Nel Mondo delle Pmi

La vernice scudo che piace a Ferrari e CERN

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di Dino Bondavalli

Osservati da un occhio profano i loro rivestimenti in resina passano per un semplice fatto estetico. Invece, quel sottile strato di materiale colorato è ciò che garantisce l’isolamento e la sicurezza di pezzi che poi vengono utilizzati nei treni, nelle metropolitane, nei sottomarini, negli elicotteri, nel settore automotive di lusso ed elettrico, a partire da marchi come Ferrari e Aston Martin; ma anche nel telescopio Alma in Cile o nell’acceleratore di particelle LHC presso il CERN di Ginevra.

Operativa in un mercato ad altissima specializzazione, Termoresine, dal suo stabilimento di Arconate, comune a Nord-Ovest di Milano, è una realtà che è riuscita a imporsi come punto di riferimento per brand globali che hanno bisogno di lavorazioni su misura e con il massimo grado di affidabilità. Il tutto grazie a un sottile strato di materiale colorato che salvaguarda l’isolamento di parti nelle quali scorre corrente elettrica con diversi livelli di tensione (da quella media a quella alta) il cui voltaggio mette a dura prova la qualità e la resistenza dei materiali isolanti.

Tutto ha avuto inizio nel 1982, quando l’azienda fondata da Ippolito Ferrario, padre degli attuali amministratori, Gabriele e Nicola, mosse i primi passi rispondendo alla richiesta di prodotti specifici avanzata da Sace Dalmine (ora ABB Sace). In quei primi anni il core business dell’azienda – che oggi ha una trentina di dipendenti, fattura 4,5 milioni ed è iscritta ad Api, l’Associazione delle Piccole e Medie Industrie – riguardava la produzione di rivestimenti isolanti, per media tensione, mediante l’utilizzo di resine epossidiche molto performanti.

Poi, con il passare del tempo, i settori coperti si sono ampliati.

Negli anni Novanta si è sviluppato il mercato della trazione, con tutto quello che rappresenta il trasporto pubblico elettrico – racconta Gabriele Ferrario – Treni, tram, metropolitane: tutti mezzi dove c’è l’esigenza assoluta di un isolamento elettrico, non solo a protezione del mezzo, ma soprattutto dei passeggeri e del pubblico servizio.

Un mercato nel quale l’azienda meneghina si è imposta grazie a una scelta al tempo stesso audace e geniale: creare componenti complessi con un servizio di massimo livello qualitativo e prestazionale. Mentre in altri contesti si delocalizzava per competere sul prezzo, in Termoresine si puntava tutto sulla capacità di soddisfare al meglio le esigenze dei clienti. Il risultato? Una realtà per molti versi unica.

Abbiamo in catalogo più di 5mila pezzi diversi – prosegue l’amministratore – ed esiste un servizio Termoresine che è ancora in larga parte manuale, perché spesso facciamo pochi esemplari di un componente, per cui mettere una linea dedicata non sarebbe conveniente. Grazie alla nostra flessibilità siamo in grado di soddisfare anche serie limitate di pezzi garantendo un alto livello di prestazione e qualità.

Sottolinea Ferrario. Una formula che spiega il successo dell’azienda in Italia ma anche all’estero, dove rappresenta uno degli alfieri di quel made in Italy capace di esprimere vette qualitative irraggiungibili (o quasi) per la concorrenza straniera.

Obiettivo sostenibilità: dal solare al welfare

Non solo cura del dettaglio e capacità di soddisfare le esigenze più estreme dei propri clienti. Nel curriculum dell’azienda milanese Termoresine c’è anche la massima attenzione alla sostenibilità, intesa nel senso più ampio del termine, quello che forse solo una realtà famigliare è davvero in grado di interpretare.

Da un lato, quindi, attenzione all’ambiente con l’adozione di fonti di energia rinnovabili, per cui «stiamo installando un nuovo impianto fotovoltaico che, oltre a darci energia green, potrebbe diventare il punto di partenza per una piccola comunità energetica nel comune di Arconate», spiega Gabriele Ferrario, che con il fratello Nicola amministra l’azienda fondata nel 1982 dal padre Ippolito.

Dall’altro «un fortissimo investimento nel welfare aziendale» e l’attenzione al conto economico e agli investimenti, con la scelta di contrarre finanziamenti rigorosamente a tasso fisso, a prescindere dall’entità, dallo scopo e dal fatto che siano a breve, a medio o a lungo termine. Più sostenibili di così.