Nel Mondo delle Pmi

L’Atelier Passoni e le biciclette da 30mila euro

Scritto il

di Paolo Cova

Crescere mantenendo la qualità del prodotto, costruendo biciclette una a una, in modo artigianale, in bottega, senza snaturarsi. È la sfida che per i prossimi anni si pone Passoni, costruttore artigianale di biciclette su misura in titanio a Vimercate (Monza Brianza), famoso in tutto il modo per la qualità dei suoi prodotti.

Fondata nel 1989 a Bernareggio (Monza Brianza) da Luciano Passoni, poi trasferitasi a Robbiate (Lecco), l’azienda nel 2011 è stata rilevata dagli attuali soci Silvia Gravi e Matteo Cassina, che ne hanno mantenuto il nome e l’impostazione, trasferendola nell’attuale sede: «costruiamo sia telai che biciclette complete in titanio, carbonio, inox, acciaio, carbo-titanio –spiega Gravi. – Siamo in tredici, compresi i due soci, e nel dopo Covid abbiamo rilanciato gli investimenti su macchinari e lavorazioni oltre che su marketing e promozione. L’obiettivo è ampliarci senza snaturarci, mantenendo il pieno controllo della qualità della produzione. Solo per ricerca e sviluppo investiamo circa 200mila euro l’anno».

Passoni produce in un anno 250-300 pezzi tra telai o biciclette complete. Costo di una bici: dai 15mila ai 30mila euro l’una. Destinazione: 85 su 100 in Paesi extraeuropei, 10 in Europa, 5 in Italia. Otto esemplari su dieci sono in titanio:

C’è qualche altro artigiano, in Italia, che le fa. Ma anche i nostri dipendenti sono tutti artigiani, se non artisti. Vogliamo mantenere la qualità del lavoro artigiano Made in Italy strutturandoci come azienda.

Anche se «trasformare la nostra produzione in titanio da artigianale a industriale è impossibile. Noi contiamo sul capitale umano: reperire l’artigiano che sappia fare con manualità tutte le lavorazioni per creare una bicicletta, partendo dalle barre di titanio, è assai difficile. I nostri artigiani crescono in azienda. Nell’ultimo anno abbiamo inserito tre giovani (due in officina, uno in amministrazione)».

Il cliente tipo di Passoni è il privato appassionato di ciclismo e del prodotto artigiano, dotato di capacità di spesa: «si va dall’appassionato di meccanica al ciclista molto ricco che ha già 7-8 bici, al cliente che a 30 anni sogna di avere una Passoni e per i 50 anni riesce a regalarsela. Vengono qui da tutto il mondo: i mercati principali sono Cina, Usa, Sudest asiatico, Germania, Francia e Belgio. Ma numerosi clienti vengono anche da Milano e dalla Brianza, tanto che pensiamo di aprire uno showroom nel capoluogo: visitano lo showroom in sede e l’officina di produzione, dove si parte dal tubo di titanio e si arriva al telaio e alla bici. Non ci sono segreti.

Abbiamo una postazione biomeccanica per trovare, per ogni cliente, le misure di bicicletta adatte a peso, altezza e lunghezza degli arti, a seconda delle velleità più o meno agonistiche. Trovato l’assetto giusto e definiti i componenti, consegniamo la bicicletta in quattro mesi. La stessa postazione biomeccanica è presente presso ognuno dei trenta rivenditori che abbiamo nel mondo».

Una produzione di biciclette à la carte che richiede manualità ed esperienza artigianale: «i nostri addetti toccano con mano ogni fase di produzione. Nel mondo di aziende che fanno bici in titanio ce ne sono, ma l’attenzione ai componenti, la finitura (da sola richiede 30 ore di lavoro), la produzione dal pieno al vuoto (fabbrichiamo noi stessi sterzi e movimenti centrali, gli organi più sotto sforzo, partendo dalle barre di titanio) sono fasi produttive antieconomiche. Ma proprio queste ci contraddistinguono. Per questo diciamo che siamo artigiani. Non possiamo fare la catena di montaggio: ogni bicicletta costruita da noi è un pezzo unico».

L’azienda ha risentito anch’essa del problema materie prime: «materie prime e componenti le prendiamo in Italia o al massimo in Europa. Il titanio in Austria o Regno Unito. Problemi di approvvigionamento e rincari ne abbiamo avuti. Programmiamo gli acquisti un anno e mezzo prima per avere sempre dotazioni di magazzino: a volte servirebbe la sfera di cristallo…».

Produzione day by day, troppo lenta per le squadre professionistiche

Una produzione day by day e su misura come quella di Passoni poco si concilia con la fornitura di biciclette alle squadre di professionisti: «più che altro – spiega Silvia Gravi – per i tempi di produzione. Le squadre hanno bisogno di ordinare parecchi esemplari alla volta, difficile per noi poterle soddisfare. Piuttosto, tra i nostri clienti ci sono ex professionisti che vengono a farsi fare la bicicletta per la vita, quella che è per sempre. Tra i nostri clienti c’è un medico americano che 3-4 anni fa è venuto in officina a comperare la sua prima Passoni. Da allora ne ha comperate altre 7-8, siamo il suo punto di riferimento per il ciclismo. È un collezionista di biciclette italiane dagli anni Settanta ma trova nelle Passoni il non plus ultra. Con lui ci sentiamo continuamente via mail anche per commentare gare ciclistiche o notizie del mondo del ciclismo».

Tra i testimonial attuali di Passoni la triatleta Angelica Prestìa e gli ex professionisti Filippo Pozzato, Andrea Tonti, John Lee Austin e Juan Antonio Fletcha.