell’innovazione.

Leggendo i vostri comunicati stampa sono rimasto affascinato dallidea che trasmettete di un modello non solo imprenditoriale ma anche culturale, basato su innovazione, sostenibilità, attenzione al cliente e al capitale umano dellimpresa, e che guarda allimpresa non solo come un prodotto industriale. Poi c’è una parola detta allinizio, prodotto egoless”, un modello contro la cultura narcisistica come unopera di intelligenza collettiva. È forse anche questo un modello culturale di lavoro che va trasferito alle imprese e ai lavoratori?

Pensiamo che sia necessario un nuovo approccio culturale e che questo vada vissuto non solo dai collaboratori e dalle aziende, ma da tutto il Sistema Paese, per questo l’abbiamo chiamato INSIEME, perché il nostro piano industriale ha la vocazione di essere implementato coinvolgendo tutti gli stakeholder del Sistema Paese, soprattutto le imprese. Quindi abbiamo sottolineato orgoglio e spirito di servizio, poiché in SACE sentiamo questa missione, lavorare per il tricolore, e lo facciamo ponendo le singole professionalità a servizio di un bene comune, la collettività e il Sistema Paese. È in quest’ottica che l’abbiamo chiamato INSIEME, un piano che lavora per e insieme agli altri.

Laltra parola che mi ha colpito, contenuta anche nel PNRR è resilienza, perché avete scelto questa parola che solitamente fa intendere qualcosa di difensivo, legato alla resistenza di una filiera ai mutamenti storici?

Noi abbiamo inteso la parola resilienza come consapevolezza dei problemi attuali, dei cambiamenti geopolitici, della crisi d’approvvigionamento, dell’aumento inflattivo ed è in questo senso che riteniamo la resilienza essere parte integrante di un cambiamento culturale che ci rende più forti e in grado di poter rispondere a questi cambiamenti di scenario sempre più frequenti e fluidi. Il nostro mestiere è quindi quello di valutare rischi e opportunità per intraprendere insieme alle PMI queste nuove sfide.

Le stesse PMI spesso non si conoscono tra di loro o non conoscono SACE, che definisco come unistituzione, un pezzo dello Stato che pensa alle imprese. 65mila PMI coinvolte come prospettiva sono tante, ci vuole spiegare come intendete raggiungerle?

65 mila imprese vuol dire raddoppiare il supporto che attualmente SACE offre al Sistema Paese, partendo dalle 32mila imprese che serviamo oggi. Sicuramente è una sfida importante soprattutto in un contesto complesso come quello attuale. Lo faremo con una strategia commerciale che coinvolgerà tutti gli stakeholder del sistema, con l’obiettivo di diventare partner delle PMI, rendendole parte di un nuovo ecosistema in grado di rappresentare l’offerta di tutti gli stakeholder istituzionali e privati. SACE supporterà le imprese in questa nuova relazione facendo leva sui prodotti e servizi che già offriamo, e creando sinergie importanti anche con quelli degli altri attori.

Quali saranno le modalità con cui lo attuerete? In quanto imprenditore di una PMI , come faccio ad accedere alla vostra progettualità poiché ho scoperto che il 98% delle PMI non ha attinto ai finanziamenti del PNRR, in assenza di un consulente, incapaci di fare progetti

Le PMI ci potranno raggiungere attraverso due canali, quello fisico composto dalla nostra rete sul territorio nazionale e internazionale, e quello digitale, che dovranno coesistere e offrire risposte veloci e su misura. Lo realizzeremo con una campagna di formazione e informazione rivolta non solo alle PMI ma anche a tutti i canali che quotidianamente servono le PMI, come stiamo già facendo agli intermediari finanziari che promuoveranno e rappresenteranno l’attività di SACE nei confronti delle PMI nel sistema bancario.

A questo si affiancherà un approccio digitale che nasce dall’esigenza di uno strumento accessibile, semplice e democratico e lo faremo facendo leva sul nostro portale clienti, che conta già 32mila aziende, su cui stanno ‘atterrando’ banche, intermediari terzi e tutti i partner che vorranno partecipare al disegno di questo ecosistema digitale, in cui ognuno porta a beneficio delle imprese il proprio servizio e prodotto.

Circa i criteri di selezione delle imprese con cui collaborerete, avete dei parametri di selezione come il privilegiare linnovazione o soggetti con know-how?

Applichiamo dei parametri di selezione delle reti terze come l’onorabilità, il portafoglio di clienti sul territorio e la prossimità con l’obiettivo di coprire tutte le zone del Paese, con una rinnovata attenzione al Sud, centro e le isole, in presenza di un nord Italia dove si concentrano le grandi filiere. Lo faremo privilegiando prodotti e servizi che hanno maggiore impatto sulla sostenibilità e la transizione green. La nostra ambizione è quindi selezionare reti terze e incentivare settori e geografie a più alto potenziale privilegiando tra l’altro nuove geografie per l’export come Asia e Africa.

Quanto è forte linvestimento delle PMI allestero e in quali zone?

La diversificazione all’estero sarà fortissima nei prossimi tre anni poiché l’attuale crisi energetica e post-pandemica hanno imposto un riposizionamento degli investimenti sull’export di tutte le imprese, in termini di sostituzione delle attuali forniture a cui si aggiunge un cambio nei processi di logistica e vendita al dettaglio.

Puntiamo ad accompagnare le imprese, soprattutto le PMI, a sostituire i Paesi colpiti dalle sanzioni conseguenti il conflitto russo-ucraino con quelli emergenti, ad esempio, in Africa subsahariana e sud est asiatico, che rappresenteranno le geografie in cui l’export italiano ha ampi spazi di crescita. Il nostro impegno a supporto dell’export e dell’internazionalizzazione delle imprese italiane crescerà nell’arco di Piano del 30% e prevediamo di sostenere progetti complessivamente per 49 miliardi di euro.

Tornando a parlare della geografia nostrana, anche al sud ci sono PMI, di natura diversa e importanti, che rappresentano un pezzo della scommessa del nostro Meridione.

Nel Piano Industriale parliamo di 111 miliardi di investimenti e liquidità garantiti nei prossimi tre anni. L’obiettivo non è solo una crescita di volume a livello nazionale ma di valore, selezionando chiari KPI e focalizzandoci in tutte le aree geografiche che rappresentano un’opportunità per il Made in Italy con importanti contenuti da esportare.

Ho avuto spesso la percezione, soprattutto al nord, di una certa diffidenza e difficoltà delle PMI nella decodificazione delle norme. Come si possono aiutare?

Lo faremo in una duplice modalità: investiremo in formazione gratuita per colmare un gap anche culturale, accompagnando il management delle aziende a volte troppo piccole per investire da sole nei mercati esteri, e semplificheremo l’accesso ai nostri prodotti che dovranno essere semplici, a misura di un click e a portata delle PMI.

Si parla sia di informazione apocalittica con le notizie sulla guerra, caro energia, inflazione, rischio recessione, sia di informazione concreta e positiva, come del Pil che cresce di più e delle nostre aziende ancora forti in prestigio all’estero e nel paese, il sistema Italia di per sé è più vitale di ciò che si crede. Lei cosa ne pensa?

Io sono ottimista: il periodo è complesso ma c’è una luce ed è l’export che nel 2022 è cresciuto, soprattutto negli ultimi 9 mesi, del 20%, tenendo conto dell’impatto inflattivo sul suo valore assoluto. In termini percentuali l’export è l’unica variabile che cresce anno su anno e rappresenta la luce che le Pmi devono guardare per svilupparsi e per irrobustirsi sul mercato domestico, facendo leva sul supporto pubblico e sulle opportunità del PNRR, per evolvere insieme a noi in chiave sempre più sostenibile.