Nel Mondo delle Pmi

La realpolitik della manifattura guarda all’Europa

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La vocazione internazionale del sistema industriale lombardo è cosa nota: la quota di fatturato prodotto all’estero nel 2022 dalle Pmi della regione guidata da Attilio Fontana è pari al 44,2%, l’export è la principale modalità di presenza all’estero (96%) e il valore delle esportazioni di beni è cresciuto lo scorso anno del 27,5% rispetto al 2019. Complessivamente, rispetto al periodo pre Covid, il 38,5% delle imprese sul territorio ha aumentato le proprie quote di mercato fuori dall’Italia.

Una fotografia ribadita nell’incontroLa Regione per le imprese: sfide e prospettive dell’industria manifatturiera’ che ha messo di nuovo a confronto l’assessorato allo Sviluppo Economico di Palazzo Lombardia e tutte le associazioni di categoria del settore (Confindustria, Confapindustria e Confimi).

Il tema dell’internazionalizzazione è dunque centrale per la crescita e la competitività della nostra industria ed è indispensabile che, laddove l’Istituzione regionale debba cedere il passo a competenze altrui, esista una “massa critica” in grado di orientare e suggerire le politiche produttive ed economiche necessarie.

«Ormai da due anni – ha sottolineato l’assessore allo Sviluppo Economico Guido Guidesi – non sono le aziende ad andare in Regione ma è la Regione che va dalle imprese».

Si parla ormai di un vero e proprio ‘metodo Guidesi’ basato sull’ascolto, sulla collaborazione, sul lavoro a sistema che tanto piace agli imprenditori. «Dove, come Regione, non avevamo le competenze nelle scelte – ha spiegato Guidesi – abbiamo promosso questo coinvolgimento per individuare le possibili soluzioni. Lo abbiamo fatto sull’energia, sul credito e su tanti altri temi». Il sistema che si è creato, ha proseguito Guidesi, «ai può ampliare ancora, affinché il nostro peso economico possa essere sempre di più anche politico, istituzionale e propositivo al punto da influenzare le scelte di chi deve decidere».

L’altro tema sul tavolo riguarda le contingenze economiche che cambiano velocemente per cause esterne: «Abbiamo bisogno di essere flessibili e quindi capaci di cambiare rapidamente» ha detto l’assessore, «Il confronto è anche orizzontale e lo dobbiamo fare con le principali regioni produttive europee».

La capacità adattiva del tessuto industriale lombardo è uno dei punti di forza più volte sottolineato: «La nostra industria – ha affermato il presidente di Confindustria Lombardia Francesco Buzzella – in questi anni ha dimostrato di sapersi adattare a cambiamenti e shock epocali innovando e riposizionandosi nelle catene del valore.

I costi energetici non competitivi e il crescente costo del denaro stanno penalizzando le nostre imprese, ripercuotendosi sugli investimenti con segnali preoccupanti che arrivano da più territori. Il rafforzamento della collaborazione con le istituzioni regionali e con tutti gli attori sociali ed economici diventa sempre più strategico affinché questa non diventi per l’industria la nuova normalità».

Nel prossimo futuro la manifattura lombarda dovrà fare i conti anche con altri elementi critici. Ne è convinto il presidente di Confimi Lombardia Francesco Ferrari:

Il rialzo dei tassi di interesse sta scoraggiando gli investimenti e il caro vita influenzerà negativamente l’export.

Inoltre, Ferrari ha puntato il dito sulla carenza di manodopera specializzata «necessaria a produrre in settori di nicchia che richiedono alta qualità di risorsa umana, professionalità oggi introvabile, ricercata e pagata a suon di prezzi al rialzo al miglior offerente».

Luigi Sabadini, presidente di Confapindustria Lombardia, ha posto particolare attenzione sull’ennesimo aumento da parte della Bce dei tassi di interesse: a Francoforte, secondo Sabadini «hanno il dogma dell’inflazione al 2%: sembrano il medico che ammazza il paziente per arrivare al numero di battiti cardiaci che si è prefissato in un tempo ristretto, senza aspettare di vedere se la cura fa effetto o meno. È una strategia che rischia di distruggere il tessuto economico».

Guidesi conclude: «Le scelte di indirizzo politico a livello europeo possono essere influenzate dalla politica del realismo: dobbiamo passare dalla difesa sistemica a un attacco propositivo e condiviso con le altre regioni che, come noi, contribuiscono alla crescita dell’Europa. Molto complicato e difficile, ma siamo la Lombardia e questo ruolo ci spetta».