Nel Mondo delle Pmi

PMI del Sud sul PNRR: più spazio nelle gare

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di Antonio Giordano

Il Mezzogiorno d’Italia e le sue imprese si trovano in un momento cruciale. È tornata una nuova centralità del Mediterraneo (geo-strategica dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, commerciale con il raddoppio del canale di Suez) e sono in arrivo tantissimi fondi per investimenti. Proprio per questo serve concentrare gli obiettivi o si rischia di non incidere in maniera strutturale (quindi profonda e definitiva) sul sistema produttivo. L’ultima programmazione, ad esempio, ha avuto una spesa complessiva di un terzo.

E prima di potere pensare tutti i fondi del PNRR, serve fare una attenta riflessione. Numeri e considerazioni che vengono fuori da un incontro organizzato dalla Cna a Palermo nell’Aula magna della facoltà di architettura del capoluogo siciliano, dove si sono confrontati artigiani e due ministri: Raffaele Fitto con la delega al PNRR, e Nello Musumeci, già governatore dell’Isola e ora al Governo con la delega al Mare. Tutti chiedono all’Esecutivo una buona spesa, una visione di sviluppo e procedure celeri, di coinvolgere le PMI negli appalti.

«Però finora la spesa non è stata buona e non è stata abbastanza», ha detto Fitto. A fronte dei 126 miliardi di euro disponibili in nove anni nella precedente programmazione, ha spiegato il ministro pugliese, «la percentuale di spesa a oggi è del 34%. Pensiamo adesso di dover spendere 220 miliardi in cinque anni con il PNRR», ha aggiunto davanti alla platea della Cna, «ma c’è un difetto di fondo: una proliferazione dei progetti. Ci sono decine e centinaia di progetti e decine e centinaia di obiettivi. Si perde in questa maniera la ragione di tali progetti, ovvero la necessità di un cambio strutturale rispetto allo sviluppo di un territorio. Abbiamo una enorme criticità e una enorme opportunità».

Da qui una rimodulazione del piano e della programmazione che potrebbe essere conclusa entro agosto e in cui parte dei progetti potrebbero ricadere anche nel Repower Eu, ovvero quel programma di efficientamento energetico e di riconversione in cui buona parte possono fare anche le piccole aziende dei territori. Le parole di Fitto sono in linea con quelle del ministro Musumeci:

Serve una programmazione che fissi obiettivi sulle cose reali di cui un territorio ha bisogno per essere reso competitivo. Abbiamo avuto fiumi di denaro, ma è mancata la programmazione seria – ha spiegato.

Dal canto suo la stessa Cna è convinta della necessità dello sviluppo del Sud e del suo ruolo strategico. «Abbiamo fatto l’ultima assemblea a Taormina, dove abbiamo lanciato una sfida nuova, di protagonismo e responsabilità delle PMI per il rilancio dell’economia europea», ha detto il presidente nazionale  Dario Costantini.

La sfida è immensa e non ha precedenti. Ma abbiamo le capacità per vincerla e lo faremo partendo dal Sud.

Fitto ha anche incontrato il il presidente della Regione Renato Schifani per una colazione di lavoro. Nel corso dell’incontro sono stati affrontati i temi legati all’uso dei fondi di sviluppo e coesione e le sfide rappresentate dal PNRR, in un’ottica di collaborazione necessaria al migliore utilizzo delle risorse. «Abbiamo illustrato al ministro Fitto – ha spiegato Schifani – le priorità di intervento del territorio e le problematiche legate allo sviluppo di alcuni progetti. Tutti temi che approfondiremo nel dettaglio durante i prossimi incontri che programmeremo a breve».

Nel pomeriggio, infine, Fitto ha incontrato gli industriali di Confindustria Sicilia. «Serve uno scatto d’orgoglio legato alla riqualificazione della classe dirigenziale del Paese», ha chiesto Alessandro Albanese che guida l’associazione siciliana, «se i fondi non sono un problema oggi, la velocità amministrativa può essere un elemento che ci renderà fuori partita. La politica deve avere le caratteristiche principali di trasformare le intenzioni in azioni e i progetti in infrastrutture». Albanese, infine, ha chiesto che la «decontribuzione per il Sud possa essere durevole almeno fino al 2030».