Nel Mondo delle Pmi

Il ristretto da bar s’allarga nel mondo: il made in Italy vale due miliardi

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di Paola Guidi e Franca Rottola

L’élite mondiale del caffè espresso, tutta italiana, sono loro, le sedici piccole e medie imprese associate a Ucimac-Confindustria, quasi tutte più che centenarie, stabilmente presenti in Italia, che esprimono una fatturato intorno ai 550 milioni di euro, in forte crescita e che vantano una quota export del 75-80 per cento, costituito da macchine di fascia alta. In realtà, ai 550 milioni delle associate Ucimac (produttori di macchine Horeca) vanno aggiunti altri ricavi, almeno un centinaio di milioni di euro, quelli dell’indotto, tutto italiano, derivante da una filiera di fornitori anche questa unica al mondo, e poi diverse centinaia di milioni non facilmente quantificabili perché provenienti da una miriade di produttori artigianali e semi-industriali che non facendo parte dell’associazione sfuggono a precise stime.

Qualcosa di più preciso proviene da una analisi di Studia Bo, a firma della data scientist Alba De Rosa, in base alla quale le apparecchiature professionali per il caffè coprono quasi il 30 per cento delle esportazioni mondiali per un totale di 815 milioni di euro nel 2022 (+23,4 per cento sul 2021 e addirittura +44,3 per cento sul 2019). Nel primo trimestre del 2023 il trend di crescita, con un +17,7 per cento su base tendenziale) ha confermato l’ottimo stato di saluto dell’intero comparto. Ne deriva quindi che il settore nella sua totalità vale all’incirca due miliardi di euro. Ma, tenendo conto che si tratta al 90 per cento di Pmi, un dato è ancora più clamoroso: dietro l’export italiano del settore, a netta distanza, si trovano i 340 milioni di euro della Cina, interamente costituito da prodotti entry level. Un esempio clamoroso: per la La Cimbali (ricavi 2022 oltre i 210 milioni di euro, +20 per cento sul 2021) il mercato italiano vale meno del 15 per cento. Un decisivo contributo alla crescita di una tendenza dell’espresso di gamma Premium e Luxury made in Italy, lo ha dato anche la prima fiera mondiale delle attrezzature per l’hospitality: HOST che si è svolta di recente a Milano.

La Cina, il mercato più in crescita

Come è possibile che un gruppo nemmeno molto ridondante di Pmi sia riuscito a mantenere e a implementare un successo mondiale? Perché il percorso e le scelte di queste imprese, spesso famigliari, si fondano su fattori socio-economici difficili da imitare o da contraffare. Il paese che assieme agli Stati Uniti ricopre la maggior quota degli acquisti del made in Italy dell’espresso è infatti la Cina, che da contraffattore è diventato il massimo estimatore. Ma la forza delle Pmi del caffè si manifesta anche nel fatto che anche nei più sperduti paesi del globo un caffè, un ristorante, un albergo di tendenza e di livello alto e medio alto non possono non avere, al centro del bancone, quel lucente gioiello di tecnologie e design che è la macchina espresso con un brand italiano. Con una clausola obbligatoria: deve essere fabbricato in Italia.

Il primo fattore è la tradizione

Costruita su molti decenni di attività, spesso vicini al secolo. Non un semplice scorrere di decenni ma una storia orgogliosamente esibita, celebrata e addirittura tradotta in un museo: La Cimbali ha realizzato un capolavoro, il Mumac, il museo delle macchine per caffè più grande al mondo, e in una sede di straordinaria bellezza architettonica affiancato da una Accademia di formazione dei baristi di prestigio anche questo mondiale. La Nuova Simonelli, per esempio, realizza pubblicazioni, ricerche e eventi con contenuti di cultura industriale e sociale particolarmente curati. Da sottolineare che sono gli italiani ad aver reso il termine “barista” come simbolo del massimo livello di abilità e esperienza nel manovrare i gioielli italiani e creare cappuccini, espresso, bevande speciali tutte scritte in italiano. Molti modelli di macchine espresso di competitor esteri portano infatti il nome “barista”, come accade per il più recente modello del colosso australiano, la Breville Group Limited.

Trainante la forza dei distretti

Sono fondamentalmente tre: il più importante è quello della Lombardia con BIEPI, Carimali, Dalla Corte, DVG De Vecchi, Gruppo Cimbali, La Pavoni, Rancilio Group e VIBIEMME. Il secondo distretto è quello veneto che comprende la BFC, la CEADO, la CMA e La San Remo Coffee Machines. Seguono l’Emilia Romagna con La Spaziale e SAGA Coffee, il Friuli Venezia Giulia con La San Marco, e le Marche con la Simonelli Group. Ogni distretto è costruito su una rete di fornitori super specializzati per lavorazioni molto complesse. Al distretto dell’Emilia Romagna fa capo anche la FAEMA che fabbrica macchine espresso per la casa. Le aziende nominate sono quelle associate all’Ucimu ma nei distretti sono presenti anche tutte le altre società non iscritte. Terzo fattore di forza è che nei decenni il 90 per cento dei produttori ha allargato il catalogo alle macchine espresso per la casa con il trasferimento di tecnologie e esperienze che altri costruttori non italiani non potranno mai vantare.

La capacità di sintetizzare da sempre tecnologie e design

Il Moma di New York e molti musei internazionali ospitano sin dagli anni 50 nelle collezioni permanenti i modelli firmati da designer italiani famosi, per l’horeca e per la casa, e fabbricati da quelle Pmi che costituiscono il comparto n.1 mondiale dell’espresso. Nell’evento clou di HOST, la presentazione delle nuove strategie de La Cimbali, Enrico Bracesco, direttore generale del gruppo, ha comunicato che nel 2023 oltre il 5% del fatturato del gruppo è investito in ricerca e sviluppo. Il funzionamento superautomatico dei modelli horeca e domestici, copiato da tutti i costruttori, nasce alla Saeco, vent’anni fa, ed è tuttora il punto fermo imprescindibile per chi vuole il vero espresso.

M&A, a caccia dei gioielli italiani (e viceversa)

La multinazionale francese Groupe SEB ha acquisito di recente il controllo de La San Remo, ma l’italianità dell’azienda e dei suoi siti non viene toccata. «.Le vendite del caffè professionale nel quarto trimestre – ha affermato infatti Stanislas de Gramont, CEO Groupe SEB dopo l’acquisizione – sono aumentate del 17% in tutte le regioni. Il business Professional continua a essere una leva di crescita significativa per il gruppo nel suo insieme». I numeri del mercato mondiale rilasciati dai centri di ricerca internazionali gli danno ragione pur essendo spesso diversi perché comprendono anche quelli delle versioni domestiche e addirittura le varie moka che imitano le mitiche Bialetti. A fine 2023 il totale generato dall’intero comparto del caffè (espresso e filtro) salirà a 12,29 miliardi di dollari, e sta per avvicinarsi come numero di pezzi ai 90 milioni.

Il n.1 mondiale delle macchine espresso domestiche con il suo 28-30 per cento del totale, la De’ Longhi, ha completato nel 2021 il controllo della svizzera Eversys specializzata nel professionale Premium, con un esborso di 150 milioni di franchi svizzeri. Nel 2022 la Italian Producers srl ha conferito la Lelit, specializzata in apparecchi domestici, alla Breville, per un valore di 111 milioni di euro, una somma pari a 2,7 volte il fatturato. La SMEG ha acquisito la mitica La Pavoni, con una decisione molto intelligente: riportando in Italia la produzione della macchine.

E l’intera produzione delle macchine domestiche della Faema, trasferite inspiegabilmente in Cina dalla Philips che, dopo aver assorbito Faema, Gaggia e Saeco (ramo domestico), ne ha disperso fabbriche e valori, è tornata in Italia a Gaggio Montano, nel distretto emiliano. Ma a realizzare il reshoring addirittura delle entry level è stato il nuovo acquirente, il gigantesco fondo cinese Hillhouse. Un trend sempre più legato al made in Italy e ai movimenti di M&A è il ritorno della leva che esalta l’abilità del “manovratore” anche domestico dopo che capsule e cialde cominciano a creare disaffezione oltre che giganteschi inquinamenti.

La Franke dal 2019 ha concluso una partnership strategica con la Dalla Corte, specialista in professionali Premium ma sottolineando che le due società resteranno indipendenti confermando così la particolare valenza del brand italiano. La Cimbali considerata nel mondo un simbolo eccezionale di fare impresa e cultura insieme, durante la presentazione delle novità e delle nuove strategie, ha elencato i gioielli della…corona: oltre a La Cimbali, Faema (professionale), Slayer (Usa), Casadio e Keber. E diverse imprese dei distretti stanno muovendosi per comprare quote, fabbriche, brand per rafforzare un primato inattaccabile.