Nel Mondo delle Pmi

PMI e nuovi mercati, SACE presenta la mappa dei rischi

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di Mariarosaria Marchesano

Sei mesi fa molti analisti si aspettavano che la recessione sarebbe iniziata nel quarto trimestre del 2022. Non potevano immaginare che un inverno caldo record avrebbe fatto crollare i prezzi dell’energia traducendosi in un miglioramento dell’economia. Tuttavia, come fanno notare anche alcuni commentatori di mercato, l’Europa è un blocco economico dipendente dalle esportazioni e il suo destino è fortemente legato allo scenario globale che, però, è sempre più fluido e incerto.

Così è quanto mai importante per le imprese italiane sapersi orientare sui mercati internazionali grazie anche alla tradizionale mappa dei rischi di SACE che, giunta alla quindicesima edizione, assume un significato strategico dopo tre anni di shock avversi, tra pandemia, crisi energetica e guerra in Ucraina. È una ricognizione su 200 mercati esteri, che si avvale di un set aggiornato di indicatori che valutano il rischio di credito, il rischio politico e aspetti di sostenibilità legati al cambiamento climatico, al benessere sociale e alla transizione energetica.

La nostra mappa è oggi più che mai indispensabile alle imprese italiane per continuare a crescere sui mercati in maniera competitiva, sana e sostenibile – spiega Alessandra Ricci, amministratore delegato di SACE – I rischi del credito, politici e climatici dialogano tra loro e vanno letti in maniera integrata, ma emerge con forza il messaggio che sostenibilità e transizione sono priorità imprescindibili su cui investire per sviluppare resilienza e costruire vie di crescita futura per le aziende e per il nostro Paese.

SACE punta, per esempio, ad aiutare le PMI a diversificare e sostituire i Paesi colpiti dalle sanzioni conseguenti il conflitto russo-ucraino con quelli emergenti, come Emirati Arabi, Africa sub-sahariana, sud est asiatico e sud America, che rappresentano le aree in cui l’export italiano ha ampi spazi di crescita. Trovare nuovi mercati di sbocco alla manifattura italiana, per sostituire Russia, Bielorussia, Ucraina e tutti i Paesi coinvolti nei blocchi occidentali e americani, è una missione fondamentale per la società controllata dal Mef, così come lo è aiutare le imprese a individuare nuovi possibili fornitori di materie prime e semilavorati più vicini e semplici da raggiungere rispetto alla Cina, dove le prolungate chiusure hanno causato seri problemi alla catena globale del valore.

La mappa dei rischi di SACE riflette il profondo cambiamento degli ultimi tre anni in cui il contesto mondiale è stato caratterizzato da tre shock di portata straordinaria: emergenza pandemica, invasione russa dell’Ucraina con conseguente crisi energetica e alimentare, ritorno dell’inflazione sostenuta e fine delle politiche monetarie ultra-espansive; senza dimenticare i disastri naturali sempre più frequenti.

In questo scenario, l’inflazione mondiale è stimata in calo attorno al 5% per il 2023, la crescita del Pil mondiale è attesa in calo all’1,3%, oltre due punti percentuali inferiore rispetto alle proiezioni pre-conflitto russo-ucraino e l’interscambio globale resterà sostanzialmente fermo secondo le stime di Oxford Economics. A risentirne maggiormente saranno i volumi degli scambi internazionali di beni e di servizi: sui primi pesa la debolezza della domanda oltre che un rallentamento fisiologico dopo le performance molto positive dello scorso biennio; i secondi continueranno a beneficiare della ripresa dei flussi turistici e delle attività legate ai viaggi e al canale dell’ospitalità.

Un aspetto interessante è che a fronte della sostanziale stabilità del rischio di credito per le imprese esportatrici sono peggiorati i rischi politici del contesto globale (SACEparla di «violenza politica») e quelli climatici, ma migliorano gli indicatori di sostenibilità e transizione energetica che offrono alle aziende la possibilità di costruire nuove vie di crescita.

SACE sa bene che questi sono passaggi delicati nella vita delle aziende, così ha studiato tutta una serie di soluzioni, anche a livello formativo e informativo, per far fare un salto culturale soprattutto alle realtà di piccole dimensioni. Sul portale, a disposizione delle imprese ci sono una cinquantina di buyer, un’ottantina di export temporary manager e circa mille tra intermediari finanziari e società di consulenza. Una rete di supporto differenziata per favorire l’accesso al credito e alla liquidità, ma anche per potenziare quella resilienza che sta caratterizzando la manifattura italiana.