Nel Mondo delle Pmi

L’acqua di Gallura sul tetto del mondo

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di Ernesto Massimetti

Irina Viner, l’atletica moglie dell’oligarca uzbeko Alisher Usmanov, se ne porta litri sul jet privato in volo per Mosca: la considera un toccasana, quasi quanto le sue toniche maschere al caviale. Tra i vacanzieri fortunati, incistati ogni estate fra Porto Cervo e Porto Rotondo, è la bevanda più apprezzata, quasi più dello champagne. Perché la storia dell’acqua “Smeraldina” è una storia fatta di sole, mare, e acqua minerale: sgorga in Sardegna, imbottigliata in Sardegna, esportata in (quasi) tutto il mondo grazie alla testardaggine di Giovanni Maria Solinas, grande vecchio capostipite di una famiglia di imprenditori di Ploaghe che ha fondato l’azienda nell’85.

Paradisi vacanzieri, dicevamo: per trovare la sorgente, basta spostarsi di una cinquantina di chilometri all’interno, e arrivare alla cascata sul “Monti di Deu” (Monte di Dio), comune di Tempio Pausania, massiccio del Limbara. Gallura autentica, granito, querce da sughero e panorami inimitabili: a pochi passi da dove sorge la sede centrale dell’impresa. Settanta dipendenti a pieno regime, un export in crescita, una presenza massiccia nelle tre regioni decisive di Lazio, Toscana e Lombardia, un’idea dietro l’altra.

«L’ultimo successo è il trionfo, una medaglia d’oro e una d’argento al “Berkeley Springs International Water Tasting” a febbraio, trofeo americano che si assegna in West Virginia alle migliori acque minerali del pianeta – spiega l’ad Mauro Solinas, 54 anni, il primo dei quattro figli del fondatore, tutti impegnati nell’impresa – La partita è “portare la natura nel tuo bicchiere”, è il rapporto diretto con il cliente. La garanzia quella di un’azienda ancora a conduzione familiare, ma con tutte le possibilità per guardare al futuro. Controlli accuratissimi del nostro laboratorio interno, distribuzione puntuale».

Oggi, l’offerta di Smeraldina può contare su una ventina di diversi modelli di confezione: c’è anche la classica in vetro bianco – a perdere e a rendere – destinata ai tavoli dei ristoranti di eccellenza. Mentre la pet line in plastica parte dalla prima bottiglia del 1985, ed è arrivata a oggi con moltissime variazioni, compresa la versione monodose.

In questo mondo “liquido” in tutti i sensi, poteva Smeraldina rinunciare all’e-commerce? «È un mercato che cresce. Ci comprano sul web soprattutto i clienti fidelizzati, gli aficionados, ma anche gli addetti ai lavori, quelli che sanno tutto su nitrati, acidità, calcio e magnesio», puntualizza il manager. «L’intuizione di oggi, fra le tante, è un simpatico rettangolo di cartone, che può stare in valigia, in una busta, in una nicchia della moto. Lo chiamiamo “pacchetto del viaggiatore”, funziona molto fra gli sportivi» prosegue l’ad.

I manager dell’acqua sarda, come la chiamano gli specialisti, hanno forse dato un’accellerata al marketing e alla diversificazione: presenza in stati degli Usa decisivi come New York, Florida, California, Virginia e Illinois, con prezzi a partire dai 3,50 dollari a bottiglia, molta attenzione al canale della ristorazione, atteggiamento aggressivo verso i nuovi mercati. Nel Duemila, la scommessa dei Paesi del Golfo Persico, la distribuzione negli Emirati Arabi, in Qatar, in Arabia Saudita: spinta forse rallentata dalla grande guerra dei prezzi. Oggi, i mercati da coprire sono sicuramente Europa del Nord, Giappone, Corea del Sud, Canada. Lo sbarco negli Usa è forse stato quello più impegnativo, con la nascita di Smeraldina corporation nel 2005 (sede a Chicago).

Per un brand in crescita come l’acqua gallurese, la tentazione di utilizzare uno o più testimonial è stata forte. A oggi, si è preferito puntare su un basso profilo: eventi nello sport (tennis e golf in particolare) che associno Smeraldina a un’idea di benessere, verde e dinamismo.

Lad Solinas: dietro il successo la testardaggine sarda

Da questa terra ho preso la testardaggine, da mio padre Giovanni Maria la flessibilità. Da questi due elementi, è nata un’azienda che si caratterizza per la sua sardità, per l’innegabile autenticità del prodotto.

Mauro Solinas è l’ad di Smeraldina, di cui ha guidato molti cambiamenti e trasformazioni: «Il sogno, io lo chiamo il “messaggio in bottiglia”, di mio padre era uno: portare Smeraldina a New York. Trent’anni fa poteva sembrare un’estrosità da provinciale per un’azienda non grandissima come la nostra. Lui non ha fatto in tempo a vederlo, ma nel 2005 il sogno si è avverato con Smeraldina Corporation», spiega Solinas.

Abbiamo scelto il mercato Usa proprio perché è uno dei più duri, dei più competitivi. Volevamo metterci alla prova.

Uno dei primi “stress test” è stato il prezzo: calibrare l’offerta in una piazza esigentissima. Ha funzionato, e da Chicago ora si beve sardo in molti stati a stelle e strisce. «Mi sento ancora addosso lo spirito del pioniere: nel piccolo paese di Ploaghe nacque “Plubium”, azienda familiare che vendeva bibite nei centri dell’isola», continua «Plubium fu un’impresa coraggiosa nel secondo Dopoguerra, la Sardegna era una realtà povera, preindustriale. Non è stato facile superare l’insularità, i costi dei trasporti. Nel tempo, abbiamo compensato questo svantaggio con l’emotion di vendere Sardegna, con un nome accattivante che sollecita l’immaginazione».

«Oggi curo i dettagli, le sfumature, la forma di una bottiglia, i colori di una confezione. Posso dire, con il vantaggio dell’esperienza, che spesso l’imprenditore isolano trascura la qualità del prodotto made in Sardinia. Eppure, si tratta di un valore aggiunto che all’estero tutti conoscono. Penso a vini e oli, che con la loro raffinatezza stanno conquistando le tavole d’Europa».