Nel Mondo delle Pmi

Antoniolupi: il bagno diventa opera d’arte

Scritto il

di Paola Guidi e Franca Rottola

Quella dell’igiene e del benessere è diventata, dopo il lungo periodo del lockdown, una tendenza mondiale, anzi secondo una ricerca condotta dal Sole24 Ore, una delle dieci tendenze globali dell’abitare post Covid. E in effetti, le vendite mondiali dei prodotti per il bagno nel 2022 sono cresciute del 10% rispetto al 2021. E secondo Report Linker (specialista di ricerche di mercato) a fine anno dovrebbero superare i 138 miliardi di dollari. Ma se il mercato mondiale è costituito ancora in buona parte da giganti (Kohler, Roca sanitario, Toto, LIXIL, HambergerSanitary, HuidaSanitary Ware tanto per citarne alcuni), nella realtà sono le PMI a dettare legge e trend con quelle novità che escono solo dal far-future design research delle aziende e degli studi di design italiani.

antoniolupi, un’impresa toscana che da più di 70 anni produce accessori da bagno, oggi alla sua seconda generazione, rappresenta il classico esempio di come il valore del Made in Italy si possa imporre in qualsiasi settore e con qualsiasi dimensione, applicando le regole della manifattura di qualità: attenzione sartoriale al dettaglio tecnico e formale, garanzia dell’origine italiana di ogni componente e total look del design, che si dimostra “spalmabile” negli altri ambienti.

A tutto ciò antoniolupi ha aggiunto una serie di innovazione tecnologiche, presentate all’ultimo Salone del Mobile, che provengono da ricerche brevettate dell’azienda e che l’art director Andrea Lupi, racconta a Il Settimanale: «se per alcuni è una ripartenza, per noi il Salone quest’anno è stata una tappa importante di un percorso coerente che abbiamo portato avanti anche negli anni più difficili, su nuovi materiali e forme che abbiamo realizzato negli ultimi due anni. Si tratta di Cristalmood e Colormood, materiali brevettati con cui abbiamo realizzato molti dei nostri nuovi prodotti, che ben si armonizzano con quelli della tradizione legati al nostro territorio: marmo, legno, vetro e metalli dalle finiture pregiate».

Cristalmood, in particolare, è una resina interamente progettata e lavorata in azienda, che offre la resistenza della pietra, la levigatezza del legno e la piacevole difformità dei materiali tradizionali. Ha un peso inferiore di circa il 30% rispetto ai prodotti realizzati con gli altri solid surface, fattore che consente di ridurre di molto il costo della filiera logistica (che incide parecchio sulla movimentazione di manufatti sanitari di notevole peso).

La resina, un poliestere di alta qualità, viene colata manualmente negli stampi di silicone e gli oggetti una volta estratti, vanno rifiniti manualmente mediante carteggiatura per togliere tutte le imperfezioni, sia all’interno sia all’esterno; seguono poi la lucidatura e la fase finale con un fissativo di protezione. Le fasi della lavorazione del Cristalmood richiedono tutte l’intervento manuale e una sapienza artigianale che trasforma oggetti grezzi appena estratti dagli stampi in levigatissimi e brillanti oggetti di design. Ogni prodotto risulta così unico perché le leggere differenze di colore, di dimensione, o le piccole bolle d’aria che possono formarsi, lo rendono molto simile a un materiale naturale.

Da diversi anni antoniolupi mette a segno crescite costanti delle vendite: nel 2021 ha raggiunto i 38 milioni di euro, mentre nel 2022 è atteso un +32%. L’export vale il 60%, grazie a una presenza in 55 Paesi con showroom prevalentemente monomarca. L’azienda può contare su 80 dipendenti diretti ma anche sul micro distretto dei suoi circa 200 fornitori. Un modello socio-economico unico che ripete il paradigma tutto italiano dei distretti e delle filiere, ulteriore garanzia di una sartorialità flessibile e just in time, l’inverso del tradizionale, rigido modello nippo-americano. Una sartorialità che non si può contraffare né delocalizzare.

Seguire l’evoluzione che rifiuta l’international design dei grandi numeri, è da anni una “specializzazione” italiana. Antoniolupi da un lato propone nuove collezioni grazie alle collaborazioni con progettisti italiani e stranieri (che hanno fruttato diversi premi) e da un altro segue la rapidità di seguire i cambiamenti degli stili di vita, che oggi richiedono di allargare i confini dell’ambiente bagno liberando la creatività e le potenzialità del progetto; dall’ingresso al living, dalla zona pranzo alla camera da letto.

Premesso però che il cuore della nostra produzione è e rimarrà il bagno – sottolinea Lupi – vogliamo comunque offrire la possibilità di coordinare ogni elemento in modo armonico.

La capacità di interpretare i gusti internazionali si è tradotta, tra l’altro, nella scultorea vasca Ofuro disegnata da Carlo Colombo, un progetto evocativo che si ispira alla tradizione del rituale giapponese, rivisitata in chiave contemporanea. Realizzata in Flumood, altro materiale di nuova generazione, può essere dotata di luce a led integrata nella base secondo un mood molto ricercato dai Millennials. Un nuovo sistema lineare “su misura”, Letteramuta disegnato da Gumdesign, studiato da antoniolupi, nato per ospitare gli accessori bagno, sviluppa la geometria di una trave in acciaio HEA con forature e asole, trasformata in una mensola modulare adatta anche ad altri spazi dell’abitare.

E in occasione del Salone – conclude Lupi – abbiamo, con Wave, il primo progetto firmato da due nomi internazionali dell’architettura e del design, Doriana e Massimiliano Fuksas.

Antonio Lupi, imprenditore visionario

La tradizione artigianale e al tempo stesso industriale della antoniolupi rappresenta un percorso consolidato nel tempo, è cioè un risultato di una storia che parte nel dopoguerra, quando il diciottenne Antonio Lupi, nato nel paese di origine di Leonardo, Vinci, avviò una piccola fabbrica di vetri che, sull’onda del boom economico e edilizio dell’Italia si è trasformata in un laboratorio per la fabbricazione di specchi, commercializzati con il nome di Cristyal Lupi Luxor.

E man mano che il bagno da piccolo “servizio” diventava uno spazio gradevole, con i primi complementi d’arredo appositamente progettati, il laboratorio artigianale crebbe sino a diventare nel 1969, con il nuovo stabilimento, una piccola industria che, grazie al design e alle sperimentazioni su materiali e finiture, è uscita dai confini nazionali.

Oggi è guidata dai fratelli Nello, Patrizia, Andrea e Sergio, tutti attivi in azienda. «Nostro padre era innamorato del suo lavoro e della sua azienda – sottolineano all’unisono – vi metteva tutto se stesso, le sue energie, le sue speranze, i suoi sogni. Diceva sempre che bisognava lavorare, sbagliare e imparare. Noi siamo come lui, siamo diversi ma uguali, siamo testardi ma comprensivi, siamo concreti ma sognatori, ma soprattutto siamo prima fratelli e poi imprenditori».

Li contraddistingue una particolare attenzione per la privacy, una riservatezza che ha lasciato solo ad Andrea, amministratore delegato, art director e responsabile della R&D,  il ruolo di frontman. E, come dichiara con ironia, la sua indole creativa è subito venuta fuori dopo una sfortunata parentesi della scuola di ragioneria. «L’idea e il segno stanno alla base di tutto – racconta – non ho mai fatto una ricerca di mercato, non servono grandi operazioni per capire se il progetto è quello giusto, ho portato avanti solo i progetti che mi piacevano, mi emozionavano. Spesso il prodotto è lì che ti guarda, va solo scoperto».